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Il Consiglio Superiore della Magistratura si è espresso all’unanimità in merito al trasferimento del Procuratore della Repubblica di Reggio Emilia Marco Mescolini ad altra sede giudiziaria per incompatibilità ambientale.
“Siamo alla presenza di un procuratore al quale è sfuggita la possibilità o la volontà di adempiere al suo lavoro di procuratore della repubblica a Reggio Emilia” ha detto il consigliere togato Nino Di Matteo intervenuto durante il plenum come relatore della prima commissione disciplinare.
Il nodo principale della relazione presentata sono state le situazioni che hanno generato le rivelazioni ad opera della stampa delle chat tra l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara e il dott. Mescolini, il quale - si legge nella relazione - durante una telefonata con i suoi colleghi sostituti procuratori li rassicurò e “giurò anche sui suoi figli di non aver mandato nessuna chat, di non conoscere quasi il dott. Palamara e che quindi dovevamo stare tranquilli”.
Ma nel mese di luglio iniziò una campagna mediatica e giornalistica contro il dott Mescolini, in cui i giornali pubblicarono i contenuti delle chat con Palamara. Inoltre, a detta della dott.ssa Pantani, la Procura venne anche attaccata e accusata di atteggiamenti benevoli e omissivi in merito all’ala politica del Partito Democratico.
Tale situazione venne avvertita dall’ufficio giudiziario come un attacco violento e oltretutto provocò un forte disagio tra gli addetti ai lavori in quanto in tal periodo era in corso un’indagine sui bandi pubblici del Comune che vedeva indagati il Sindaco e gli assessori, esponenti proprio del Partito Democratico.
Per questi motivi il 16 settembre 2020 quattro Sostituti Procuratori della Procura - dott.ssa Pantani, Chiesi, Salvi e Stignani - sottoscrivevano una “nota”, indirizzata al Consiglio Superiore della Magistratura e per conoscenza al Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Bologna, nella quale rappresentavano che, a seguito delle pubblicazioni delle chat tra il dott. Luca Palamara e il dott. Mescolini, “non si sentono più nelle condizioni di svolgere il proprio lavoro con la serenità̀ necessaria, giacchè l’Istituzione che contribuiamo a rappresentare ha perso credibilità e autorevolezza, apparendo all’esterno priva di indipendenza”. Anche le parole della dott.ssa Salvi, ha ribadito il consigliere togato, hanno un peso estremamente significativo nella vicenda in quanto la sua riflessione, scritta all’interno della nota indirizzata al CSM, “era che d’ora in avanti qualunque tipo di indagine fosse stata fatta da questa Procura sicuramente avrebbe suscitato in un senso o nell’altro un sospetto, un sospetto di essere conniventi con qualche parte politica”.
Questo è stato il grave problema che il dott. Mescolini avrebbe dovuto risolvere, intervenendo tempestivamente con una riunione con tutti i componenti del suo ufficio e assolvendo ai criteri di trasparenza e lealtà verso i suoi colleghi avrebbe dovuto dare una spiegazione. Ma invece preferì lasciare la procura con i suoi magistrati in uno “stato di abbandono”.
Il magistrato intervenendo dopo l’arringa di Mescolini e del suo avvocato difensore Scoca ha ribadito questo fatto, sottolineando che “il dott Mescolino non ha mai sentito il bisogno, la necessità dettata da canoni di minima lealtà e trasparenza da parte dei colleghi di convocare una riunione appositamente per spiegare il contenuto delle sue interlocuzioni e la natura dei suoi rapporti con il dott Palamara in funzione del conseguimento dell’incarico di Procuratore della Repubblica di Reggio Emilia. Non lo ha mai fatto nella insistenza e nella persistenza di una campagna di stampa che metteva in dubbio l’imparzialità del suo agire di procuratore della repubblica e l’imparzialità di agire dell’intera Procura della Repubblica” e ancora “due affermazioni mi hanno colpito, la prima è quando il dott. Mescolini ha detto - ho avuto una interlocuzione minima ed essenziale con le colleghe Salvi e Stignani dopo che erano uscite fuori tutte le notizie di stampa anche sulle perplessità e anche sulle quattro magistrate sulla conduzione di indagini sul comune e sul sindaco di Reggio Emilia - le ho viste particolarmente tese e indignate sulla vicenda, delle chat di Palamara, non ho convocato la riunione anche per questo motivo”. E infine “un'altra affermazione che mi ha colpito è questa - non so qual è lo stato del procedimento sul sindaco e sugli altri amministratori e che vista la situazione che mi ha riguardato non ho voluto neppure capire quel è lo stato in cui si trova il procedimento. Siamo quindi in presenza di un procuratore della repubblica che per mesi non vuole e non sa trovare la forza diciamo di adempiere al suo dovere rispetto ad una campagna di stampa di questo tipo e di trasparenza nei confronti dei colleghi”.
Per questi motivi la Prima Commissione ha chiesto e ottenuto il trasferimento del dott. Mescolini ad altra sede giudiziaria per incompatibilità ambientale poiché "a nostro modo di vedere è evidente e riguarda veramente tutto il distretto” che i colleghi del procuratore, in riferimento al dott. Marano e al dott. Forte hanno fatto emergere “un fatto oggettivo da tenere presente. Questi colleghi pur manifestando un rapporto umanamene stretto hanno confermato che da quando il dott. Mescolini è Procuratore della repubblica non c’è mai stata una riunione dell’ufficio dedicata a quello che dovrebbe essere il lavoro principale, cioè il coordinamento delle indagini e lo scambio di informazioni reciproche. Nessun magistrato anche tra quelli più vicini al dottor Mescolini ha mai riferito di una riunione riferita alle indagini o ai processi in corso”.

Foto © Imagoeconomica

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