L’ex assessore alla Cultura di Palermo: “A Gaza un olocausto. L’attacco di Israele all’Iran? Chi pensa di ottenere un cambio di regime con le bombe si sbaglia”
Nuova puntata speciale di “Duemila Secondi”. In studio con Karim El Sadi e Luca Grossi, Adham Darawsha, ex assessore alla Cultura di Palermo, medico e membro della comunità palestinese della città, rappresentata dall’associazione “Voci nel Silenzio”. Dal genocidio a Gaza, all’aggressione ingiustificata di Israele all’Iran, fino alla lotta alla mafia a Palermo, dove l’ex assessore vive da 25 anni, tanti i temi, delicatissimi, affrontati nel podcast. A partire dall’attacco avviato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu contro Teheran per impedire alla repubblica islamica di arricchire l’uranio con finalità belliche per bombe nucleari. “Già dal 92 Netanyahu era fissato con il nucleare iraniano, quando nessuno ne parlava, quando a nessuno dava fastidio e quando sembrava che l'unico pericolo che c'era in Medio Oriente per l'Occidente era Saddam Hussein. Netanyahu già dal 92 parlava del nucleare iraniano - ha ribadito Adham Darawsha - . Parlava anche contro gli accordi di Oslo, parlava della Giordania come stato sostitutivo della Palestina per i palestinesi. Aveva queste idee che all'epoca sembravano fantascienza. Oggi questo signore è al governo. E non è al governo da un anno, ma dal 2009”. Secondo Adham Darwasha “era chiaro che ci sarebbe stato l’attacco all’Iran il giorno in cui Israele ha violato l’ultimo cessate il fuoco a Gaza. Io penso che in quella settimana quando Israele aveva deciso di sfidare il mondo affamando Gaza, già aveva pianificato l’attacco all’Iran. Cosa c’entrano le due cose? Siccome la resistenza a Gaza non si è piegata militarmente, l’alternativa era tenere le fiamme abbassate, affamando la popolazione in modo poi da consentire a Israele di fare tutto quello che ha fatto. Il punto è - ha spiegato Darawsha - che Netanyahu ogni volta che deve scappare da un fallimento, ne crea un altro. E questa è la sua storia politica. Israele è un paese bravissimo ad aprire le guerre. Poi si mette a cercare qualcuno che lo aiuta a chiuderle o a uscirne. Io non so chi lo aiuterà a uscire questa volta, perché gli iraniani non sono arrivati ieri sul pianeta Terra. Stiamo parlando di un popolo con una cultura enorme, un popolo che si potrebbe anche considerare uno dei popoli che hanno dato origine alla popolazione europea. Un popolo con una storia di 4000 anni, che ha fatto dell'identità nazionale, della cultura nazionale un elemento distintivo ed è un popolo che non accetterà mai di abbassare la testa come chiede Trump, un Presidente da ricovero. L’Iran è un popolo che non si è mai arreso, e lo stiamo vedendo da come risponde a Israele”. E rispetto al genocidio del popolo palestinese, che Darawsha definisce “un olocausto” simile a quello di 80 anni fa, e la posizione della politica Italiana: “Il nostro paese è un paese che ancora una volta si dimostra senza spina dorsale”. “Quando tutti gli ebrei del mondo, negli Stati Uniti, in Inghilterra, ma anche in Europa, hanno gridato il loro no a quello che succedeva a Gaza, il nostro governo non è riuscito a dire nemmeno una piccola condanna. Non abbiamo chiesto il mondo, ma neanche quello. Questo servilismo che a noi in Italia non serve”, ha aggiunto. “A noi serve un governo che capisca che prima di ogni cosa va protetta la pace nel Mediterraneo. Perché noi siamo al centro del Mediterraneo e quello che succede là avrà delle conseguenze qui. Se l'Iran domani chiude lo stretto di Hormuz, è il 27-28% del petrolio che non passa”, ha spiegato l’ospite del podcast. “E’ il litro di benzina che diventa 8-9 euro. Queste guerre fatte solo per salvare il culo a un criminale di guerra come Netanyahu - ha concluso - ci farà pagare un prezzo enorme. E se qualcuno pensa che faremo il cambio di regime con le bombe, sappia che quello che verrà dopo sarà molto, ma molto, ma molto peggio”.
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