Domani e martedì voto di fiducia alla Camera e al Senato
Ci siamo. Domani è il giorno in cui si saprà se il secondo governo Conte, quello a tinte giallorosse, passerà il voto alla Camera, poi quello più scivoloso di martedì al Senato, dove l'obiettivo è dimostrare "che Italia Viva non è determinate, e anche se avesse votato contro non sarebbe cambiato nulla".
La conta è iniziata e se da una parte c'è Matteo Renzi che, a "Mezz'ora in più", ha detto di non credere che Conte avrà la maggioranza in aula, dall'altra il leader di Italia Viva deve fare i conti con le prime defezioni. Ieri è toccato a Vito De Filippo, tornato nel Pd. Oggi è la deputata Michela Rostan a dichiarare che voterà la fiducia al governo Conte, nonostante la linea dell'astensione verso la quale si sta indirizzando il suo partito: "Ho deciso di votare la fiducia al governo Conte. Lo faccio perché tra la critica al governo e la crisi di governo c'è una grande differenza, e la differenza si chiama politica, cioè ricerca delle soluzioni, tentativo di intesa. Era giusto incalzare il governo nei suoi punti deboli, nelle incertezze e negli errori compiuti nella gestione della pandemia, sia quella sanitaria sia quella sociale ed economica; era giusto chiedere un maggiore impegno, una maggiore collegialità, un maggiore rispetto delle regole democratiche". "Ma - ha sottolineato la Rostan - la crisi, no. Ritirare i ministri, quindi ritirare la fiducia al governo e aprire una crisi al buio, in un momento storico come questo, appare una scelta troppo severa e troppo precipitosa". Altro dato importante nella conta sarà la possibile assenza nelle file di Forza Italia, che diverrebbero salvifiche per abbassare il quorum.
Intanto c'è stato l’ultimo appello del Partito democratico a “liberali, europeisti e democratici”. Ad intervenire è stato il segretario Nicola Zingaretti che si è rivolto ai suoi ribadendo “il dovere” di andare in Aula a chiedere la fiducia in un momento così drammatico per il Paese. Alla vigilia delle comunicazioni del premier Giuseppe Conte sulla crisi a Montecitorio, la maggioranza cerca la pattuglia di “costruttori” che possa dare stabilità all’esecutivo e che al momento continua a non avere i numeri sufficienti. “Noi facciamo un appello alla luce del sole”, ha detto il leader, “e abbiamo il dovere, non il diritto, di rivolgerci al Parlamento per chiedere la fiducia perché l’Italia deve affrontare il Recovery, il piano di vaccinazione, le riforme sociali e del lavoro”.
La sede del Consiglio dei Ministri a Palazzo Chigi
Per Palazzo Chigi al momento l’obiettivo è quello di avere un voto in più e spostare più avanti la costruzione di una maggioranza solida, anche perché al Senato non servirà la maggioranza assoluta (161 senatori), ma basterà un Sì in più rispetto ai no. Ma le trattative sono ancora tutte in divenire e le strategie possono mutare di ora in ora.
Il problema per il governo Conte restano i numeri: nonostante l’ottimismo iniziale, al momento il gruppo di “costruttori” che dovrebbe fare riferimento alla neoformazione Maie-Italia23 e centristi non ha attratto abbastanza parlamentari per garantire stabilità a un eventuale Conte ter. Solo ieri l’Udc, i cui senatori si sono più volte mostrati disponibili alla collaborazione, si è sfilata chiudendo a ogni dialogo.
Mentre il mondo osserva e ride di un Paese che dà spettacolo nel momento più difficile, con una crisi pandemica in corso e una lunghissima sequela di problemi, è iniziata la Conta. Non resta che attendere.
Foto © Imagoeconomica
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