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La sparizione del 'guanto' nelle carte del gip di Palermo

"Nella ricerca del materiale utile alle nuove investigazioni di tipo tecnico, si è avuto modo di accertare (ulteriormente) che le indagini dell'epoca furono gravemente inquinate e compromesse dall'opera di appartenenti alle Istituzioni che, all'evidente fine di impedire l'identificazione degli autori dell'omicidio del Presidente Mattarella, sottrassero dal compendio probatorio un importantissimo reperto, facendone disperdere definitivamente le tracce".  
Sono parole pesantissime quelle scritte dal giudice per le indagini preliminari di Palermo Antonella Consiglio nell'ordinanza di custodia che ha colpito Filippo Piritore, ex prefetto finito agli arresti domiciliari con l'accusa di aver depistato le indagini sull'omicidio del presidente della regione siciliana Piersanti Mattarella avvenuto il 6 gennaio 1980. 
Il gip si riferisce in particolare ad un "guanto di pelle marrone, dimenticato dall'assassino a bordo della Fiat 127" e "ritratto in una delle fotografie del fascicolo" di indagine. Ma di quel guanto si è persa ogni traccia: nessuna "traccia documentale" se non "una nota dattiloscritta" priva di ogni intestazione. Anzi, nei successivi verbali sullo stato delle indagini il guanto sparì del tutto.
"Va ora considerato - si legge - che il guanto già da subito si rivelò essere l'unico oggetto riconducibile certamente ad uno degli assassini del Presidente Mattarella sia perché non riconosciuto dal proprietario dell'autovettura, sia perché la Fiat 127 era stata rubata soltanto il giorno prima (e quindi era quasi impossibile che, in quelle poche ore, fosse stata nella disponibilità di terzi), sia perché, ancora, si tratta di un bene che, ricorrentemente, è usato dai killer per evitare di lasciare le proprie impronte". 
L'importanza di tale elemento non poteva passare inosservata da nessuno, perfino il Ministro dell'Interno Virginio Rognoni, nel suo intervento al Senato 1'8 gennaio 1980 sottolineava che "sulla 127 usata dai killers è stato trovato un guanto, unico oggetto che potrebbe appartenere ai criminali". 
Ancora non è chiaro come l'informazione arrivò al ministro Rognoni. 
Tuttavia era ben noto che il guanto rinvenuto fosse "l'unico oggetto" che avrebbe potuto condurre all'identificazione dell'assassino. 
Anche la squadra mobile lo sapeva perfettamente: come emerge dalle carte la notizia della presenza del guanto arrivò al giornalista "Daniele Billitteri, che, in un articolo pubblicato sull'edizione di quello stesso 8 gennaio 1980 del quotidiano Giornale di Sicilia, faceva riferimento al rinvenimento di 'un paio di guanti' all'interno della Fiat 127 utilizzata dagli assassini". Sentito dai magistrati il giornalista disse che apprese la notizia "certamente dalla Squadra mobile" presso cui era "di casa".
"Non fu sicuramente Filippo Piritore a fornirmi quelle notizie" ha detto il giornalista in un lancio dell'Adnkronos.
Quindi che fine fece il guanto se tutti erano ben consapevoli della sua importanza?  




Sergio Mattarella, attuale presidente della Repubblica, tira fuori dalla macchina il corpo di suo fratello © Archivio Letizia Battaglia

Destinazione sconosciuta

La procura di Palermo è sicura: Piritore "rimase l'unico dominus dei beni rinvenuti nella Fiat 127". 
Tutti gli oggetti vennero restituiti ai legittimi proprietari; tranne il guanto che in base alla documentazione firmata da Piritore venne recapitato all'allora Sostituto Procuratore Pietro Grasso, magistrato titolare delle indagini per l'omicidio del Presidente Mattarella e "alla guardia Giuseppe Di Natale", all'epoca dattiloscopista. 
I giudici di Palermo hanno bollato questo passaggio come del tutto "inspiegabile" in quanto non è possibile consegnare un bene "né repertato né sequestrato" ad un magistrato; il quale, tral'altro, "nessuna investigazione avrebbe potuto compiere attraverso il possesso materiale del bene; possesso che, anzi, avrebbe ritardato inutilmente le indagini".
Oltre a questo nessun verbale di consegna o documento attesta la consegna del guanto a Grasso e nemmeno da parte della guardia Di Natale della Scientifica.
E poi ancora: entrambi sentiti dai pm hanno negato di aver mai ricevuto alcunché da Piritore.
C'è anche una nota manoscritta da lui stesso redatta in calce e un appunto a firma di tale Urso in cui si attesta l'esistenza di una "ulteriore consegna del guanto a tale Lauricella della Scientifica". Ma anche in questo caso gli investigatori non hanno trovato riscontri: "nessun Lauricella prestava servizio presso la Polizia di Stato all'epoca dell'omicidio e che non è stata rinvenuta negli archivi alcuna nota manoscritta recante la dicitura 'consegnato a Lauricella' o qualcosa di analogo".
Appare evidente, scrivono i giudici, che "l'appartenente alla Squadra mobile di Palermo, Filippo Piritore, consegnatario del guanto sin dal momento del suo ritrovamento, pose in essere un'attività che ne fece disperdere ogni traccia".
Per gli inquirenti "il falso recapito al magistrato titolare delle indagini, attraverso un soggetto, il Di Natale, quasi sconosciuto ed estraneo ai circuiti investigativi, si rivelava e si è rivelato il modo ingannevole consono, forse l'unico, per la definitiva dispersione del reperto senza suscitare interrogativi di sorta".
Quindi, che fine ha fatto il guanto?  


