La relatrice ONU per il territorio palestinese occupato: “La posizione dell’Italia riflette una postura scorretta dell’Occidente verso la Palestina”
Nuovo speciale di “Duemila Secondi”. In studio un’ospite d’eccezione: Francesca Albanese, recentemente riconfermata come relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati. A Palermo ha presentato il suo ultimo libro, “Quando il mondo dorme” (ed. Rizzoli). “Nel libro c’è la mia vita, la mia esperienza da giurista e il lavoro come relatrice speciale delle Nazioni Unite. È un libro che sembra una scatoletta con ago e filo”, racconta ai microfoni del podcast di ANTIMAFIADuemila. “Offre alle persone gli strumenti per spiegare e comprendere ciò che solitamente si conosce solo superficialmente sulla Palestina.” Nel corso dell’intervista, Albanese ha parlato del genocidio in atto a Gaza e del “mare magnum” di chi ancora lo nega: “Israele sta scrivendo una delle pagine più oscure del genocidio. È una categoria giuridica universale: il crimine è quello, e i fatti parlano chiaro. I genocidi hanno sempre stadi precursori ben riconoscibili. L’elemento comune - spiega - è la disumanizzazione. Quando si riduce l’altro a una categoria scomoda, colpibile e, ancor prima, incolpabile, lo si percepisce come una minaccia alla sicurezza. L’individuo viene spogliato della sua identità e identificato unicamente attraverso l’appartenenza al gruppo. La disumanizzazione inizia con l’attribuzione aprioristica di colpe all’intero gruppo, che viene poi segregato e sottomesso.” A proposito di questo processo, Albanese è chiara: “Abbiamo aiutato Israele a normalizzare un linguaggio disumanizzante. Siamo stati tutti complici: giornali, politici. Tutto ciò che il popolo palestinese ha comunicato attraverso studiosi, operatori umanitari e organizzazioni per i diritti umani non è mai stato preso sul serio, a meno che non fosse validato da fonti esterne. Dieci anni fa non si parlava di Palestina, eppure la violenza era già strutturale. Ci voleva un genocidio per aprire gli occhi su cosa sia davvero Israele.” Secondo Albanese, quello israeliano è colonialismo d’insediamento, che per sua natura si traduce in apartheid: “Per i popoli autoctoni, la terra non è solo il luogo in cui si vive: è ciò che si è. Lo sradicamento, per i palestinesi, non si è mai fermato. I palestinesi sono vittime di un’ideologia razzista, il sionismo. Ma lo sono anche gli israeliani: con la differenza che questi ultimi hanno libertà di scelta.” Durante l’intervista, Albanese ha anche annunciato di aver recentemente concluso un rapporto per le Nazioni Unite su interessi privati e finanziari che hanno sostenuto l’economia dell’occupazione: “Israele non avrebbe potuto mantenere l’occupazione senza il sostegno del settore privato: industria militare, multinazionali, big tech, intelligenza artificiale, imprese di costruzioni e trasporti. Tutti hanno contribuito allo sfruttamento e allo sfollamento dei palestinesi, sostituiti con coloni israeliani.” Parlando dell’Italia, la relatrice commenta: “La posizione italiana riflette una postura incerta e scorretta dell’Occidente nei confronti della Palestina.” E sulla via d’uscita, è netta: “La soluzione è il diritto internazionale. La legalità è l’antidoto. Bisogna costruire anticorpi giuridici all’interno del sistema. È una lezione universale, che parte dalla Sicilia e arriva fino alla Palestina. L’esperienza siciliana, dal 1992 a oggi, per me è stata estremamente formativa”. “La Palestina oggi è uno specchio che ci mostra chi siamo come individui. Per me - conclude - non esiste alternativa a ciò che sto facendo. Voglio continuare finché non finirà il genocidio, e poi assicurarmi che sia l’ultimo crimine che Israele commette contro i palestinesi".
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