Nell'ultimo episodio della prima stagione di "1 minuto di lotta", prodotto da Our Voice, Gaia Casanova racconta la storia di Paolo Borsellino. Nato nel 1940 a Palermo, a pochi passi da Giovanni Falcone, diventa magistrato e sceglie di non voltarsi dall’altra parte. Lavora fianco a fianco con Falcone nel pool antimafia: una squadra, un’idea, una rivoluzione. Perché combattere la mafia non è solo arrestare boss, ma scardinare un sistema.
Dopo l’attentato di Capaci, non si ferma. Va avanti lo stesso. Con dignità, con rabbia, con amore per il suo Paese.
Il 19 luglio 1992, in via D’Amelio, viene assassinato con la sua scorta: Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina e Emanuela Loi. Una strage di mafia, ma anche di Stato.
Borsellino non è morto. Vive in ogni gesto di coraggio civile, in ogni scuola che insegna la verità, in ogni cittadino che dice no all’omertà.
Perché Borsellino non è un ricordo da celebrare, è una responsabilità da raccogliere. La giustizia, per lui, era sacrificio, coerenza, speranza incrollabile.
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