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L'intervento di Morra e Gratteri. Appello del Procuratore capo di Catanzaro al corretto giornalismo

In questa difficile situazione in cui il Covid-19 sta segnando la vita di tutti gli individui nel mondo, le organizzazioni mafiose stanno cavalcando l’onda della crisi sanitaria per incrementare le proprie attività criminali. E' l'analisi del procuratore Gratteri, che nei giorni scorsi ha risposto a varie domande del giornalista Michele Albanese, nel corso di un incontro online ospitati in diretta nel profilo facebook dell’onorevole Nicola Morra, sul tema "Mafia e antimafia".
Il magistrato ha spiegato in modo chiaro lo scenario in corso di definizione in cui è fortissimo il rischio che "questa pandemia paradossalmente possa diventare, nel medio periodo, un vantaggio per le mafie”. E il rischio forte è che ad essere colpiti potrebbero essere soprattutto gli imprenditori con pochi operai. Soggetti che stanno soffrendo da mesi, tra la richiesta di finanziamenti fatta nel periodo del lockdown e la speranza, con l’arrivo della bella stagione, di poter lavorare. Cosa che non è accaduta.

Acquisizioni facili
Nel corso della diretta si è anche discusso delle figure dirigenziali della ‘Ndrangheta e il dottore Gratteri ha precisato come i suoi colleghi abbiano preso in esame questa categoria di soggetti, che corrisponde a circa il 4 o 5% degli affiliati all'organizzazione criminale calabrese.
"In questi ultimi anni - ha aggiunto il Procuratore capo di Catanzaro - abbiamo toccato centri di potere che, una volta, non si pensava di toccare nemmeno nel subconscio. La gente comune apprezza questo. La cosa che sto notando, però, è che c'è un ceto sociale medio che dovrebbe sulla carta capire quello che stiamo facendo e che invece esprime la solidarietà a persone che per noi hanno commesso reati anche gravi. Questo mi preoccupa e mi rattrista".
La forza della criminalità organizzata si manifesta nella capacità di muovere anche grandi cifre di denaro. E tra gli aneddoti raccontati anche la possibilità per i boss, disponendo di così tanto capitale liquido, anche di arrivare ad interrare dentro a grandi recipienti centinaia di mazzi di banconote. Un flusso di denaro che viene rafforzato, come è noto, anche dal traffico di stupefacenti che vede la 'Ndrangheta come monopolista nel mondo occidentale.
Il procuratore ha spiegato quindi come la ‘Ndrangheta potrebbe attaccare il sistema economico: “E, ovviamente attraverso prestanomi, comprare: terreni, piccole attività commerciali e molto ancora. Un po' come fare ai saldi di fine stagione”.

Il tema Europa
Durante il webinar si è discusso anche di come contrastare la 'Ndrangheta fuori dai confini italiani. "Se in Europa non c'è un sistema giudiziario omologo - ha detto Gratteri - io ho poco da fare. Si, ci sono Europol, Interpol e Eurojust. Certo, però spesso questi organismi, come Interpol o Europol, sono più delle sigle. Le agenzie non sono quello di cui abbiamo bisogno. Piuttosto servirebbe che la guardia di finanza di Catanzaro possa fare tranquillamente indagini a Francoforte. Io a questo sistema penso e non alle rogatorie. La Procura europea è una bella idea. Ma se il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso non esiste nei paesi europei, il procuratore non mi può autorizzare un'indagine sulla mafia. L'Europa deve avere più coraggio. Bisogna osare e partire dal sistema giudiziario italiano per omologare i codici. Altrimenti stiamo fermi. Oggi l'Italia è molto debole sul piano internazionale. Non siamo in grado di dettare l'agenda dell'Europa nemmeno dove siamo più bravi degli altri".


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Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro, e Nicola Morra, senatore e presidente della Commissione parlamentare Antimafia


Massoneria deviata
Altro argomento delicato è il tema della massoneria deviata. Sul punto è intervenuto anche il Presidente della Commissione parlamentare antimafia Morra. Sulla Massoneria, ha ricordato come essa "dovrebbe essere capace di svelare tutte le sue attività, sempre che queste siano coerenti con i valori di uno Stato repubblicano". "Noi - ha aggiunto Morra - dovremmo chiedere con più insistenza a chi è iscritto ad associazioni che impongono il vincolo dell'obbedienza assoluta di fare una scelta netta: se sei un fedele servitore dello Stato, un pubblico dipendente, non puoi lavorare per contesti associativi che magari remano contro lo Stato".
Quindi Gratteri ha spiegato come uno stesso soggetto può essere affiliato sia alla prima che alla 'Ndrangheta. Un fenomeno, quello della doppia affiliazione, che risale al 1970 quando in seno alla 'Ndrangheta è stata creata la c.d. “Santa”, così come scoperto dalle indagini della magistratura. Su questo tema, e su ciò che ne consegue, ha proseguito Gratteri, "c'è una grande responsabilità della magistratura, dei giornalisti, degli scrittori, dei professori, degli studiosi e dei politici illuminati. Noi sappiamo della Santa dal 1970. Cioè, quello di cui stiamo parlando oggi già c'era nel 1970. Quindi noi abbiamo perso 50 anni per continuare a parlare solo di Osso, Mastrosso e Carcagnosso quando invece già negli anni ottanta la 'Ndrangheta era nella pubblica amministrazione, nella politica e in pezzi delle istituzioni. Quanti di noi abbiamo sbagliato a narrare quella mafia".
E la domanda sorge spontanea: come è stato possibile non affrontare il problema della “vera” 'Ndrangheta negli anni passati?
Negli anni ‘80, infatti, l’organizzazione era già infiltrata nei pubblici uffici, nella politica, nelle istituzioni. Una realtà, ha ribadito Gratteri, che è stata sottovalutata.
Così come si è parlato poco dei contatti tra la criminalità organizzata calabrese, Cosa nostra, i Riina, i Provenzano o i Messina Denaro.
Realtà che vanno raccontate, anche correndo il rischio di essere impopolari.

Narrazione comune
Infine è stato toccato anche il tema della scarsa attitudine dell'opinione pubblica ad informarsi sul lavoro della magistratura e il procuratore Gratteri ha voluto fare un appello ai giornalisti: “Man mano che, però, alziamo il livello, vediamo sempre più gente che dà la solidarietà a prescindere agli indagati senza aver letto un rigo di quello che abbiamo fatto. Ecco perché noi abbiamo bisogno di voi giornalisti, noi abbiamo bisogno che facciate una esatta narrazione dei fatti e che vadano a fondo”.

Foto © Imagoeconomica

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