Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Gli inquirenti: "Cuffaro al vertice di un’associazione criminale, il comitato d’affari occulto e gli appalti”

L’ex governatore della Sicilia Totò Cuffaro è di nuovo al centro di un’indagine giudiziaria che coinvolge complessivamente diciotto persone e alcuni appalti pubblici. Assieme a lui spunta anche il nome del deputato di “Noi Moderati” Saverio Romano. La Procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia, ha chiesto per tutti gli indagati la misura cautelare degli arresti domiciliari. Nelle prime ore di oggi i carabinieri del Ros hanno eseguito diverse perquisizioni, tra cui quella nell’abitazione di Cuffaro. Le ipotesi di reato formulate dagli inquirenti comprendono associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta.
L’indagine, che ruota attorno a un intreccio di politica e affari nel settore della sanità siciliana, rappresenta per Cuffaro un ritorno nelle cronache giudiziarie dieci anni dopo la fine della sua pena. Gli inquirenti parlano di associazione per delinquere per commettere “un numero indeterminato di delitti contro la pubblica amministrazione, anche di natura corruttiva e di turbata libertà degli incanti”. Il ruolo apicale è quello proprio di Totò Vasa Vasa per la sua “militanza politica di lungo corso e, in particolare, dall’aver ricoperto, fra i tanti ruoli in seno all’amministrazione regionale, la carica di presidente della Regione Siciliana dal 2001 al 2008”. Assieme a lui anche capogruppo della Dc all’Assemblea Regionale Siciliana, Carmelo Pace, definito dagli inquirenti “membro di spicco del sodalizio” che avrebbe agito nella “sua opera di lobbysmo illecito”, e “incaricato del compito di operare anche, ma non solo, nei contesti istituzionali solo a lui accessibili in virtù della carica ricoperta”.
L’ex presidente della Regione, oggi segretario nazionale della Democrazia Cristiana, era uscito dal carcere di Rebibbia il 13 dicembre 2015 dopo aver scontato sette anni per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione di notizie riservate. All’epoca aveva dichiarato: “Basta con la politica, mi occuperò di volontariato”. Eppure, nel giro di pochi anni è tornato a essere una figura di spicco della scena politica siciliana, guidando una rinata Democrazia Cristiana che ha ripreso peso e visibilità.
Nel 2023, il tribunale di sorveglianza di Palermo lo ha riabilitato completamente, rimuovendo l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il collegio presieduto da Luisa Leone ha accolto la tesi difensiva secondo cui la “legge Spazzacorrotti” non poteva essere applicata retroattivamente, e ha riconosciuto a Cuffaro il risarcimento dei danni e l’impegno nel volontariato. I giudici hanno sottolineato che l’ex governatore aveva preso le distanze dal fenomeno mafioso, dichiarando "la mafia è una cosa che fa schifo". Tuttavia, nelle motivazioni della sentenza del 2008 sul processo delle “talpe dell’antimafia”, si leggeva un’ombra che ancora aleggia: “Altre talpe sono rimaste ignote per la complice omertà di Cuffaro”.
Nell’inchiesta attuale figurano, oltre a Cuffaro, Romano e Pace, nomi noti del panorama politico e amministrativo siciliano: Vito Raso, storico segretario dell’ex governatore; Roberto Colletti, ex manager di Villa Sofia; e altri quattordici indagati, tra cui Antonio Abbonato, Ferdinando Aiello, Paolo Bordonaro, Alessandro Mario Caltagirone, Marco Dammone, Giuseppa Di Mauro, Vito Fazzino, Antonio Iacono, Mauro Marchese, Sergio Mazzola, Paolo Emilio Russo, Giovanni Tomasino e Alessandro Vetro.
Nel comunicato diffuso dalla Procura, firmato da Maurizio de Lucia, si legge che “le perquisizioni sono state disposte al fine di evitare la dispersione delle prove a seguito della discovery delle indagini imposta dalla notifica dell’invito a rendere interrogatorio cosiddetto preventivo a seguito della richiesta di applicazione di misura cautelare avanzata nei confronti degli indagati”.
