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I dettagli dell'operazione condotta dalla Procura di Reggio Calabria

Gestire gli affari illeciti, tra cui soprattutto il narcotraffico, in regime di monopolio affidato ad una struttura stabile ed organizzata composta dalle ‘locali’ di ‘Ndrangheta di tre ‘mandamenti', la 'Provincia'. L’odierna operazione, denominata ‘Millennium’, coordinata dal procuratore aggiunto facente funzioni di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo ha così aggiornato le conoscenze sulla struttura della mafia calabrese appurandone la unitarietà e confermando l’esistenza di questa struttura apicale, ovvero un organo collegiale che svolge funzioni di raccordo tra le "locali" reggine e quelle dislocate in altre regioni d'Italia e all'estero.
Le ‘locali’ poste sotto la lente degli inquirenti sono quelle di Sinopoli, Platì, Locri, Melicucco e Natile di Careri, nonché di quelli di Volpiano (Torino) e Buccinasco (Milano).
L’operazione è scattata questa mattina e ha portato all’arresto di 97 indagati (di cui 81 in carcere e 16 agli arresti domiciliari): le città interessate sono state Reggio Calabria, Milano, Monza e Brianza, Pavia, Nuoro, Bologna, Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia, Roma, Rimini, Verona, Agrigento e Torino ed è stata condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, supportati in fase esecutiva dai militari dei Comandi provinciali competenti per territorio, dal Ros, dallo Squadrone eliportato Cacciatori Calabria e Sicilia, dal 14mo Battaglione "Calabria", dal Nucleo cinofili e 8° Nucleo elicotteri di Vibo Valentia ed inoltre con il supporto dell'unità Ican (Interpol Cooperation Against 'Ndrangheta) dello Scip per gli aspetti di cooperazione internazionale di Polizia. Nel corso dell'operazione è stato eseguito anche il sequestro preventivo di due società - attive nella ristorazione e nell'edilizia - ritenute riconducibili agli indagati e utilizzate per favorire le attività illecite dell'associazione.

Il coordinatore della Dda di Reggio Calabria, inoltre, ha posto in evidenza - relativamente al narcotraffico internazionale di stupefacenti - "il carattere strategico della ‘Ndrangheta, strutturata a livello mondiale, in grado di governare i traffici sin dalla partenza della cocaina dalla Colombia, dal Brasile e da Panama, l'arrivo a Gioia Tauro e in altri porti del Belgio e dell'Olanda, lo smistamento in Italia e in altri paesi europei, rintuzzando tutti i tentativi di altre pericolose organizzazioni criminali, di fatto, mantenendo il monopolio relazionale con i produttori". “È importante sottolineare - ha detto Lombardo in conferenza stampa - che l'operazione 'Millennium' evidenzia una struttura criminale fortemente organizzata che agisce nel tempo e in permanenza, e l'assenza di un unico capo non significa che la ‘Ndrangheta sia meno forte di altre strutture criminali, anzi, perché le indagini confermano la presenza strutturata di un organismo - la Provincia - sovraordinato alle singole 'famiglie' di cui fanno parte i rappresentanti delle 'famiglie' più potenti della provincia di Reggio Calabria, che ha la forza di intervenire per dirimere controversie pericolose tra i clan, un ambito associativo di alto livello".





"Nonostante l'esistenza della Provincia - ha detto Giuseppe Lombardo - le frizioni non mancano certamente nella 'Ndrangheta, come nel caso di una partita di cocaina pagata da Giuseppe Barbaro, detto 'u castanu', esponente di primo piano delle cosche di Platì, che chiese agli Alvaro la restituzione di 45 mila euro come risarcimento per una mancata consegna dello stupefacente, risarcimento ottenuto soltanto dopo che il clan di Platì sequestrò uno degli Alvaro, reclamando il 'rispetto delle regole'".
Il procuratore aggiunto facente funzioni nel suo lungo intervento, ha ricordato inoltre la tragedia scaturita dal sequestro a scopo estorsivo di Mariangela Passiatore, 40 anni, in vacanza a Brancaleone, nel Reggino, moglie di un imprenditore milanese, che venne prelevata con la forza nell'agosto del 1977 mentre cenava e uccisa dai suoi aguzzini a colpi di bastone alla testa perché impossibilitati a garantirle i farmaci per curare le sue patologie. Lombardo, infine, ha detto che "la lotta alla mafia non è ancora persa, anche se i ritardi tecnologici possono comprometterne l'esito. E' necessario - ha proseguito Lombardo - riuscire a comprendere il loro modello di comunicazione, in continua evoluzione, per capire tutto ciò che si muove all'interno dell'organizzazione criminale che spazia in tutti i continenti, utilizzando gli strumenti che offre l'intelligenza artificiale, per anticiparne le mosse". "Loro sono ancora qui ma ci siamo anche noi a dare risposte che non sono per niente scontate. Oggi poniamo le premesse per dare risposte finali che arriveranno quando si concluderà il percorso processuale”, ha detto il magistrato.

