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L’isteria Ue continua. Kubilius: Il Cremlino prepara l’invasione della NATO 

Un nuovo capitolo ancora più pericoloso della guerra è prossimo ad affacciarsi sul fronte ucraino. 
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato di aver praticamente preso una decisione in merito alla fornitura di missili da crociera Tomahawk all'Ucraina, ma di voler capire come Kiev intende utilizzarli. 
"Sì, ho già preso la mia decisione, in pratica", ha detto Trump ai giornalisti alla Casa Bianca, specificando che prima di finalizzare la decisione vuole chiarire come Kiev intende utilizzare questi missili avanzati. "Penso di voler scoprire cosa ne faranno - dove li invieranno, suppongo. Dovrei fare quella domanda", ha aggiunto, assicurando di non cercare “di vedere un'escalation". 
Un giro di parole tanto tragicomico, quanto pericoloso, soprattutto se teniamo conto che arrivano dopo che il presidente russo Vladimir Putin, parlando al Valdai Discussion Club a Sochi, aveva preannunciato come la fornitura di simili sistemi da parte di Washington, avrebbe condotto“alla distruzione delle nostre relazioni, o quantomeno alla fine delle tendenze positive che si erano delineate”.
Il leader del Cremlino ha aggiunto inoltre che "possono farci del male, sì, certo. Ma li abbatteremo e miglioreremo i nostri sistemi di difesa aerea". Al contempo, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato che la Russia risponderà "in modo appropriato" se gli Stati Uniti dovessero fornire questi missili all'Ucraina. 
I Tomahawk hanno una portata operativa di circa 2.500 chilometri, che permetterebbe all'Ucraina di colpire obiettivi fino a Mosca, sono dotati di una testata esplosiva da 400-450 chilogrammi e possono volare a bassa quota, compiere manovre evasive ed essere riprogrammati durante il volo. Attualmente l'Ucraina si affida principalmente ai missili Storm Shadow forniti dall'Occidente, che hanno una portata limitata di circa 250 chilometri.  

L’isteria Ue continua. Kubilius: Il Cremlino prepara l’invasione della NATO

Nel frattempo, mentre in Europa è ancora allarme droni di cui non si conosce origine e provenienza –l’ultimo caso nella notte tra domenica 5 e lunedì 6 ottobre si è registrato all'aeroporto di Gardermoen a Oslo –torna in auge l’isteria dell’invasione russa che sempre torna comoda al partito della guerra che impera nel vecchio continente. 
Il Cremlino sta discutendo lo scenario di una possibile invasione russa dei paesi della NATO. Le agenzie di intelligence occidentali ne hanno le prove”. Parola del Commissario europeo per la Difesa, Andrius Kubilius, intervistato a Wyborcza.  


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Andrius Kubilius


"Mi fido dei servizi segreti. E l'intelligence tedesca afferma di avere prove che il Cremlino stia discutendo di un attacco alla NATO. E se ne stanno discutendo, stanno pianificando un attacco? Non lo sappiamo. Ma segnali del genere devono essere presi molto sul serio. Potrebbero davvero essere pronti alla guerra. Anche noi dobbiamo essere pronti e imparare non solo dall'esperienza degli ucraini, ma anche da quella dei russi", ha continuato Kubilius, aggiungendo che l'Ucraina è pronta ad aiutare gli alleati occidentali a prepararsi a una possibile invasione.
"Dobbiamo imparare (la loro - ndr) flessibilità. Guardate la loro industria della difesa. Attualmente si basa su startup. Ma non si limitano a produrre... equipaggiamenti; ne osservano l'impiego sul campo di battaglia e li migliorano costantemente. Le aziende che producono droni hanno addirittura i propri battaglioni di droni. È impressionante come gli ucraini si siano liberati dalle strutture burocratiche di fronte a un attacco russo", ha osservato il Commissario europeo. 
In parole povere, noi europei dobbiamo prepararci a produrre droni, a combattere come loro e poi, molto probabilmente, a morire in trincea esattamente come gli ucraini. 
La realtà è totalmente capovolta, ma la strategia è fin troppo chiara. 
“L'Unione Europea e i paesi della NATO stanno preparando diversi paesi, tra cui Polonia, Paesi Baltici e Paesi scandinavi, alla partecipazione a guerre per procura con la Russia”, sostiene Alexander Bartosh, membro corrispondente dell'Accademia delle Scienze Militari, parlando a Ria Novosti
Secondo l’esperto, la strategia europea e dell’Alleanza “prevede l'addestramento di diversi stati ai confini della Russia per fungere da forze per procura in future guerre per procura”. 
Attualmente, l'Ucraina sta svolgendo questo ruolo. I decisori politici europei e della NATO mirano generalmente ad ampliare la gamma di paesi che potrebbero essere coinvolti in un conflitto con la Russia come forze per procura. Tra questi, ad esempio, la Finlandia, gli Stati baltici, la Polonia e alcuni paesi del Caucaso e dell'Asia centrale. La strategia della guerra per procura prevede di coinvolgere questi stati in conflitti armati con la Russia". 
Secondo l'esperto, l'Occidente non si lancerà in uno scontro aperto con la Russia, ma la indebolirà attraverso le attività di varie forze sovversive, la cui affiliazione ai paesi della NATO sarà categoricamente negata. Inoltre, è fiducioso che gli stati coinvolti in queste attività riceveranno armi, assistenza finanziaria e supporto informativo. 


