Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Le relazioni pericolose del sindaco di Rosarno nelle carte dell'operazione "Faust"

Non un semplice sponsor. Più uno spin doctor, un consigliori con facoltà di decidere il programma, le candidature, persino il simbolo della lista civica da presentare. Per il sindaco di Rosarno Giuseppe Idà, finito lunedì mattina ai domiciliari per scambio elettorale politico mafioso nell’ambito dell’operazione Faust e in serata sospeso dall’incarico dalla Prefettura, l’apporto Francesco Pisano, esponente di vertice dell’omonimo clan di ‘ndrangheta è stato fondamentale per vincere le comunali del giugno 2016.
Non una novità, a dire la verità. Anche nel 2006 il clan aveva messo le mani sulle elezioni. Alla presidenza del consiglio comunale aveva piazzato il nipote di Francesco Pisano, Letterio Rositano, il sindaco dell’epoca, Carlo Martelli, era ed è - dicono gli investigatori - “un vecchio socio” dei Pisano e dopo due anni il Comune è stato sciolto per mafia. Dieci anni dopo, alle elezioni del 2016, il clan è tornato ad interessarsi ai destini amministrativi di Rosarno. E a quelli politici di Giuseppe Idà. “Il futuro sindaco di Rosano” lo apostrofa Francesco Pisano - per tutti a Rosarno, Cicciu U Diavulu - in una pizzeria di Nicotera, dove è in programma una cena elettorale. E fa di tutto perché le sue previsioni diventino concrete.

La regia, il logo e l’ombra del consigliere regionale
Pisano, annotano gli investigatori, “all’inizio della campagna elettorale si attivava nell’ombra per creare una squadra di candidati in grado di prevalere nella competizione elettorale, sulla quale poter fare affidamento per poter ottenere evidentemente delle agevolazioni future. Lo stesso, pur non essendosi candidato in prima persona e pur non avendo parenti tra i candidati, cercava di intuire quale potesse essere la strategia vincente”. E l’impegno è totale e costante. U Diavulu arriva persino a disegnare il logo della futura lista e gli slogan della campagna elettorale, per poi sottoporli all’allora aspirante sindaco Giuseppe Idà e al padre Vincenzo. “Vedi tu – lo sentono dire gli investigatori che lo ascoltano - ovviamente sottoposto anche all'attenzione di Gianni no?”. Il riferimento è al consigliere regionale Arruzzolo, storico mentore politico di Idà, evocato tante e tali volte nelle chiacchierate di Pisano da indurre gli investigatori a segnalare come “anomala” l’assenza di contatti diretti fra i due. Anzi, sottolineano in un passaggio, U Diavulu “si preoccupava di non comunicare direttamente con Gianni Arruzzolo, chiedendo al padre del candidato a sindaco di riferirgli la novità”. Prudenze che invece non riguardano il fratello del politico, Francesco - Ciccillo, lo chiama Pisano - contattato più volte per aggiornamenti su candidature, cene da organizzare, strategie da definire. Né lui, né il fratello consigliere risultano allo stato indagati. “Ci sono riferimenti ad altri politici che però non hanno trovato riscontri nelle indagini”, ha detto il procuratore capo della Dda, Giovanni Bombardieri.

Dalle strategie elettorali al programma, la campagna di Idà nelle mani dal clan
Al contrario, i rapporti fra Pisano e Idà sono costanti, ombelicali e più e più volte riscontrati. Per il futuro sindaco di Rosarno, è U Diavulu che studia le mosse degli avversari, “pesa” elettoralmente i candidati, analizza il contesto e fa previsioni. “Quest'anno, con tutto questo elettorato libero, se si veicola bene il progetto, e se si sa fare campagna elettorale, è il progetto che vince. Non è il candidato che vince - spiega a un interlocutore - Che al di là della candidature c'è tre quarti del paese che è libero da impegni familiari.. hai capito? Trentadue candidati nel paese non sono niente... Ci sono stati momenti che c'erano quattrocento”. E il progetto lo riguarda da vicino, ne parla sempre in prima persona. “Noi, la nostra lista, il nostro obiettivo” lo ascoltano dire, intercettato.
Anche il programma è lui a scriverlo. “Stiamo facendo il programma, stiamo facendo una cosa snella, hai capito di programma... Che abbiamo il gruppo qua e stiamo stilando il programma... però una cosa che sappiamo solo noi... Per ora.. Altrimenti ce lo copiano... Lo stile del programma che andremo a fare è questo qua... vedi qua guarda...Aspetta.. Eccolo qua, vedi qua.. Vedi, per esempio, questa è una bozza no.. Facciamo la pagina esterna con una presentazione, poi lavoro e sviluppo e ci mettiamo che facciamo, Territorio e ambiente, sicurezza e trasparenza, cultura e sport, associazioni e associazionismo e sociale... Poi sopra a tutti questi qua sviluppiamo gli interventi che facciamo... Questa qua è una bozza... Questa qua è un'altra bozza, vedi qua”. Di lui poi Idà si fida ciecamente, tanto da accettare senza battere ciglio il discorso che lui gli scrive per un comizio. Anzi, se ne vanta. “Mi ha scritto l'intervento a me Cicciu U Diavulu ah - lo ammettere i carabinieri - ce l'ho qua poi ce lo vediamo”. Quando ha dubbi, persino grammaticali, è a Pisano che si rivolge. “Perchè tutti siano orgogliosi, perchè vorrei che tutti i rosarnesi siano orgogliosi.. Giusto? è italiano? o fossero orgogliosi?” gli chiede, per poi raccomandargli “Dobbiamo essere più attenti la prossima volta... guardalo la prossima volta pure tu ok?” gli chiede preoccupato dopo ave pubblicato il post con cui ha lanciato sui social la propria candidatura.





