Le lotte di Peppino Impastato, il valore della memoria oltre la fiction, la lunga battaglia assieme a Mamma Felicia ed i compagni per avere giustizia. Di tutto questo abbiamo parlato in questo episodio del podcast di ANTIMAFIADuemila, Nero su Bianco.
Un'intervista esclusiva a Salvo Vitale, compagno storico del giovane politico, attivista e giornalista che il 9 maggio 1978 fu brutalmente assassinato nelle campagne di Cinisi.
Attraversando il diario dei ricordi, come nell'ultimo libro scritto "Cento passi avanti e qualche passo indietro”, Salvo Vitale traccia un bilancio partendo dal depistaggio ed il tentativo di farlo passare come un terrorista suicida. "La cosa era studiata perfettamente. - racconta Salvo parlando delle prime indagini - Uccidere non solo Peppino, ma tutte le sue idee e tutto il suo gruppo. Se Peppino fa saltare in aria il treno che la mattina porta i lavoratori a Palermo, Peppino, che per i lavoratori avrebbe dato la vita, diventa quello che li fa saltare in aria. E questa è la verità che tutti accettarono. E' questo il contesto di allora".
Non furono affatto facili i giorni successivi all’omicidio con le indagini dai carabinieri caratterizzate da interrogatori feroci in caserma e perquisizioni nelle case dei ‘compagni’ anche prive di mandati di perquisizione.
Furono proprio i compagni di Peppino assieme al fratello Giovanni a raccogliere informazioni e prove che a distanza di anni dimostrarono il depistaggio messo in atto nelle prime indagini. Il percorso per la verità è durato oltre vent'anni tanto che solo nel 2002 si arrivò alla condanna di Gaetano Badalamenti come mandante del delitto. Nell'intervista, tra un aneddoto e l'altro, Salvo Vitale parla anche del valore del film "I cento passi" e del tempo presente parlando dell'attuale governo: "Che non si potessero riunire più di quattro cinque persone era una delle norme da codice Rocco - spiega - Oggi vengono riprese perché bisogna accettare lucidamente e senza discussioni che questo è neofascismo, malgrado tutti gli atteggiamenti della leader di voler andare oltre queste cose. E' neofascismo, basta pensare a La Russa. Se non è fascista quello chi deve essere? E il neofascismo non è che viene dall'alto. Il neofascismo crea le leggi per continuare ad esserci. Peppino oggi? Lui troverebbe grandi spazi di lavoro. Sarebbe come nella foto con Danilo Dolci e un cartello 'Pace al Vietnam, lavoro ai siciliani'". Quindi ha concluso: "Oggi è un momento poco felice e non credo in prospettiva che ci siano grandi cose. C'è un'opposizione assolutamente debole e incapace di produrre soluzioni o alternative nuove.
In questo contesto l'uomo moderno è abbandonato alla sua solitudine. La solitudine è quella di stare davanti al computer, al cellulare e non avere più rapporti sociali. E' in questo consenso che il potere riesce davvero a cucire la sua trama e a soffocare qualsiasi dissenso".
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