Giuristi e avvocati per la Palestina accusano l’esecutivo anche per il blocco della Global Sumud Flotilla*
Il gruppo Giuristi e avvocati per la Palestina (Gap) ha annunciato due azioni legali contro il governo italiano e Leonardo Spa: una davanti alla Corte penale internazionale (CPI) per complicità in crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio, e un’altra per la mancata protezione della Global Sumud Flotilla, la flotta civile bloccata dalle forze israeliane mentre cercava di portare aiuti umanitari a Gaza. L’obiettivo è accertare le responsabilità italiane nello sterminio in corso e nel mancato intervento a tutela delle imbarcazioni umanitarie.
La denuncia alla CPI, che verrà trasmessa nei prossimi giorni al procuratore generale, è promossa dal neonato gruppo Gap. “Chiediamo che venga avviato un procedimento nei confronti del governo italiano, nelle persone della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del ministro degli Esteri Antonio Tajani e del ministro della Difesa Guido Crosetto, oltre all’amministratore delegato di Leonardo Spa Roberto Cingolani – spiega a lavialibera l’avvocato Gianluca Vitale, tra i promotori dell’iniziativa –. Se c’è un’attività di collaborazione sostanziale con le autorità israeliane che commettono crimini, significa che le autorità italiane stanno concorrendo nel reato che viene commesso”.
L’iniziativa ha raccolto l’adesione di oltre cinquanta personalità del mondo politico e culturale, tra cui Moni Ovadia, Tomaso Montanari, Alessandro Di Battista, Luigi de Magistris e Laura Morante, oltre al sostegno di quasi seimila cittadine e cittadini.
Nel testo della denuncia si evidenzia la mancata interruzione della cooperazione militare tra Italia e Israele, che comprende la fornitura di armi e munizioni, nonostante le raccomandazioni della relatrice Onu Francesca Albanese. Dopo il 7 ottobre 2023, il governo ha sospeso soltanto le nuove licenze di esportazione, senza però bloccare quelle già attive. Leonardo Spa, società a controllo pubblico leader nel settore della difesa, ha continuato a mantenere due contratti di manutenzione per elicotteri e aerei da addestramento dell’esercito israeliano, come confermato dallo stesso Cingolani in un’intervista al Corriere della Sera.
A ciò si aggiunge la decisione dell’esecutivo di sospendere i finanziamenti all’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni unite che assiste i rifugiati palestinesi. Israele ha accusato l’agenzia di essere coinvolta negli attacchi di Hamas del 7 ottobre, accuse poi smentite da una commissione indipendente dell’Onu. “Non solo l’Italia si è finora totalmente astenuta dall’adottare ogni misura preventiva del genocidio – conclude il testo –, ma anzi ha ostinatamente continuato ad alimentarlo”.
Il gruppo di giuristi aveva già diffidato il governo, il 24 settembre scorso, chiedendo di “fare quanto necessario per proteggere realmente la Global Sumud Flotilla e i suoi membri”. Dopo che le navi civili sono state intercettate in acque internazionali e i loro membri arrestati, il Gap sta ora valutando ulteriori azioni legali per accertare le responsabilità italiane.
“L’intervento militare è illegittimo perché è avvenuto in acque internazionali sulle quali Israele non ha nessuna legittimità a intervenire e per questo potrebbe essere assimilabile al reato di pirateria – continua Vitale –. Dal mio punto di vista, si potrebbe parlare anche di violenza privata e sequestro di persona”.
Secondo l’avvocato, la responsabilità del governo italiano si fonderebbe su due aspetti: “Innanzitutto, chiedere di rispettare il blocco israeliano e ritenerlo quindi legittimo significa concorrere nel reato. Il blocco è parte della condotta criminosa israeliana, che sia crimini di guerra o genocidio, perché è strumentale alla continuazione dell’offensiva all’interno della Striscia e anche all’utilizzo della fame come arma. Il secondo motivo riguarda la decisione di ritirare la nave della Marina inviata solo per un tratto ad accompagnare la Flotilla. Tirarsi indietro e quindi negare assistenza significa omettere l’esercizio del dovere di tutela e, di nuovo, facilitare in qualche modo la commissione di un reato”.
Foto © Imagoeconomica
*Qui il modulo per sostenere la denuncia. L’adesione è aperta a chiunque, indipendentemente dalla propria professione: ogni sottoscrizione rappresenta un atto di solidarietà e di vicinanza
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