L’ex procuratore generale di Palermo: maggioranza celebra i simboli di una politica collusa con la mafia
Una scena surreale, che sembra provenire da un passato che si ostina a non voler tramontare.
L’ex procuratore generale di Palermo, oggi senatore, Roberto Scarpinato, mentre interveniva in Senato nel dibattito sulla riforma della separazione delle carriere, è stato più volte interrotto dalle urla provenienti dai banchi della maggioranza. Il presidente, Ignazio La Russa, invece di richiamare all’ordine i disturbatori, ha rimproverato Scarpinato con tono ammonitore: “Se lei cercasse di non sollevare una reazione forte, forse non avrebbe interruzioni”. Un invito implicito alla prudenza, alla moderazione — o, più semplicemente, al silenzio. Ma quali parole ha pronunciato Scarpinato per suscitare una reazione tanto veemente?
Ha detto che la separazione delle carriere è concepita per assoggettare il pubblico ministero al potere dell’esecutivo; che la maggioranza ha voluto questa riforma con l’intento di vendicarsi di quella magistratura che, in passato, ha processato e condannato esponenti dei loro stessi partiti; che, infine, questa “maggioranza del Paese che non è disposta a consegnare all'Italia una politica che non sa autorregolarsi, autoemendarsi e che anzi continua a celebrare come vittime uomini che sono simboli di una politica corrotta, collusa con le mafie, al servizio di grandi lobby” ha chiosato l’ex procuratore generale.
“Se si esamina con una visione di insieme, non parzializzata, l'azione politica di questa maggioranza dall'inizio della legislatura emerge un complesso e organico piano politico che potremmo definire una guerra a pezzi alla Costituzione per distrutturarla passo dopo passo - ha spiegato - nei suoi pilastri fondamentali e nei suoi valori portanti, una guerra a pezzi condotta muovendo sinergicamente tre leve. La prima leva consiste nelle riforme della Costituzione come questa, come quella del premierato, come quella dell'autonomia differenziata. La seconda leva consiste in leggi ordinarie ma di sostanza costituzionale dirette a incidere sui diritti fondamentali dei cittadini come il pacchetto di sicurezza finalizzato a criminalizzare il dissenso contro le politiche governative. La terza leva infine consiste nelle concrete prassi di gestione del potere, scardinanti di fatto i principi costituzionali, come tra i tanti esempi l'abuso senza precedenti della decretazione di urgenza, la paralisi della commissione di vigilanza Rai, l'uso arbitrario e illegale del potere per liberare il generale Almasri in violazione della legge e delle convenzioni internazionali. Questa riforma è una tessera di questo complesso risiko del potere, di questa guerra a pezzi alla Costituzione” ha detto il senatore. La riforma è stata presentata dai suoi sostenitori come un qualcosa di neutro, innocuo, tecnico.
Ma sono gli stessi membri del governo ad aver tolto il velo: “La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il 18 luglio 2025 ha dichiarato che il Governo è impegnato a riformare la giustizia per mettere fine alle storture a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni. A chiarire meglio il significato del termine storture ci ha pensato il senatore Gasparri, capogruppo di Forza Italia, il quale ha dichiarato che questa è una riforma epocale che cancella le stagioni oscure dell'uso politico della giustizia. Per eliminare ogni ombra di dubbio sulle finalità di questa riforma Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio dei ministri e segretario nazionale di Forza Italia, in un'intervista al giornale del 26 ottobre 2025 ha ritenuto opportuno fornire alcuni clamorosi esempi di vittime dell'uso politico della giustizia. Così ha citato il caso emblematico di Marcello Dell'Utri, cofondatore del suo partito, vittima illustre dell'uso politico della giustizia, e bollato, secondo Tajani, come l'immarcescibile infame di colluso con la mafia da una magistratura al cui interno, a virgolette, Magistratura Democratica, si è accaparrata tutti i posti chiave nelle procure e nei tribunali e ha relegato tante altre toghe a ruoli meno di potere. Per lo stesso motivo ha rincarato Tajani, Berlusconi fu condannato dalla Cassazione per frode fiscale. Il Ministro della Protezione Civile Nello Musumeci a sua volta ha chiosato la magistratura è politicizzata, il magistrato ha il compito di fare il killer. Eccole dunque, spiattellati ai quattro venti, i veri scopi di questa riforma. Non ci resta che prenderne atto e augurarci che conduciate la campagna per il referendum confermativo con gli stessi argomenti e con gli stessi accenti di sincerità, perché in Italia esiste una larga maggioranza di italiani di destra, di centro e di sinistra che non se la bevono la panzana che Silvio Berlusconi, Marcello Dell'Utri, Antonio D'Alì, Nicola Cosentino, Amedeo Matacena, Cesare Previti, Giancarlo Galan, Roberto Formigoni, Denis Verdini e qui mi fermo, erano tutti fiori di giglio e sono stati condannati dalla magistratura politicizzata. Una maggioranza di italiani che sa bene che tutti costoro sono stati condannati perché esistevano le prove valutate in tre gradi di giudizio della loro colpevolezza”.
E poi, nello specifico, “Forza Italia a sua volta al suo padre fondatore Silvio Berlusconi che non solo si rifiutò per anni di celebrare la ricorrenza del 25 aprile, anniversario della liberazione dal nazifascismo ma definì apertamente la Costituzione vecchia, comunista perché metteva al centro del nuovo patto sociale il lavoro e non l'impresa spingendosi a definire la stessa Corte Costituzionale come un covo di comunisti. Non si tratta di una versione alla Costituzione appartenente al passato e superata nel tempo”. Ora con 112 voti favorevoli, 59 contrari e 9 astensioni la riforma è passata “con un atto di prepotenza unilaterale da una minoranza politica che si spaccia per maggioranza del Paese. Non è un caso che questo radicale cambio di paradigma che potremmo definire una plastica declinazione sul terreno della riforma della Costituzione della massima qui comando io e me ne frego”.
ARTICOLI CORRELATI
Separazione carriere, associazione internazionale dei magistrati: ''Fermate la riforma''
Patronaggio: ''Vulgata strumentale dipinge la magistratura come banda di toghe rosse''
La separazione delle carriere svuota le tasche: oltre 200 mln a carico dei cittadini
La separazione delle carriere è l'anticamera del controllo governativo sui magistrati
