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Nel provvedimento firmato dal procuratore reggente Lombardo nomi di primissimo livello del gotha di Reggio Calabria

Svolta nell’inchiesta della procura di Reggio Calabria sul delitto del giudice Antonino Scopelliti (ucciso a Villa San Giovanni nel 1991). Ora il numero degli indagati è salito a 20. Oltre ai primi 17, ai quali fu notificato l'avviso di garanzia nel 2019 quando la Dda di Reggio Calabria aveva ritrovato la presunta arma del delitto, il fucile ''Zabala Hermanos'' a canne mozzate grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Maurizio Avola, sono ora indagati anche altri esponenti di primissimo livello della 'ndrangheta di Reggio come Pasquale Condello, Giuseppe De Stefano, Giuseppe Morabito, Luigi Mancuso, Giuseppe Zito ed il boss delle cosche "milanesi" Franco Coco Trovato. I nuovi nomi sono contenuti nel decreto di perquisizione eseguito nelle settimane scorse dalla Squadra mobile a Messina. Tra i nomi indicati nel documento, compare anche quello del boss di Cosa nostra catanese Nitto Santapaola nei confronti del quale, però, non si può procedere per “ni bis in idem”, in quanto “già assolto per l'omicidio Scopelliti". Nell'inchiesta compaiono anche i nomi di alcuni boss che nel frattempo sono deceduti, il boss stragista di Castelvetrano Matteo Messina Denaro, il calabrese Giovanni Tegano e il messinese Francesco Romeo. Il boss di Castelvetrano avrebbe partecipato alla fase esecutiva del delitto che sarebbe stato deciso "nel corso di una riunione svoltasi a Trapani nella primavera del 1991". Secondo i pm, "il mandato omicidiario proveniva direttamente da Totò Riina" che aveva incaricato Messina Denaro il quale, a sua volta, "riceveva le informazioni operative relative alle abitudini di vita del magistrato da Salvo Lima", l'europarlamentare della Dc ucciso in un agguato a Palermo il 12 marzo 1992. Il boss di Castelvetrano, infine, stando alla ricostruzione della Procura, avrebbe curato "i contatti con un informatore locale rimasto ignoto che avvisava il gruppo incaricato dell'omicidio in ordine agli spostamenti del magistrato".
 L'8 aprile scorso la Polizia Scientifica aveva effettuato, per la prima volta, dei rilievi specialistici sulla scena del crimine, riportando sul luogo del delitto l'autovettura Bmw 318i del giudice Scopelliti, rimasta nella disponibilità dei familiari. 
Gli inquirenti, nel documento notificato agli indagati, riferiscono molti particolari dell'agguato a Scopelliti. Nel provvedimento, firmato dal procuratore facente funzioni di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo e dal sostituto della Dda Sara Parezzan, viene ricostruita la dinamica die fatti. A premere il grilletto contro il giudice, esplodendo al suo indirizzo diversi colpi di fucile calibro 12, sarebbe stato Vincenzo Salvatore Santapaola, figlio del boss catanese Nitto, a bordo di una moto guidata da Maurizio Avola. A scortarli, un corteo di autovetture, una Alfa Romeo 164 con a bordo Matteo Messina Denaro, una potente berlina tedesca, guidata da Aldo Ercolano, e una Fiat Uno condotta da Marcello D'Agata, a bordo della quale Vincenzo Salvatore Santapaola si sarebbe allontanato dopo aver sparato contro Scopelliti. Tra i presenti anche Eugenio Galea. L'omicidio di Antonino Scopelliti viene inserito tra "le causali degli omicidi e dei tentati omicidi con l'intento di indurre lo Stato a trattare in tema di benefici penitenziari e alla disciplina dei pentiti".

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