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Ranucci: “
Il componente Ghiglia è intervenuto su ogni caso che coinvolgeva FdI”. Ieri il tentativo di bloccare la messa in onda della puntata

Alla fine, nonostante le pressioni, ieri sera la puntata di Report è comunque andata in onda. Uno scatenato Agostino Ghiglia, componente del Garante per la Privacy, aveva intimato la redazione di Sigfrido Ranucci dalla messa in onda dello speciale che ha sollevato ombre sull’effettiva indipendenza del suo ufficio, dopo aver visto l’anticipazione della trasmissione che lo inquadrava mentre si recava nella sede di Fratelli d’Italia a Roma il giorno prima che il Garante sanzionasse Report con 150mila euro per la pubblicazione degli audio originali dei colloqui tra l’ex ministro Gennaro Sangiuliano e la moglie riguardanti i motivi della sospensione del contratto di consulenza a Maria Rosaria Boccia. Poche ore prima della messa in onda, l’ex coordinatore di FdI Piemonte ed ex membro MSI e Alleanza Nazionale, ha inviato alla Rai una diffida a titolo personale per fermare la puntata, denunciando “una grave violazione della mia corrispondenza” e “chat e mail dell’Autorità finite da mesi nella disponibilità di Report”. Una mossa che Ranucci ha descritto come un tentativo di censura: “Non c’è stato nessun materiale trafugato o intrusioni informatiche. Quello che tenta di fare Ghiglia è mettere un bavaglio. È gravissimo: si tratta di interruzione di servizio pubblico”. Venendo al contenuto dell’inchiesta. Quello andato in onda ieri è un nuovo capitolo dello scontro tra Ghiglia e la trasmissione di Sigfrido Ranucci. Ieri il programma ha diffuso nuovo materiale in cui emergerebbe come il consigliere avrebbe utilizzato il proprio ruolo a vantaggio degli interessi di Fratelli d’Italia, partito in cui ha militato. Nella fattispecie Report ha pubblicato un messaggio della chat dell’ufficio di Ghiglia in cui questi anticipava, il 21 ottobre, la sua visita a via della Scrofa, sede di FdI, il giorno prima della pronuncia sul caso Sangiuliano, dicendo “Vado da Arianna (Meloni, ndr)”. Una frase che smentirebbe il consigliere che si era giustificato dicendo di essere andato nel palazzo di via della Scrofa per parlare col direttore del Secolo d’Italia, Italo Bocchino (il giornale ha sede nella stessa via) e per un saluto veloce alla sorella della presidente del Consiglio. A incontrare Bocchino e Meloni, Ghiglia è andato il pomeriggio del 22 ottobre a bordo, tra l’altro di un’auto istituzionale. In quel momento la sanzione contro Report era ancora incerta. I quattro membri del collegio del GDPD - il presidente Pasquale Stanzione, la vice Ginevra Cerrina Feroni, e gli altri due componenti Ghiglia e Guido Scorza - non avevano ancora preso una decisione sugli audio privati di Sangiuliano e della moglie diffusi da Report. Lo stesso Ghiglia, emerge dalla puntata, era propenso ad un semplice ammonimento. Invece, la mattina seguente, alle 10.30 il collegio decide, anche con il voto di Ghiglia, per una sanzione da 150mila euro, la più alta mai comminata a una trasmissione televisiva. E persino la più rapida (sono trascorsi solo undici mesi dalla presentazione dell’esposto dei due coniugi, meno della metà del tempo che l’ufficio impiega normalmente per pronunciarsi). Perché Ghiglia ha cambiato idea? Qualcuno l’ha convinto?
 