Secondo gli inquirenti, Cuffaro e i suoi sodali avrebbero costruito “una rete di conoscenze” fondata sull’“aver propiziato le nomine e rafforzato la stabilità delle posizioni dei funzionari collocati ai vertici di enti pubblici strategici”, come “aziende sanitarie e consorzi di bonifica”. Tale rete, secondo l’accusa, “condizionava la definizione di concorsi, gare, appalti e procedure amministrative in cambio di somme di denaro, assunzioni in aziende, posti di lavoro e contratti di sub-appalto”.
In questo scenario, Cuffaro e la sua cerchia si sarebbero presentati “alle imprese e ai loro interlocutori quali intermediari”, o “lasciando intendere la possibilità di agire come tali”, per orientare l’aggiudicazione di appalti e procedure promosse dagli enti pubblici, “rimanendo a disposizione in modo da favorire la massimizzazione dei profitti e rimuovendo gli ostacoli che avrebbero potuto impedire o rallentare gli esiti favorevoli degli affari”.
Tra le gare finite nel mirino di Cuffaro e dei suoi collaboratori vi sarebbe quella di ausiliariato bandita dall’Asp di Siracusa. Secondo l’accusa, Cuffaro, Romano, Abbonato e Aiello — insieme al direttore generale dell’Asp, Francesco Maria Caltagirone — avrebbero accettato “la promessa di assunzioni, contatti, subappalti e altri vantaggi patrimoniali” offerti da Mauro Marchese e Marco Dammone, rispettivamente legale rappresentante e funzionario commerciale della Dussmann Service Srl.
In cambio, sarebbero stati garantiti “il miglioramento delle condizioni contrattuali di due dipendenti dell’azienda segnalati da Cuffaro, con cui i contatti erano tenuti da Abbonato”, oltre alla “promessa di futuri subappalti concessi dalla Dussmann a ditte indicate dagli stessi indagati” e “un incremento del valore delle prestazioni e del volume dei lavori per cui Dussmann si sarebbe rivolta alla ditta Euroservice Srl”. Quest’ultima, secondo gli inquirenti, avrebbe favorito Sergio Mazzola, socio e amministratore di Euroservice, “introdotto da Romano a Marchese e Dammone come proprio amico personale”.
Aiello, su mandato dei due gruppi Cuffaro–Romano e Marchese–Dammone, avrebbe poi spinto il dg Caltagirone a “sfruttare la propria influenza” su Giuseppa Di Mauro, rup della procedura, e sui membri della commissione aggiudicatrice — Paolo Bordonaro, Vito Fazzino e Paolo Emilio Russo — affinché l’appalto venisse assegnato, come poi accaduto, alla Dussmann Service Srl. Dalle carte pubblicate dall’Asp di Siracusa emerge infine che la Papalini Spa, classificatasi terza, ha presentato ricorso al Tar contro l’azienda sanitaria, la Dussmann e la PFE Spa.
De Lucia conosce bene la figura di Cuffaro: all’epoca delle “talpe dell’antimafia” era infatti uno dei sostituti procuratori del pool coordinato da Piero Grasso e Giuseppe Pignatone. Negli ultimi mesi, la stessa Procura ha condotto diverse operazioni che hanno colpito la riorganizzazione di Cosa nostra e portato alla luce nuovi legami fra politica e affari. In altre indagini sono stati coinvolti anche esponenti istituzionali di rilievo, come il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gaetano Galvagno, indagato per corruzione, peculato, truffa e falso.
Saverio Romano, dal canto suo, non è nuovo alle aule giudiziarie. Nel 2003 era stato indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, accusa da cui fu assolto in via definitiva. Più recentemente, nel 2021, la Procura di Roma lo aveva indagato per traffico di influenze illecite nell’ambito di una vicenda riguardante la fornitura di dispositivi medici durante la pandemia. Anche in quel caso, tre anni dopo, il gip dispose l’archiviazione accogliendo la richiesta del pubblico ministero.
Ora, con questa nuova indagine, il cerchio torna a chiudersi su due figure simboliche della politica siciliana, il cui passato continua a intrecciarsi con le ombre del potere e della corruzione.

Foto © Davide de Bari 

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos