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Di Matteo: "Non è così che si creano commistioni"

All'interno del Csm si è tornati a parlare del rapporto tra magistratura e politica. L'occasione è stata data dalla discussione della delibera, approvata a maggioranza dalla prima commissione, con la quale si ribadisce che il sostituto Pg di Napoli, Catello Maresca, finito sulle pagine dei giornali per la notizia di una sua possibile candidatura a sindaco di Napoli, "ha pieno diritto" non solo di candidarsi per competizioni elettorali amministrative in Campania, ma anche di allacciare "contatti privati" con esponenti politici nello stesso territorio dove indossa la toga di magistrato. Un documento, passato con quattro voti a favore e due contrari, che aveva fatto discutere.
Nella delibera si ricorda come non esista una norma che precluda ai magistrati di candidarsi a elezioni amministrative "all’interno del circondario o del distretto nel quale esercitino o abbiano esercitato le funzioni" , diversamente da quanto stabilito per le elezioni Politiche.
Da tempo circolano notizie sulla possibile candidatura "civica" di Maresca, sostenuta dal centrodestra, e la prima commissione poi sottolinea: "Non risulta si sia reso autore di condotte tali da far ritenere concreto e attuale un significativo appannamento della sua indipendenza e imparzialità quale magistrato in servizio".
In commissione avevano votato a favore della proposta di archiviazione i consiglieri Emanuele Basile, Paola Maria Braggion, Nino Di Matteo e Alessio Lanzi, contro la presidente Elisabetta Chinaglia e Ilaria Pepe.
Ed oggi al plenum si è tenuto il dibattito conclusosi con l'approvazione a maggioranza (12 voti a favore, 9 contrari, 1 astenuto) della pratica di archiviazione
"Non ci sono i presupposti per aprire la procedura ex art.2, in merito alle dichiarazioni critiche del pm Maresca nei confronti del presidente della Regione De Luca, contenute in alcuni articoli locali segnalati al Csm dal Procuratore generale presso la Corte d'appello di Napoli", ha sottolineato Alessio Lanzi, relatore della proposta di archiviazione, consigliere laico di centrodestra. "L'articolo 51 della Costituzione dà la facoltà ad ogni cittadino di accedere a cariche elettive; così come il diritto di presentarsi ad una elezione amministrativa non può essere limitata dall'articolo 2 della legge sulle guarentigie, senza che ce ne sia il presupposto. Non sappiamo nemmeno se si candiderà a sindaco di Napoli, ad oggi tutto ciò che ha fatto e ha detto è consentito a un magistrato, rientrando nel perimetro costituzionale dell'articolo 51 e della libertà d'espressione dell'articolo 21. Né si può sostenere che Maresca abbia mai perso la propria autonomia ed indipendenza". Dello stesso avviso di Lanzi anche il togato indipendente Nino Di Matteo: "Non è in questo modo che si realizzano le commistioni improprie tra politica e magistratura, anzi chi spesso condiziona in maniera occulta e coltiva tali commistioni, è spesso tra i censori più strenui delle candidature. Qui non c'è nessuna commistione. La procura generale non conduce attività di indagine, se non residuali. Il pg di Napoli non ha segnalato nessun procedimento che riguardi amministratori locali o politici, assegnato al dottor Maresca, né vi sono segnalazioni in merito a impropri comportamenti di Maresca. Anzi, mi chiedo se nel fare segnalazioni al pg della Cassazione non ci sia stato un eccesso di zelo del procuratore generale di Napoli".


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"Maresca - ha aggiunto - non ha mai replicato nulla, ha solo smentito la eventualità di una sua candidatura alla Regione Campania e ha deciso di lasciare la sezione napoletana dell'Anm"
e "non è nelle condizioni di aver creato un appannamento della sua autonomia e indipendenza e della magistratura napoletana. Sono sempre stato dell'idea che un magistrato che accetta di ricoprire un incarico politico, poi non possa più tornare ad esercitare la giurisdizione. Ma un magistrato e' utile e necessario alla politica, così come lo è un avvocato, un ingegnere e come chiunque, senza limitazioni per i soli magistrati". Contrario all'archiviazione si è espresso il togato di Area Giuseppe Cascini per cui "non vi è dubbio che non esiste un divieto per i magistrati di candidarsi alle elezioni amministrative nel luogo dove esercitano giurisdizione, ma solo l'obbligo di mettersi in aspettativa al momento di accettazione della candidatura. Da anni la magistratura chiede al legislatore un intervento sul punto. E già dodici anni fa l'Anm ha inserito nel codice etico una norma con la quale si invita i magistrati ad evitare di partecipare alle elezioni amministrative o di assumere incarichi di governo nel territorio dove esercitano le funzioni. E per questo l'Anm ha espresso critiche nette nei confronti di alcuni magistrati che hanno assunto incarichi di governo locale, in Puglia e proprio a Napoli, passando direttamente dal ruolo giudiziario al ruolo amministrativo".
Contro la proposta di archiviazione e per il ritorno in Commissione si era espresso il togato di Autonomia e Indipedenza, Giuseppe Marra, ma la proposta è stata bocciata per un voto (11 a 10).
Maresca, in serata, ha rilasciato una dichiarazione sulla la decisione del Csm: "Non commento le decisioni del Csm. Ho rispetto sacro per ogni istituzione della Repubblica. Ho rispetto per ogni componente del Csm e per l'istituzione Csm. La toga è sempre stata e sempre sarà, fino a quando sarò su questa terra, la mia seconda pelle. La mia bussola in questo Paese sono la Costituzione e le leggi, cui siamo tutti soggetti. L'onore e il decoro dell'ordine giudiziario cui mi onoro di appartenere sono da sempre il mio orizzonte morale ed ideale. Non a chiacchiere, ma con comportamenti concreti quotidiani. Ho sempre servito e servirò le istituzioni e i cittadini italiani".

Foto © Imagoeconomica

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