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Presentato il libro 'Immortali' all'European Palermo Youth Centre di Palermo 

Si parla di mafia-appalti per non parlare delle stragi”, dei depistaggi, delle implicazioni della destra eversiva, dei mandanti esterni. Il giornalista de ‘il Domani’Attilio Bolzoni ha tirato le somme in merito a quella che è, senza ombra di smentita, un’operazione in piena regola di riscrittura della storia.
Lo ha fatto durante la presentazione del suo ultimo libro ‘Immortali’ (edito da Fuori Scena) al Circolo Arci di Palermo.
Con lui hanno dialogato il parlamentare Europeo Leoluca Orlando ed Emilio Miceli, Presidente del Centro Pio La Torre.
A moderare l’incontro la giornalista Manuela Modica.
Con “mafia-appalti non si arriverà da nessuna parte” perché non hanno nessuna prova: non dicono nemmeno chi potrebbe essere stato “ad uccidere Paolo Borsellinoha detto Bolzoni aggiungendo che si tratta “di una operazione di depistaggio che va avanti da anni e che ora è esplosa”.
Un depistaggio che parte dalla riscrittura della storia con “la commissione parlamentare antimafia” ha commentato Miceli, attraverso la quale si pretende di affermare che il dossier mafia-appalti sia la causa di fatti che “hanno destabilizzato il nostro paese” come le bombe di Capaci e via d’Amelio.
Il tutto sta avvenendo, ha ripreso Bolzoni, con il pieno sostegno di “una parte della magistratura che ha riacquistato la sua anima conservatrice e in alcuni casi reazionaria; e oggi, più di trent’anni fa, ho la consapevolezza di quanto fosse mal sopportata quell’anomalia che si chiamava Giovanni Falcone”. “Io - ha continuato - non mi aspetterei da parte di una certa magistratura o della politica” la ricerca della verità. 


pres immortali 2


Sono in corso dei tentativi di “riscrivere la storia delle stragi”, di tagliare quel filo che lega la morte di “Paolo Borsellino, le stragi del 1993 e la strategia del terrore” che ha colpito vite innocenti, monumenti e opere d’arte.
In estrema sintesi si sposta l’attenzione dai complici eccellenti delle stragi per indirizzarla unicamente verso i picciotti di Cosa nostra.
Tale visione va a smentire le sentenze già passate in giudicato e verità storiche consolidate: ci troviamo quindi in un processo di “revisione” nel quale le indagini smentiscono le sentenze sulle stragi del 1992 - ’93 e che tagliano fuori personaggi come Giuseppe Graviano e Silvio Berlusconi
La parte dei colletti bianchi viene quindi tagliata fuori lasciando sul campo solo la manovalanza: le indagini, ha detto il giornalista “vanno bene solo contro la mafia degli emarginati, contro chi fa spaccio, droga, piccoli movimenti terra”; ma contro la “mafia degli incensurati lo Stato sembra incapace di agire” perché in Italia “il vero problema non sono i poteri legali ma i poteri legali che si muovono” assieme “ai poteri criminali”.
Casi emblematici sono il sistema Montante, il caso Saguto, l’inchiesta mafia-capitale, il processo a Totò Cuffaro e via elencando; quest’ultimo, come ricordato dalla giornalista Manuela Modica, è rimasto protagonista della politica siciliana “al di la delle condanne, e degli anni in carcere”. 

L’eterno presente della Sicilia

Il passato che sembra non passare mai è un argomento che ritorna sovente quando si parla di mafia e di Stato.
Bolzoni ha portato due esempi esplicativi ricordando le manganellate del 23 maggio 2023 quando cittadini e studenti universitari vennero picchiati dalla polizia nei pressi dell’albero Falcone.
Non accadeva dai tempi di Pio La Torre che dei celerini caricassero dei pacifici cittadini” ha detto Bolzoni; e non avrei mai immaginato che un professore dell’Università di giurisprudenza di Palermo “pronunciasse la frase ‘il maxi-processo è un obbrobrio”, come accadde molti anni fa sempre all’interno di quelle mura.


pres immortali 1


È inutile negarlo: il tempo passa ma le cose si ripetono ciclicamente.
Anzi per Falcone e Borsellino le cose sono andate peggio: “Sono diventati dei santini”, ha ribadito il giornalista. E l’antimafia? Da avanguardia della legalità si è trasformata. Ora è “obbediente, ammaestrata” e “grottesca”, come abbiamo avuto modo di vedere lo scorso 23 maggio, quando venne fatto suonare il minuto di silenzio in anticipo per chiudere in fretta la faccenda prima che arrivasse il corteo. 

La democrazia e la Costituzione sotto attacco

Noi abbiamo bisogno della verità storica”, ha detto l’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando, perché la sola verità giudiziaria non è sufficiente. “Noi di fronte alle stragi abbiamo scoperto l’importanza della verità. Dopo le bombe i cortei non chiedevano l’arresto dei mafiosi, ma la verità”.
E qual è la verità che siamo riusciti a costruire?
Che il periodo stragista, sia degli anni novanta, sia quello degli anni precedenti, non è stato uno scontro tra Stato e mafia (o terrorismo) ma tra “la nostra Costituzione e potere eversivo”. Un dato che è ormai scritto nelle sentenze definitive sulla strage della stazione di Bologna. Tra i condannati in via definitiva ci sono i nomi di Paolo Bellini e Luigi Ciavardini, quest’ultimo fotografato assieme all’attuale presidente della Commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo

Foto © ACFB 

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