contrada bruno larepubblica

Bruno Contrada

Un nome: Bruno Contrada

All'epoca Bruno Contrada era sia il dirigente del Centro Interprovinciale Criminalpol per la Sicilia occidentale (avente sede a Palermo) sia il dirigente ad interim della Squadra mobile di Palermo, essendo a ciò stato designato dal Questore dopo l'omicidio di Boris Giuliano avvenuto il 21 luglio 1979.
Come ricordato dai giudici Contrada "è stato riconosciuto responsabile del delitto di concorso esterno in associazione mafiosa e, secondo la relativa sentenza con condotte provate dal 1979 fino al 1988 e, pertanto, realizzate anche nel periodo in cui venne commesso l'omicidio Mattarella, epoca in cui dirigeva le indagini sia come capo della Squadra mobile che come capo della Criminalpol; statuizione questa rispetto alla quale la sentenza emessa dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo il 14 aprile 2015 ha inciso solo sotto il profilo strettamente giuridico e non anche sulla ricostruzione dei fatti che restano accertati in modo incontrovertibile".
Fu lui, si legge, ad occuparsi "sin da subito e personalmente degli accertamenti sull'omicidio dell'Onorevole Mattarella".
Infatti, come emerge da un rapporto preliminare del 9 febbraio 1980, egli si recò sul luogo del delitto con il maggiore Santo Rizzo Comandante del Nucleo Operativo dei Carabinieri.
Piritore, scrivono i giudici nell'ordinanza, sicuramente informò "il proprio dirigente Bruno Contrada" dell'avvenuto "ritrovamento del guanto e del suo disconoscimento da parte del proprietario". Inoltre, si legge, tra "il Contrada e il Piritore sussisteva, già da allora, un legame che ben valicava il rapporto professionale", circostanza "che era emersa anche dall'esame delle agende del Contrada, sottoposte a sequestro in quel procedimento, dalle quali "è possibile rilevare rapporti di frequentazione fra i due".
E ciò accadeva anche nel periodo delle primissime indagini sull'omicidio Mattarella giacché, "nell'agenda dell'anno 1980, acquisita in copia al presente procedimento, risulta, per la data del 2 marzo 1980, l'annotazione ‘ore 18 dr. Peritore Battesimo’; e, in effetti, la polizia giudiziaria ha accertato che Filippo Piritore aveva avuto una figlia il 6 febbraio 1980, quindi un mese dopo l'omicidio. Pertanto, il Contrada aveva partecipato (o era stato quantomeno invitato) al battesimo della figlia del funzionario, evento che, proprio come accertato nel processo svoltosi nei suoi confronti, conferma ulteriormente la sussistenza di rapporti intimi fra i due".
Inoltre, nel giorno 26 settembre 1980, risulta dalla medesima agenda una telefonata, certamente significativa, fra Contrada e il Questore di Palermo, Giuseppe Nicolicchia: Piritore" con decreto ministeriale del 29 dicembre 1980 veniva promosso "per merito straordinario".
Quale fu questo merito straordinario?
Al contario l'ex agente segreto ha detto all'Ansa di non aver "saputo del ritrovamento di un guanto nell'automobile usata dai sicari del presidente Piersanti Mattarella. Io all'epoca ero a capo della Criminalpol e dirigevo la Mobile ad interim in attesa della nomina del capo che poi fu Giuseppe Impallomeni che fu portato dal questore Vincenzo Immordino. Non sono andato nel luogo dell'omicidio in via Libertà dopo il delitto". "La procura di Palermo - ha detto - non mi ha interrogato per le nuove inchieste sull'omicidio di Piersanti Mattarella. Io non mi occupai delle indagini. Solo nell'agosto 1980 il questore mi chiese di andare a Londra dove si trovava la moglie di Mattarella, che era testimone oculare del delitto, per mostrarle la foto di Salvatore Inzerillo, nato nel '53, che per noi era implicato nell'omicidio del procuratore Gaetano Costa". Contrada ha affermato di conoscere l'ex prefetto Filippo Piritore ma solo per motivi professionali quando lui era a Palermo. "Non eravamo affatto amici - ha detto - non sono mai stato a casa sua e lui non è mai venuto a casa mia e non conoscevo la moglie. Sicuramente essendo un funzionario della squadra mobile della questura dove io sono stato 20 anni l'ho conosciuto. I miei amici in polizia erano Boris Giuliano, Tonino De Luca, Vincenzo Speranza, Paolo Moscarelli, Ignazio D'Antone, Pippo Crimi". "Piritore - ha continuato - non è mai stato alle mie dipendenze alla squadra mobile dove sono stato fino al 1976. Ho una fotografia incorniciata con me e tutti i funzionari della mobile e lui ovviamente non c'è. Alla Mobile poi arrivò Giuliano come capo e io passai a servizio per il coordinamento interprovinciale delle operazioni di polizia Criminale della Sicilia Occidentale". Sulla notazione "ore 18 battesimo dr Peritore" del 2 marzo 1980 trovata in un'agenda di Contrada, l'ex numero due del Sisde afferma: "Quell' agenda stava sulla mia scrivania alla Criminalpol ma era un'agenda dove anche il piantone annotava cose. Non è escluso che abbia scritto del battesimo. Io ho conservato le agende perchè avevo intenzione di scrivere un libro sulla mafia. Non ricordo se andai a questo battesimo. Se fossi andato non ci sarebbe stato nulla di male. Sono andato a matrimoni e ricorrenze anche di semplici agenti".

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