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Intervista al figlio del giudice capace di vedere la "verità d'assieme"

Quarantacinque anni fa il giudice Mario Amato, sostituto procuratore della Repubblica di Roma, veniva ucciso dai Nar (Nuclei armati rivoluzionari), nelle persone di Gilberto Cavallini e Luigi Ciavardini, mentre aspettava l’autobus per recarsi in ufficio. Aveva l’auto in riparazione e non c’erano macchine di servizio disponibili a quell’ora. Un uomo isolato, non protetto, lasciato solo nonostante il delicatissimo lavoro che stava portando avanti. Aveva in mano le indagini sui gruppi della destra eversiva, dopo l'omicidio, nel 1976, di Vittorio Occorsio da parte di Pierluigi Concutelli di Ordine Nuovo. Dieci giorni prima di essere ucciso, in un'audizione al Csm, Amato aveva denunciato lo stato di isolamento che viveva in Procura e sullo stato delle indagini aveva detto: “Sto arrivando alla visione di una verità d’assieme, coinvolgente responsabilità ben più gravi di quelle stesse degli esecutori materiali degli atti criminosi”. Anche di questo abbiamo parlato con il figlio Sergio Amato in questa intervista. “Dietro la morte di mio padre c'è il coinvolgimento di tantissime entità - afferma -Perché mio padre, parlando dei Nar aveva dichiarato che si trattava di ragazzini che venivano armati, non che si armano. Un dato che va contro a quella linea difensiva con cui i Nar si sono sempre dichiarati spontaneisti armati che non avevano nulla a che fare con le vecchie sigle”. Non solo. Sergio Amato ricorda che il padre aveva nemici proprio nel palazzo di giustizia di Roma (“Vicino di stanza è Antonio Alibrandi il cui figlio Alessandro era nome di spicco proprio dei Nar") e, come emerso nei processi, vicepresidente di quel Csm a cui aveva denunciato la propria situazione di solitudine, era Ugo Zilletti, uomo vicino alla P2 di Licio Gelli. Una P2 che, come emerso nelle sentenze del processo Bellini, proprio in quelle settimane stava preparando la strage di Bologna che vedeva sempre i Nar coinvolti.
“Mio padre è stato vittima di un sistema criminale che ha attraversato la nostra storia - conclude Sergio Amato Negli anni Ottanta un fenomeno come la P2 è stato sminuito, era considerato una burletta. Ma sappiamo che c'è un filo nero che ci porta fino agli anni Novanta. I rapporti tra le organizzazioni criminali e le mafie esistono dagli anni Sessanta. E' come diceva mio padre. C'è un sistema organizzato, un sistema di criminale che coinvolge responsabilità molto più gravi degli stessi esecutori”. 

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