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La Corte d'Assise d'appello accoglie in parte le richieste della Procura generale

Il prossimo 18 gennaio ci sarà un piccolo prolungamento dell'istruttoria dibattimentale del processo d'appello sulla trattativa Stato-mafia. La Corte d'Assise d'Appello, presieduta da Angelo Pellino (a latere Vittorio Anania), ha raccolto in parte la richiesta della Procura generale ammettendo l'audizione come testi del generale Angiolo Pellegrini e il colonnello Alberto Tersigni, ma non quella dell'ex magistrato Leonardo Guarnotta. Se quest'ultima è stata ritenuta non rilevante sicuramente di interesse è quella dei due ex ufficiali della Dia. Come emerso dalla deposizione del dirigente della squadra mobile Marzia Giustolisi, e prima ancora delle dichiarazioni del pentito Pietro Riggio, furono loro, infatti, ad utilizzare come "fonte confidenziale" il collaboratore di giustizia nisseno.
Proprio Riggio aveva raccontato in aula le modalità di quella collaborazione che si inseriva in un contesto operativo per giungere, a suo dire, alla cattura di Bernardo Provenzano.
Durante quel periodo di collaborazione il Riggio aveva dato indicazioni sulla criminalità organizzata di Caltanissetta, sull'esistenza di una talpa nella Procura nissena ed anche di aver appreso di "un fatto eclatante da compiersi a Palermo".
Le indagini all'epoca - condotte da Pellegrini - portarono a un "nulla di fatto" sull'argomento, come ha confermato nelle scorse udienze anche il capo della Mobile di Caltanissetta, Marzia Giustolisi, citando una nota di Pellegrini redatta nel 2001.
Negli ultimi anni Riggio ha specificato che “il fatto eclatante era un progetto di attentato nei confronti del giudice Leonardo Guarnotta”.
Riggio, in due udienze, ha anche raccontato di altri aspetti inerenti le stragi e il ruolo di Marcello Dell'Utri.
Oggi proprio i difensori dell'ex senatore, gli avvocati Francesco Centonze e Francesco Bertorotta, sono stati molto duri contro la deposizione di Riggio: "Un esame obiettivo e razionale avrebbe dovuto portare ad accantonare la posizione di Riggio", ha detto Centonze, che ha aggiunto: "Dopo l'esame e il controesame e la deposizione della dottoressa Giustolisi l'apporto di Riggio è uguale al resto di niente. Ferrara infatti non è il cognato di Piddu Madonia (dagli accertamenti della Squadra mobile è emerso che il cognato di Ferrara, in realtà, si chiama Giovanni Alaimo e questi è cugino di primo grado di Piddu Madonia, ndr). Inoltre la difesa Dell'Utri ha lamentato l'insistenza dei depositi istruttori della Procura generale, a loro parere nel tentativo di “salvare Pietro Riggio”.
Partendo dal presupposto che vi sono ancora indagini in corso da parte di più procure, scaturite proprio dalle dichiarazioni del pentito, ovviamente si tace la parte in cui i riscontri sono stati positivi.
Sempre nell'udienza odierna la difesa di Mori, tra gli altri documenti, ha depositato la nota della Cassazione dell'11 dicembre con cui si dà notizia della sentenza divenuta irrevocabile (assoluzione dell'ex ministro Calogero Mannino, che aveva scelto il rito abbreviato). Il processo riprenderà il 18 gennaio con la deposizione dei due ufficiali dei carabinieri, Angiolo Pellegrini e Alberto Tersigni.

In foto da sinistra verso destra: Giuseppe Di Lello, Paolo Borsellino, Leonardo Guarnotta, Giovanni Falcone e Antonino Caponnetto © Franco Zecchin


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