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Il Procuratore capo di Catanzaro replica a chi lo attacca: "Con le mie inchieste non faccio politica"

"Io non faccio politica con le mie inchieste e non sono né di destra, né di sinistra. Lo ribadisco ancora una volta". Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, intervenendo questa mattina a "Buongiorno regione", la trasmissione mattutina della Tgr Calabria, sul caso Cesa, coinvolto nell'inchiesta della Procura di Catanzaro che ieri ha portato all'arresto di 48 persone da parte della Dia. Il magistrato calabrese è tornato sul punto dopo le polemiche sula "giustizia a orologeria" sollevata da certa politica per l'avviso di garanzia che ha visto coinvolto il segretario dell'Udc.
"Le giuro che i tempi della politica non c'entrano - ha detto in un'intervista al Corriere della Sera - Noi abbiamo saputo che dovevano arrestare l'assessore Talarico, assieme agli altri, quando è arrivata l'ordinanza del gip, all'inizio di gennaio, a un anno di distanza dalla nostra richiesta e a sei mesi dall'ultima integrazione. Le elezioni in Calabria erano fissate per il 14 febbraio, avremmo aspettato il 15 per non interferire sulla campagna elettorale, ma poi sono state rinviate ad aprile: non potevo lasciare arresti in sospeso per decine di persone altri tre mesi".
Sulla crisi di governo, su CESA e Udc entrati nel gioco dei 'responsabili' in soccorso del premier Conte, Gratteri ha sottolineato: "Io fino all'altra sera gli ho sentito dire in tv che lui e l'Udc non sarebbero entrati nella maggioranza, quindi questo problema non si è posto. Se ora qualcuno vuole sostenere il contrario lo faccia, ma io l'ho sentito con le mie orecchie". Anche in un'altra intervista a Repubblica, Gratteri riguardo a Lorenzo Cesa, uno dei principali "costruttori", ha aggiunto: "L'altra notte avevo capito che era all'opposizione, ma questo non interessa. Dovrei dire che la magistratura ha i suoi tempi che non possono essere quelli della politica. Ma in realtà in questo caso ci siamo posti i problemi dei tempi. Che era quello delle elezioni regionali calabresi, però". Poi ha evidenziato: "Questa indagine è la sintesi di quello che vediamo da anni, perché ci troviamo di fronte la 'Ndrangheta che spara di meno e corrompe di più". E poi ancora: "Noi ci basiamo sui fatti riscontrati e dobbiamo procedere con le verifiche, perché quest'inchiesta rappresenta un ulteriore passo avanti nell'evoluzione della 'Ndrangheta nelle sue relazioni con il potere", che porta "un'organizzazione criminale a entrare nei salotti buoni della società grazie a imprenditori, avvocati, notai. Ci sono rapporti diretti con la pubblica amministrazione, coltivati da professionisti che hanno piena consapevolezza di avere interlocutori espressione della criminalità". "E' quello che avevamo visto arrivare venti anni fa: la 'Ndrangheta che si traveste da imprenditore. E bussa alla politica. E la politica, per lo meno un pezzo importante di essa, risponde. Aprendo la porta; ci troviamo di fronte la 'Ndrangheta che spara di meno e corrompe di più. Ci sono sempre più reati che riguardano il potere politico e sempre più reati che riguardano il potere economico. 'Ndrangheta e massoneria deviata controllano interi settori della sanità calabrese". Secondo il magistrato, dunque, servirebbe "una rivoluzione del codice di procedura penale e del regolamento penitenziario che inasprisca le pene le nostre indagini dimostrano che delinquere è ancora troppo conveniente".

Foto originale © Imagoeconomica

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