“O ci si mette d’accordo o chiamo il Diavolo”
La regia elettorale è accurata. Pisano studia e sa dire con precisione quanti voti prenderà ognuno dei candidati in lista. Si arrabbia quando le manovre non sono coordinate. “Gianni Arruzzolo si è bloccato i suoi capiscisti? - si lamenta - io avevo 2-3 femmine sono tutte impegnate….chi con Iannace, chi cu chistu, chi cu chiddu…hai capito, io ciù dissi è una scorrettezza, dopo che presentiamo…dopo che presentiamo la lista, gli ho detto così a Gianni: Gianni dopo che presentiamo la lista ci sediamo e se le femmine hanno 50 voti ciascuno e noi siamo 10 candidati, li dividiamo 25 ciascuno se volete mu faciti i cosi corrette”. Pretende una riunione di chiarimento e coordinamento, in alternativa minaccia di interessare della cosa “U Diavulu” per eccellenza, il capo della famiglia, Salvatore Pisano. Tocca mettersi d’accordo, questo è l’imperativo categorico. Anche perchè, lui ha il suo personale candidato da spingere. È Domenico Scriva, per il quale mobilita mezzo paese.

L’assessore (mancato) dei Diavoli
A chiunque - documentano gli investigatori - chiede voti per Scriva. Lo porta in giro casa per casa. Lui segue, contento e quando le preferenze lo catapultano in Consiglio comunale, si mostra pronto a ricambiare cotanto impegno. È Scriva che subito si occupa del cambio di destinazione d’uso di una serie di terreni di proprietà di Pisano, che passando da “zona agricola” a “di interesse fieristico” avrebbero moltiplicato il proprio valore. Una manovra concordata con Idà, al pari della polemica (falsa) fra i due per nascondere il patto. Ma quella non è che una delle richieste del clan, che vuole anche che il nuovo centro vaccinale venga allocato in un proprio immobile da affittare all’amministrazione a caro prezzo e soprattutto piazzare i propri uomini in Giunta. A partire da Scriva. “La richiesta che facciamo non è che è leggera, è pesante, però ce la devono dare... L'assessorato va per competenze... quindi... Noi cerchiamo pure un riconoscimento politico, in un assessorato” dice esplicitamente Pisano.

Il (finto) paladino della legalità
Troppo esplicitamente, così come fin troppo palese è l’appoggio a Idà. Che una volta eletto, si spaventa. Dall’ingombrante ombra di Pisano, simula un allontanamento. “L’intenzione del primo cittadino era, infatti, quella di cucirsi addosso l’immagine di “paladino della legalità” - annotano gli investigatori - disconoscendo la vicinanza con i “diavoli” e con le altre consorterie ‘ndranghetische come la potente cosca Pesce”. Allo scopo, quando il latitante Marcello Pesce viene arrestato, dirama persino una nota ufficiale di plauso. Peccato che i familiari del boss, a cui aveva chiesto appoggio e voti, non gradiscano per nulla. “Non sei venuto qua per voti? E io glieli ho trovati– dice intercettato Carmine Pesce, parlando con Pisano. “Gli ho detto sai che succede? gli ho detto, che sciolgono il comune in due minuti, mi chiamano, dice: "così così"... è vero io glielo trovavo i voti”.
Si innervosisce anche Scriva, che nel corso di una riunione di maggioranza – racconta a un interlocutore - lo attacca “se vogliamo parlare dei Diavoli, quei Diavoli dell'inferno, tu lo sai per chi hanno votato. Proprio davanti a tutti... Il gelo. È calato il gelo... c'era pure Stefano no... Tu lo sai per chi hanno votato i Diavoli dell'inferno... Gli ho detto io... E lo sai benissimo, e sai benissimo anche altre cose”. E poi “Ha capito benissimo e si "piombato" non so, e non ho visto il colore, se gli è venuto un colore strano in faccia, gli ho detto - non ti azzardare più a toccare questo argomento - hai capito..? Non ti azzardare più a toccarlo... Silenzio tombale là dentro”. Un gelo che però non dura a lungo. Fra Idà e il clan - si legge nelle carte - torna il sereno. E il chiarimento - sembra di capire - arriva nel corso di una cena organizzata a casa di Francesco Arruzzolo, il fratello del consigliere regionale Gianni.

ARTICOLI CORRELATI

Operazione Faust, in manette anche il sindaco e un consigliere comunale di Rosarno

'Ndrangheta, Operazione ''Faust'': blitz all'alba, 49 arresti

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos