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Donald Trump dà l’annuncio in pompa magna: “Giorno storico”. Lo stop ai bombardamenti da domani, ostaggi liberi entro lunedì

L’intesa è arrivata quando in Italia era notte fonda. Israele e Hamas hanno raggiunto l’accordo a Sharm el Sheik, mediato da Egitto, Qatar e Turchia, per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Ad annunciarlo, come avvenne l’ultima volta prima che Israele lo violasse a metà marzo scorso, è Donald Trump. Il presidente era stato informato dal segretario di Stato Marco Rubio che l’accordo era vicino mentre si trovava in conferenza stampa.

“Sono molto orgoglioso di annunciare che Israele e Hamas hanno entrambi firmato la prima fase del nostro piano di pace”, ha scritto Trump su Truth. “Ciò significa che tutti gli ostaggi saranno rilasciati molto presto e Israele ritirerà le sue truppe secondo una linea concordata, come primo passo verso una pace forte e duratura. È una giornata storica". Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha salutato l'accordo tra Hamas e Israele, con un breve messaggio letto al Palazzo di Vetro. "Questa svolta - ha detto - ci mostra la forza e il potenziale della diplomazia". "Sia un promemoria del fatto - ha aggiunto - che le soluzioni ai conflitti non si trovano sul campo di battaglia. Devono essere forgiate al tavolo dei negoziati e, cosa fondamentale, devono poi essere pienamente attuate. Il mondo vi guarda". Entusiasta Netanyahu, che però ora dovrà fare i conti con la frangia dell’ultradestra messianica del suo governo, contraria al piano di Washington: “Date al presidente Donald Trump il premio Nobel per la Pace, lo merita”, ha scritto su X il primo ministro israeliano dopo “l’emozionante” colloquio telefonico - così l’ha descritto il portavoce di Netanyahu - avuto con Trump. Più cauta Hamas: "Apprezziamo gli sforzi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che mira a porre fine definitivamente alla guerra e a un ritiro completo dell'occupazione dalla Striscia di Gaza", si legge nella dichiarazione. Hamas ha inoltre esortato i mediatori a costringere Israele "ad attuare pienamente i requisiti dell'accordo e a non permettergli di eludere o ritardare l'attuazione di quanto concordato".

 
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Cosa prevede l’accordo

Le due parti hanno firmato la prima fase del piano per Gaza: cessate il fuoco, ritiro parziale dell’Idf dalla Striscia, rilascio degli ostaggi in cambio della liberazione dei prigionieri palestinesi e apertura dei corridoi di aiuti umanitari, sono i punti chiave. La proposta di Trump (che nel week-end dovrebbe recarsi in Israele) è quasi la copia delle proposte rifiutate da Israele negli ultimi mesi. Per arrivare alla pace servono, però, ancora altri round di negoziati. Dei famosi 20 punti del piano del presidente Usa, infatti, rimangono ancora tanti nodi da sciogliere.

Con l’ok del governo di Netanyahu, Tel Aviv ratificherà ufficialmente l’intesa ed entro 24 ore scatterà il “cessate il fuoco totale“. Nella Striscia, infatti, ancora si continua a sparare, nonostante i momenti di festa. E sarà così, probabilmente fino a venerdì. Il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, parlando ad Al Jazeera ha affermato di essere “in contatto con i mediatori per obbligare l’occupazione a rispettare quanto concordato e non permettere di procrastinare”, aggiungendo che si era parlato di “un cessate il fuoco a mezzogiorno di oggi, ma l’occupazione, per ragioni interne, sta rinviando l’annuncio ad altre date”.

Nelle 24 ore successive alla ratifica dell’accordo dovrebbe iniziare il ritiro graduale e parziale dell’IDF dalla Striscia di Gaza. Secondo le mappe disegnate dal piano Trump, l’esercito dovrebbe ritirarsi dietro la “linea gialla” (da 1,5 km a oltre 5 km dentro il confine della Striscia a seconda della profondità delle zone di Gaza). I soldati lasceranno Gaza City e altre città, fatta eccezione per Rafah che Israele ritiene punto di ingresso di armi per Hamas. Il portavoce dell’ufficio del premier israeliano, Tal Heinrich, ha però specificato che l’esercito di Tel Aviv manterrà il controllo di circa il 53% della Striscia.

Per quanto riguarda gli ostaggi israeliani a Gaza, (vivi e morti) l’accordo prevede uno scambio con la liberazione dei prigionieri palestinesi. Entro 72 ore dalla ratifica dell’accordo (probabilmente lunedì) saranno rilasciati gli ostaggi ancora in vita (si stima siano 20) e liberati 250 prigionieri detenuti da Israele e condannati all’ergastolo e 1.700 gazawi arrestati dopo il 7 ottobre 2023. La lista di questi ultimi non è ancora nota. Sicuramente, però, non ci sarà Marwan Barghouti (considerato il Nelson Mandela palestinese), leader di Fatah, come richiesto da Hamas.
 

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Capitolo aiuti umanitari

Sugli aiuti, l’intesa prevede l’apertura di 5 valichi di frontiera per consentire l’afflusso cibo, medicinali ecc. nella Striscia di Gaza, con l’ingresso di almeno 400 camion al giorno nella fase iniziale. L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha salutato l’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas come un “enorme sollievo” e si è dichiarata pronta a “inondare” Gaza di cibo di cui c’è disperato bisogno. “L’Unrwa ha cibo, medicine e altri beni di prima necessità da inviare a Gaza. Abbiamo abbastanza cibo per fornire cibo all’intera popolazione per i prossimi tre mesi”, ha dichiarato su X il direttore dell’agenzia, Philippe Lazzarini.
 

Gli scogli da superare

Una volta completata la prima fase dell’accordo, per la fase due serviranno altri negoziati che dovranno superare diversi punti cruciali. Oltre a un ulteriore ritiro dell’Idf dietro la “linea rossa” (più esterna di quella “gialla”) c’è l’istituzione di una “zona cuscinetto” lungo il confine tra la Striscia e Israele. Il piano Trump prevede, tra i 20 punti, che nella seconda fase si arrivi alla creazione di un’amministrazione provvisoria internazionale a guida Usa, con la partecipazione di Paesi arabi e dell’ex premier britannico Tony Blair. Su questo punto Hamas ha bocciato qualsiasi amministrazione straniera o occidentale, mentre sarebbe aperto ad un governo tecnico palestinese “sotto l’egida dell’Anp”, garantito dai Paesi arabi e musulmani. È prevista inoltre l’istituzione di una Forza internazionale di stabilizzazione (Isf), con partner arabi e internazionali, da dispiegare “immediatamente” a Gaza. Altro nodo da sciogliere è quello relativo al disarmo di Hamas. Il portavoce del gruppo palestinese ha sostenuto che la questione non è stata affrontata nei colloqui: “L’arma della resistenza è legittima per difendere il nostro popolo e garantire l’indipendenza della decisione palestinese”, ha aggiunto. Nel piano di Trump è stato scritto che l’obiettivo finale è quello di creare le condizioni per un percorso credibile verso l’autodeterminazione e la statualità palestinese. Ma su questo Israele non vuole sentire ragioni.

Foto © Imagoeconomica

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