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L'esempio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, l'esperienza personale accanto a questi due "mostri sacri" della magistratura, le difficoltà incontrate negli anni successivi tra inchieste e processi, le delusioni ed i tradimenti subiti nel corso del tempo, la ricerca della verità. Di tutto questo abbiamo parlato in questa puntata di "Nero su bianco" che vede come ospite speciale Antonio Ingroia, già magistrato antimafia a Palermo, poi politico ed oggi avvocato. 
Occasione è la presentazione del libro "Traditi", scritto assieme al giornalista Massimo Giletti in cui racconta le sue verità, come si dice già nella copertina, sui misteri di Palermo e sulla magistratura. Un'intervista che è anche un prequel di un approfondimento che vedrà protagonista anche il nostro direttore, Giorgio Bongiovanni


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"Ho sentito l'esigenza di tirare un po' le fila, dopo 33 anni dalle stragi. Ho fatto un mio percorso. Oggi sono avvocato ed ho provato a tracciare un bilancio con Massimo Giletti. E' un dialogo che è diventato un libro ed il file rouge, o forse si può dire noir, è il tradimento. Partendo da Falcone e Borsellino la riflessione è: è prevalente una continuità, negli anni in cui erano vivi e post-mortem, o è prevalente il tradimento della loro eredità e della loro memoria? Con amarezza debbo dire che è prevalente il tradimento". 
Nel corso della puntata Ingroia parla anche del processo trattativa Stato-mafia, delle delusioni vissute all'intento della magistratura e dello stato della giustizia in Italia.


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"Se guardiamo all'Italia di oggi è un'Italia che ha voltato le spalle al modello di Falcone e Borsellino. A parte poche eccezioni anche dentro la magistratura si sono fatti passi indietro. Come mai non c'è più la stagione dei grandi processi dove gli uomini politici non venivano portati alla sbarra? Forse perché non c'è più il rapporto mafia-politica? Sciocchezze. Forse perché non c'è più il rapporto tra mafia e istituzioni, quell'area grigia di cui Falcone parlava negli anni Ottanta? Sciocchezze. Diciamo che è prevalsi, senza offendere la magistratura nel suo complesso, il carrierismo, l'opportunismo, la prudenza, soprattutto nei vertici giudiziari, di non tutti, ma di molti uffici giudiziari".  
Infine Ingroia parla anche dello stato della mafia e traccia un profilo su Giuseppe Graviano, a suo avviso regista di grandi tradimenti, da Totò Riina a Matteo Messina Denaro.  


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Foto © Paolo Bassani 

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