Oltre trecento tra morti e feriti sono arrivati all'ospedale Nasser, Amnesty lancia allarme anche sulla Cisgiordania
Ennesima mattanza al centro distribuzione aiuti a Khan Younis, nel sud di Gaza, gestito da GHF (Gaza Humanitarian Foundation) in mano a soldati israeliani e contractors statunitensi. Droni e tank hanno aperto il fuoco sulla folla accalcata per gli alimenti. Almeno 89 palestinesi sono stati uccisi mentre erano radunate in attesa di ricevere farina. Oltre trecento palestinesi, tra morti e feriti sono arrivati all'ospedale Nasser. Il responsabile infermieristico parla di “situazione fuori controllo”.
Il portavoce dell'organizzazione umanitaria, Mahmoud Bassal, ha dichiarato all'AFP che "i droni hanno aperto il fuoco sulle persone. Pochi minuti dopo, i tank israeliani hanno sparato diversi colpi". Oltre trecento palestinesi, tra morti e feriti sono arrivati all'ospedale Nasser.
Sale così ad oltre 56.000 morti e 129.000 feriti il bilancio complessivo delle vittime dall'inizio del conflitto, il 7 ottobre 2023.
Riguardo alla situazione a Gaza, "l'Unione europea non può rimanere in silenzio. Per questo chiediamo sanzioni forti contro il governo di Israele per la violazione dell'articolo 2 dell'accordo di associazione Ue-Israele. Credo sia molto chiaro che l'articolo 2 sia stato violato, e quindi dovremmo sospendere le relazioni commerciali con Israele e imporre un embargo sulle armi. I membri del governo devono rispondere di quanto sta accadendo”, ha dichiarato la presidente del gruppo dei Socialisti e democratici al Parlamento europeo, Iratxe Garcia Perez, in un briefing con la stampa nella plenaria di Strasburgo. "Condanniamo apertamente gli attacchi del governo israeliano, gli attacchi indiscriminati contro la popolazione, i movimenti forzati di popolazione e le violazioni del diritto dell'Ue", ha aggiunto. Riguardo all'escalation in Iran, la presidente del gruppo S&d ha dichiarato: “Chiediamo esplicitamente la fine dell'escalation militare tra Israele e Iran. Questi attacchi rappresentano una violazione del diritto internazionale. Aumentano le tensioni nella regione, come ho già detto, e mettono in discussione la sicurezza globale. L'appello dell'Ue a entrambe le parti deve andare in quella direzione. Questo conflitto rappresenta un passo indietro negli sforzi diplomatici per quanto riguarda l'accordo sul nucleare iraniano".
Amnesty: “Nei territori occupati devastazione come nella Seconda Intifada”
La situazione in Cisgiordania è ugualmente grave, denuncia Amnesty International. Nei quasi cinque mesi trascorsi dal 21 gennaio, Israele ha portato avanti nella Cisgiordania occupata la più devastante operazione militare dai tempi della seconda Intifada". Lo denunciano rappresentanti di Amnesty International sulla base di una ricerca appena condotta dalla stessa ong, storico baluardo della tutela dei diritti umani con sede a Londra, sottolineando come ciò che avviene in questa porzione dei territori palestinesi sia stato in qualche modo oscurato sui media prima dai devastanti raid nella Striscia di Gaza e ora dalla guerra con l'Iran. La ricerca di Amnesty indica che dal 21 gennaio ai primi giorni di giugno le forze israeliane hanno ucciso almeno 80 palestinesi in Cisgiordania, tra cui 14 minorenni: nell'ambito di un'operazione militare iniziata nel campo profughi di Jenin, estesa fin dal 27 gennaio a quelli di Tulkarem e successivamente alla cittadina di Tammoun e al campo di al-Farah. Sebbene le forze israeliane si siano ritirate da al-Farah il 12 febbraio, rimangono tuttora schierate nei campi di Jenin e Tulkarem, dichiarati "zona militare chiusa" al pari di quello di Nur Shams. Una situazione segnata da sgomberi di massa, dalla distruzione di centinaia di alloggi e di varie infrastrutture vitali (testimoniata da video amatoriali che Amnesty ha visionato), nonché da misure draconiane adottate contro ogni visita di osservatori esterni. E soprattutto per "impedire - come dichiarato apertamente dallo stesso ministero della Difesa israeliano - il ritorno delle persone residenti".
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