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Uno degli autori dei roghi ha notato il led a infrarossi: è scappato prima che le telecamere riuscissero ad incastrarlo

Sta continuando la battaglia contro lo smaltimento illegale di rifiuti tessili a Prato. È una battaglia molto difficile, ma che sta procedendo nonostante le difficoltà. Le immagini che emergono dai racconti della Procura parlano di sacchi neri abbandonati tra la vegetazione, di scarti dati alle fiamme in aree isolate e di bracieri accesi lungo la strada in via Brugnani, vicino al torrente Filimortula, una zona ormai ribattezzata “terra del fuoco” per la frequenza con cui vengono incendiati rifiuti tessili. Il procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli, parlando alla Commissione parlamentare sulle Ecomafie, ha illustrato le difficoltà riscontrate fino a questo momento, in primis la mancanza di strumenti tecnologici adeguati. Le telecamere di sorveglianza attualmente in uso, infatti, non sono sufficienti a cogliere in flagrante i responsabili. In un caso - ha spiegato Tescaroli - l’autore di un incendio si è accorto del led a infrarossi delle telecamere e si è dato alla fuga, rendendo praticamente inutile la registrazione. “Sono presenti almeno una decina di bracieri agevolmente individuabili percorrendo la strada, ma non si è riusciti a individuare gli autori di tali incendi. In almeno un caso l’autore, con in mano due taniche, si è dato alla fuga non appena ha visto il led a infrarossi delle telecamere, come si è potuto constatare dalle cosiddette fototrappole”. Da qui la richiesta avanzata da Tescaroli di poter disporre di dotazioni più moderne, come telecamere nascoste, ovviamente prive di luci visibili, in grado di documentare le azioni illegali senza essere notate. Ad ogni modo, il problema - ha fatto sapere Prato Tv - è stato già rappresentato in sede istituzionale alle forze di polizia giudiziaria specializzate, come il Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale dei Carabinieri di Prato (Nipaf), la polizia municipale e l’Arpat.
Ma il problema non sembra essere solo di natura tecnica, bensì anche strutturale. Lo smaltimento abusivo di scarti tessili è strettamente legato al grande numero di imprese del settore presenti nel Pratese, molte delle quali gestite da imprenditori di origine cinese, che spesso tendono a non affidarsi a ditte autorizzate. Non è affatto raro che queste attività decidano di rivolgersi a trasportatori non autorizzati, che si occupano di far sparire i rifiuti in maniera clandestina. Li raccolgono dai vari laboratori di confezionamento e li abbandonano lungo i fossi, nei campi o in altri luoghi poco visibili, spesso durante le ore notturne. “Nella sola area di via Brugnani, a ridosso del torrente Filimortula - ha sottolineato il procuratore capo di Prato - è stata individuata un’area dove erano stoccate 55 tonnellate di rifiuti, di cui 10 tonnellate di scarti tessili stoccate illegalmente. Peraltro, nella stessa zona insistono i cosiddetti orti cinesi, gestiti da imprenditori cinesi, che sono stati e sono oggetto di attenzione investigativa”. 
Si tratta, dunque, di un fenomeno che sta assumendo dimensioni preoccupanti, come mostrano anche i dati forniti dalla Procura e da Alia, l’azienda di raccolta dei rifiuti. Tra il 2023 e i primi mesi del 2025, le quantità di rifiuti tessili abbandonati sono aumentate in modo esponenziale. Solo nella città di Prato si è passati da 150 tonnellate nel 2023 a oltre 750 nel 2024, con già 234 tonnellate raccolte nei primi quattro mesi del 2025. Anche in comuni vicini come Carmignano, Calenzano, Montemurlo e Poggio a Caiano si sono registrati aumenti significativi, con quantità che in alcuni casi si sono moltiplicate di venti volte nel giro di un solo anno. 

Foto © Paolo Bassani 

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