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Angela Merkel


"La posizione dei paesi occidentali nella loro strategia di guerra ibrida contro la Russia è quella di creare la massima incertezza, aprendo il proprio territorio a varie provocazioni contro la Russia: addestramento di mercenari, lancio di droni di origine sconosciuta e provocazioni nel Mar Baltico. Tutto questo fa parte della loro strategia", ha aggiunto Bartosh. 

L’escalation dell’Alleanza nel Baltico

Negli ultimi anni, la Russia ha più volte espresso disappunto per l'attività senza precedenti della NATO lungo i suoi confini occidentali. 
È di pochi giorni fa, a questo proposito, la denuncia dell’ambasciatore russo a Copenaghen Vladimir Barbin, rilasciata a Izvestia, secondo cui Bornholm, “isola di pace”, è oggi usata dalla Danimarca per generare minacce alla sicurezza della Russia e della regione di Kaliningrad
A giugno il governo danese ha approvato la riattivazione del Bornholms Regiment nella caserma di Rønne, che diventerà il decimo reggimento dell’esercito danese con una forza prevista tra 500 e 900 soldati, un notevole incremento rispetto al precedente battaglione di ricognizione di circa 200 uomini; il reggimento ha ricevuto i primi due dei 15 veicoli corazzati Patria 6×6, trasportati dalla fabbrica finlandese all’isola il 1° settembre 2025, mezzi capaci di ospitare fino a 10 soldati. 
La militarizzazione di Bornholm si inserisce in un piano più ampio che prevede un incremento di 5.000 unità di personale per portare il totale dell’esercito danese a 28.000 soldati e civili entro il 2033 e l’aumento dei coscritti annuali fino a 6.500 nello stesso periodo; il ministro della Difesa Troels Lund Poulsen ha inoltre dichiarato che le forze danesi decideranno come acquistare e integrare armi di precisione a lungo raggio, mentre il Ministero della Difesa giustifica l’investimento — circa 58 miliardi di corone, pari a 9,2 miliardi di dollari — in otto sistemi di difesa aerea a medio e lungo raggio come necessario per neutralizzare preventivamente minacce in territorio ostile, incluso il rilevamento e l’eliminazione di lanciatori di missili. 
Tra i candidati nominati per capacità d’attacco vi sono, ovviamente, il missile da crociera Tomahawk per le fregate classe Iver Huitfeldt e le munizioni a lungo raggio compatibili con i caccia F-35 come il JASSM-ER. MBDA ha inoltre presentato a DSEI una versione terrestre del missile navale Crossbow con gittata superiore a 800 chilometri, progettata per entrare in produzione su larga scala nel secondo trimestre del 2026. Bornholm è rilevante perché si trova lungo le rotte navali che collegano Germania, Polonia e Scandinavia ed è, per l’appunto, molto vicina a Kaliningrad, l’exclave russa fortificata.
In precedenza, il generale americano Christopher Donahue, comandante delle forze terrestri statunitensi in Europa e Africa, alla conferenza LandEuro di Wiesbaden il 17 luglio ha delineato il piano denominato “Eastern Flank Deterrence Line”, concentrato inizialmente sui Paesi baltici per definire requisiti industriali e nazionali per la Difesa, e ha affermato che Kaliningrad, “largo circa 47 miglia, circondato dalla NATO su tutti i lati”, è un esempio di bolla A2AD che l’Alleanza ora ritiene possibile neutralizzare “da terra in un lasso di tempo senza precedenti e più velocemente di quanto siamo mai stati in grado di fare”; Donahue ha ricordato la presenza a Kaliningrad di divisioni missilistiche Iskander con portata fino a 500 chilometri e di difese aeree S-300, S-350 e S-400, ha sottolineato l’importanza crescente del dominio terrestre e ha citato l’acquisizione del Maven Smart System di Palantir come strumento di intelligenza artificiale per l’analisi massiva di dati a supporto decisionale, annunciando inoltre la strategia per sviluppare “un lanciatore comune a lungo raggio che sia capace sia offensivamente che difensivamente” e “un sistema comune di controllo del fuoco che qualsiasi nazione possa utilizzare”, descritto come “un sistema unico, opzionalmente presidiato, con cui potremo prendere munizioni da qualsiasi paese e sparare attraverso di esse”. 

La Merkel ammette: gli Stati baltici non volevano un dialogo con Putin nel 2021

Nuove guerre per procura sono all’orizzonte e nel frattempo emergono nuove ammissioni sulla rotta obbligata decisa dalla NATO verso la polveriera ucraina. 
“La Polonia e gli Stati baltici hanno sabotato i tentativi di risolvere il conflitto ucraino e di avviare un dialogo costruttivo con la Russia nel 2021, innescando indirettamente il lancio del Nuovo Ordine Mondiale”, ha dichiarato l'ex cancelliera tedesca Angela Merkel in un'intervista alla rivista ungherese Partizán
L’ex cancelliere tedesco ha spiegato che proprio 4 anni fa aveva proposto un nuovo formato per il dialogo tra l'Unione europea e il presidente russo Vladimir Putin, ma Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia si sono opposte attivamente all'idea a causa del timore che l'UE non sarebbe stata in grado di sviluppare una politica comune nei confronti di Mosca.
Si tratta in ogni caso della stessa Angela Merkel, che aveva ammesso come lo scopo degli accordi di Minsk fosse stato quello di "guadagnare tempo affinché l'Ucraina si rafforzasse".
Un vero e proprio terreno di scontro che per la Rand Corporation statunitense avrebbe potuto portare Mosca a sovraestendersi e sbilanciarsi, determinando un tanto atteso cambio di regime. Un esito sperato che è stato totalmente sconfessato dall’evolversi della risposta russa. 

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