“La 'Provincia', come componente apicale della 'Ndrangheta, continua a esistere, non è finita con l'operazione 'Crimine'"

"La ‘Ndrangheta è una struttura criminale in grado di operare in ambiti strategici, all'interno di un sistema integrato dove confluiscono ambiti di alto livello, dove si configura il progetto criminoso che la ‘Ndrangheta attua" ha detto ancora Lombardo.
Per il sostituto procuratore della Dna Sandro Dolce "l'indagine attualizza il profilo dell'unitarietà della 'Ndrangheta", mentre il comandante generale dei carabinieri Salvatore Luongo Buongiorno ha parlato di "un'attività che ha raggiunto un risultato di grande rilievo". Lombardo ha ricordato gli esiti dell'inchiesta Crimine spiegando che l'operazione, condotta dai carabinieri con il coordinamento anche dei procuratori aggiunti Stefano Musolino e Walter Ignazitto, "ha permesso di riattualizzare gli assetti" delle cosche. Dal 2010 sono passati 15 anni ma "la struttura non è cambiata. - ha aggiunto - La 'Provincia', come componente apicale della 'Ndrangheta, continua a esistere, non è finita con l'operazione 'Crimine'".



  

Intercettazioni indispensabili

Lombardo ha evidenziato, inoltre, quanto "sia assolutamente indispensabile lo strumento delle intercettazioni per aggiornare la fotografia di cos'è la 'Ndrangheta in questo territorio, in Italia e a livello mondiale. Se ci fosse stato un solo carabiniere ad aver svolto l'attività di intercettazione effettuata nell'ambito delle varie investigazioni congiunte che il mio ufficio ha coordinato, avrebbe ascoltato intercettazioni per 233 anni. Questo dato dà la misura del lavoro che è stato fatto". Musolino ha sottolineato "la capacità resiliente della cosca Alvaro di restare dominante in amplissimi territori della provincia tirrenica. Una cosa che credo ci debba interrogare e debba interrogare la pubblica opinione, perché questa resilienza riguarda anche soggetti che sono già stati detenuti e quindi la capacità della pena di modificare atteggiamenti e comportamenti di vita da parte di questi soggetti. Riguarda anche la capacità del tessuto sociale, nel quale gli indagati sono inseriti, di individuare queste persone come un problema per lo sviluppo della comunità, piuttosto che riconoscere loro una autorevolezza sociale che li fa diventare baricentrici all'interno di queste comunità. La repressione è uno degli strumenti, ma se non c'è investimento economico, investimento culturale, se non ci sono altri attori istituzionali che intervengono in quei tessuti sociali, le cose difficilmente cambieranno". Secondo Ignazitto è emerso uno "spaccato particolarmente allarmante e soprattutto evidenzia una pervasività di questi soggetti a 360 gradi nella provincia di Reggio Calabria". Il riferimento è al fenomeno di "rastrellamento di voti sul territorio in occasione delle elezioni al Consiglio regionale. È emersa la figura di alcuni soggetti che, a prescindere dall'appartenenza a questo o quel partito politico, si sono posti al servizio del migliore offerente per raccogliere voti presso le 'ndrine. C'era una squadra formata da tutta una serie di soggetti che hanno pianificato, progettato, in parte messo in atto un fenomeno di baratto per cui all'elezione del candidato prescelto sarebbe dovuto conseguire una serie di vantaggi in termini di incarichi, di favori, di riconoscimenti di vario tipo da parte di colei che si auspicava potesse essere eletta al Consiglio regionale".

La ‘cassa comune’

Ancora le indagini hanno confermato il dinamismo della cosca "Alvaro", dotatasi di una cassa comune attraverso la quale far fronte alle spese legali degli associati e al sostentamento delle famiglie dei detenuti e della cosca "Barbaro Castani", di cui è stato ricostruito l'intero organigramma, la quale è attiva nella zona di Platì, Ardore e territori limitrofi, nonché nei "locali" di Volpiano e Buccinasco. Il vertice della cosca "Barbaro Castani", scrupoloso garante delle "regole", dei "patti" e delle "prescrizioni" sancite in occasioni di importanti summit, rappresenta una figura centrale della ‘Ndrangheta unitaria oltreché del "locale" di Platì. Sono state riscontrate le attività estorsive delle cosche nei confronti di commercianti e imprenditori. In particolare la cosca "Alvaro" imponeva la cosiddetta "messa a posto" nei confronti delle ditte aggiudicatarie di lavori pubblici e a commercianti intenzionati ad aprire punti vendita nel territorio del "locale" di Sinopoli, invece la cosca "Barbaro Castani" imponeva pressanti richieste estorsive in danno di tutti gli imprenditori locali che operavano nel territorio sottoposto a controllo della cosca poiché erano costretti a corrispondere l'importo del 3% del valore dell'appalto.

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