report sangiuliano boccia
 

Le pressioni sul reclamo

Venendo al contenuto dell’inchiesta. Tutta la vicenda della sanzione, come detto, gravita attorno all’"affaire Boccia”. Il caso ha inizio nell’estate del 2024 quando l’allora ministro della Cultura aveva promesso all’imprenditrice Maria Rosaria Boccia la nomina ufficiale a consigliera del ministro per i grandi eventi. Promessa che il ministro ritirò improvvisamente. Nel mezzo, quelle settimane, erano uscite notizie sulla loro relazione sentimentale, con particolari diffusi sui social e a mezzo stampa dalla stessa Boccia. Dopo lo scandalo per fermare l’incontrollabile uscita di notizie sulla loro vita privata, Sangiuliano e la moglie, la giornalista Federica Corsini, nell’ottobre 2024 hanno presentato un’integrazione ai reclami già inviati a settembre al garante della Privacy. Reclami verso i quali, come ha ricostruito Report, Ghiglia avrebbe dimostrato grande sensibilità. Secondo una fonte del programma, infatti, Ghiglia avrebbe chiesto continui aggiornamenti su casi come quello di Sangiuliano. Diverso, invece, l’atteggiamento dimostrato per Boccia, che nonostante i reclami, non avrebbe mai ricevuto risposte dal Garante, segnala Report. Il sospetto, in base a documentazione esclusiva in mano alla squadra di Renucci, è che Ghiglia fosse stato molto più disponibile a seguire i reclami sulle violazioni della privacy quando questi riguardavano politici. Soprattutto se provenienti da membri della maggioranza di governo. In questo senso, tra i presunti trattamenti di favore salta all’occhio quanto emerso da una corrispondenza datata 13 ottobre 2024. In quell’occasione l’ex ministro Sangiuliano scriveva direttamente a Ghiglia, inoltrando i ricorsi presentati contro alcuni giornali a nome suo e della sua consorte. “Caro Agostino non chiediamo alcun trattamento di favore ma solo i diritti di ogni cittadino”, avrebbe detto Sangiuliano al componente de collegio del Garante, che a quel punto avrebbe chiesto alla segretaria Cristiana Luciani di intervenire. “Lo facciamo mettere tra le urgenti del Collegio”, diceva Ghiglia. Luciani, ricorda poi Report, è la moglie di Luca Sbardella, deputato di FdI in Commissione Vigilanza Rai. A dicembre 2024 Report torna in prima serata con l’audio in cui la moglie di Sangiuliano chiede di bloccare il contratto di consulenza per Boccia. Scoppia di nuovo un polverone e la coppia si rivolge di nuovo al garante della privacy, che a tempi record avvia l’iter contro Report, con Ghiglia in prima linea.
 

luciani cristina report
  

Le presunte ingerenze di Ghiglia

Agostino Ghiglia non è intervenuto solo sul caso Sangiuliano (il ministro si è dimesso a settembre dello scorso anno) ma l’ha fatto “sistematicamente - segnala Sigfrido Ranucci - davanti a ogni caso che coinvolgeva il suo partito”. “L’ha fatto quando c’è stata l’inchiesta di Fanpage su Gioventù Nazionale e ha cercato di opporsi all’archiviazione facendosi aiutare dalla vice presidente del Garante, affidando la pratica alla sua funzionaria di fiducia Cristiana Luciani, moglie dell’on. Sbardella il quale ha un piccolo conflitto d’interesse avendo familiari all’interno di Gioventù nazionale”. E il componente del Garante della Privacy “si è mosso anche quando i parlamentari di Italia Viva Bonifazi e Boschi” avevano chiesto in aula chiarimenti “sui lavori della casa della premier Meloni”. “E poi è intervenuto in maniera più pesante quando è stata annunciata la pubblicazione del libro “Fratelli di chat” del giornalista de Il Fatto Quotidiano Giacomo Salvini”, intervenuto addirittura “il giorno prima della pubblicazione del volume” contenente le conversazioni dei membri del paritto di governo. Il contenuto della puntata di Report, vista da un milione e 700 mila telespettatori, getta ombre inquietanti dal punto di vista dell’indipendenza e della trasparenza di un ente fondamentale per la democrazia come il Garante della Privacy. “Ci troviamo di fronte a un tribunale che rischia di poter prendere le sue decisioni in base alla sensibilità politica, conflitti di interesse e rapporti amicali”, conclude Ranucci.
 

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Le opposizioni sul piede di guerra 

Nel frattempo le opposizioni hanno dichiarato guerra al Authority. "Quanto emerso dall'inchiesta di Report ha reso evidente che è venuta meno - se mai è davvero esistita - la credibilità e l'autonomia dell'attuale governance dell'Autorità per la Privacy", affermano in una nota i componenti del Pd nella commissione di Vigilanza Rai. "La gestione dell'Autorità – proseguono - appare segnata da scelte condizionate da appartenenze politiche e da decisioni assunte non nell'interesse generale, ma per rispondere a logiche di schieramento e per accontentare amici o compagni di partito. Si tratta di una situazione che mina profondamente la fiducia nelle istituzioni e nel loro ruolo di garanzia. Riteniamo necessario un gesto politico: un passo indietro, chiaro e netto, da parte di chi oggi riveste ruoli di responsabilità all'interno dell'Autorità”. Gli esponenti del Movimento 5 stelle, dopo aver invocato le dimissioni di Ghiglia, chiedono conto sulla vicenda anche alla sorella della premier, Arianna Meloni: "Come fa Arianna Meloni a continuare a stare zitta? Anche oggi parlerà domani? Non sente il dovere di spiegare nel dettaglio cosa si è detto nel suo incontro con Ghiglia nella sede di Fratelli d'Italia proprio il giorno prima della multa a Report? E magari esprimersi sul filo nero che coinvolge persone con cui lei intrattiene rapporti personali in questa vicenda?".

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