Città bloccata, un fiume di gente da Piramide a San Giovanni. E intanto arriva la denuncia alla CPI contro il governo per complicità nel genocidio

L’Italia non si volta dall’altra parte. L’Italia, c’è. Ieri, a Roma, oltre un milione di persone - gli organizzatori parlano di un milione e mezzo - sono scese in strada per la Palestina. Un fiume vigoroso, incredibile, che da Porta San Paolo è arrivato a San Giovanni, chiedendo giustizia per il popolo palestinese, la fine del genocidio, dell’occupazione e il riconoscimento dei diritti dei palestinesi. Il corteo organizzato dalle comunità palestinesi italiane, dai sindacati di base e confederati e dalle associazioni ha sfilato al grido di “Palestina libera”, “Stop genocide”, “Stop accordi con Israele”.
Una grande bandiera della Palestina ha aperto il serpentone in piazza di Porta San Paolo, sorvegliato da almeno due elicotteri in cielo e da un vasto dispiegamento di camionette della polizia e dei carabinieri ai lati delle strade. Alla testa, le tante realtà palestinesi. "Dal fiume al mare, Palestina libera" è lo slogan intonato dai manifestanti. “Siamo marea”, gridano al microfono i promotori. E in effetti quando la testa del serpentone era già oltre il Colosseo, la coda ancora era a Piramide. La manifestazione di ieri arriva dopo le tante proteste delle ultime due settimane. Il 22 settembre c’era stato il grande corteo partito da Termini nel giorno dello sciopero generale indetto dall’Usb. Nella notte tra mercoledì e giovedì la lunga marcia notturna da Termini a piazza San Silvestro per protestare contro l’arresto in acque internazionali degli attivisti della Global Sumud Flotilla. Giovedì pomeriggio un’altra manifestazione partita dal Colosseo. Poi ieri c’è stata l’invasione pacifica dei trecentomila nel giorno dello sciopero generale indetto da Usb e Cgil in solidarietà con la Palestina. Studenti, lavoratori, precari e associazioni palestinesi che hanno marciato per oltre 12 chilometri da Termini fino all’imbocco dell’A24.


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Tra i vari cori e striscioni, spuntano le foto di Meloni, Tajani e Salvini "complici del genocidio" dietro allo striscione di Fgc, Fronte Gioventù comunista, al corteo di Roma. I manifestanti mostrano lo striscione: “Cacciamo il governo complice del genocidio” con una grossa bandiera palestinese. Dietro di loro il blocco di Usb. "Oggi il governo dice che meno male che siamo arrivati al cessate il fuoco, dopo due anni che il governo è complice del genocidio. Parlano di liberare gli ostaggi ma nemmeno una parola sui 70mila morti del genocidio sionista”, dicono gli organizzatori della manifestazione dal camion che apre il corteo,
"Roma è bloccata. Tutta. Siamo un milione di persone per la Palestina. Abbiamo bloccato tutto. L'Italia sa da che parte stare”, annunciano gli organizzatori del corteo nazionale per la Palestina nella Capitale, una volta arrivato a piazza San Giovanni. "Siamo a rappresentare tutta l'Italia. Siamo la resistenza palestinese". "Governo Meloni dimissioni", il coro partito dopo l'annuncio. Tanti, venuti da diverse città d’Italia, non hanno potuto raggiungere la città perché fermati dalla polizia nei caselli autostradali, nonostante la manifestazione fosse autorizzata. “La vendetta del governo italiano alla dura contestazione di queste settimane contro la sua alleanza economica e militare all'alleato israeliano si dispiega oggi sulle autostrade le stazioni del Paese - dicono gli attivisti della Global Sumud Flotilla in riferimento ai fermi dei pullman al casello di Roma Nord - dove avvengono perquisizioni e fermi arbitrari ai danni di chi vuole raggiungere la manifestazione nazionale a Roma a sostegno della popolazione palestinese e contro il genocidio. Non fermerete la marea”.


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E a proposito di Flotilla, una volta che il corteo è giunto a piazza San Giovanni, c’è stato un collegamento telefonico con la Freedom Flotilla partita da Otranto e che ora si trova a Creta in attesa di proseguire verso Gaza: "Grazie per tutto quello che avete fatto in questi giorni e oggi - hanno detto dalla nave -. Una piazza bellissima, 600 mila persone che ci danno buon vento". Alla manifestazione hanno partecipato anche il senatore del Movimento 5 Stelle Marco Croatti, la parlamentare europea dei Verdi Benedetta Scuderi, il deputato dem Arturo Scotto e l’europarlamentare Annalisa Corrado, sempre del PD, che erano stati arrestati dai militari israeliani per aver partecipato all’iniziativa della Global Sumud Flotilla assieme ad altre 36 persone italiane, e che venerdì erano rientrati in Italia dopo essere stati liberati.


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In Italia, l’attenzione mediatica e pubblica verso questa iniziativa è stata - e continua a essere - significativamente più alta rispetto ad altri paesi europei. Numeri come quelli raggiunti ieri sono più unici che rari pure per capitali come Roma. Il sentimento popolare è ormai schierato in maniera determinante in difesa del popolo palestinese e dei suoi diritti. L’opinione pubblica italiana sostiene la Palestina, chiede lo stop del genocidio, protesta, sciopera si mobilita. Una pressione incessante e sempre più temuta dalle alte sfere romane di Palazzo Chigi, dove ormai il sostegno incondizionato a Israele rischia di diventare strategicamente e politicamente fatale. Intanto un gruppo di giuristi e avvocati per la Palestina (Gap) ha annunciato che denuncerà il governo italiano e Leonardo alla Corte penale internazionale per complicità in crimini di guerra e genocidio. Allo studio ci sono anche azioni legali per il blocco della Global Sumud Flotilla. “Chiediamo che venga avviato un procedimento nei confronti del governo italiano, nelle persone della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del ministro degli Esteri Antonio Tajani e del ministro della Difesa Guido Crosetto, oltre all’amministratore delegato di Leonardo Spa  Roberto Cingolani - spiega a lavialibera l’avvocato Gianluca Vitale, tra i promotori dell’iniziativa -. Se c’è un’attività di collaborazione sostanziale con le autorità israeliane che commettono crimini, significa che le autorità italiane stanno concorrendo nel reato che viene commesso”.

Foto © Imagoeconomica

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