La relazione sulle falsità e le omissioni di Mori e De Donno presentata oggi alla sede del M5S
Silenziare tutte le domande sulle stragi del '92-’93, le connessioni politiche, la presenza di elementi esterni alla mafia e i depistaggi istituzionali.
La commissione antimafia presieduta da Chiara Colosimo ha mostrato ieri tutto il suo lato autoritario e dispotico impedendo ad alcuni parlamentari di porre delle domande inerenti a questi temi a Mario Mori e Giuseppe De Donno.
L’unica ‘verità’ che viene accettata in quella stanza è la mirabolante cantilena del solito dossier mafia-appalti, spacciato come unica causale della strage di via d’Amelio del 19 luglio 1992. Una ‘verità’ costruita su una serie di menzogne e falsità elencate e smentite una per una dalla relazione presentata oggi alla sede del Movimento 5 Stelle a Roma dal presidente Giuseppe Conte, dall’ex procuratore generale di Palermo e oggi senatore Roberto Scarpinato e dall’ex procuratore nazionale antimafia e deputato Federico Cafiero de Raho.
"In commissione vengono compresse o censurate le domande", "assistiamo ad atteggiamenti arroganti e prepotenti - ha esordito de Raho -. Avevamo chiesto che non si andasse su una sola strage. E invece è stata concentrata l'attenzione solo su via d'Amelio, estrapolandola" dal contesto delle "altre stragi". "Ho detto in passato e lo ripeto oggi che le stragi sono ancora tra noi. E' una storia che ha una grande attualità politica. Non furono solo di mafia e ci sono indicatori inequivocabili", ad esempio "i depistaggi che hanno contrassegnato tutte le indagini fino agli anni 2000" che "non furono messi in atto per coprire i mafiosi ma mandanti e complici", ha aggiunto Scarpinato.
Per capire "l'operazione politica di questa maggioranza di destra - aggiunge -, bisogna capire che tutto questo è sparito dal dibattito. Quale è la missione? Far sparire tutti questi temi importanti dal dibattito, spostando tutta l'attenzione sul versante mafia-appalti", "un'arma di distrazione di massa". "C'è una contro-narrazione, basata su falsità documentali, per portare sul banco imputati la magistratura", per "gettare fango sui magistrati" ha detto l’ex procuratore generale.
La "funzione intimidatoria è abbastanza evidente”, ha aggiunto il leader del Movimento lanciando un “appello ai parlamentari di Camera e Senato e invitiamo anche il presidente Mattarella a prestare attenzione" a quanto sta avvenendo in Commissione Antimafia, che è "illegittimo e indecoroso per le istituzioni”.
“La commissione antimafia, a partire dalla Presidente Colosimo, non vuole svolgere la sua funzione pubblica. Possiamo parlare di depistaggio istituzionale, si sta indagando su una sola strage di mafia, mentre sono molte di più. Si sta addirittura imboccando verso una relazione finale focalizzata su una sola pista che stravolge la verità dei fatti. Lanciamo questo allarme istituzionale. Una situazione da segnalare ai presidenti di Camera e Senato. Senza volerlo tirare per la giacchetta, chiediamo a Mattarella di prestare attenzione" ha poi aggiunto.
Nel concreto “essere una commissione di inchiesta significa svolgere indagini e analisi con gli stessi poteri dell'autorità giudiziaria - ha affermato Federico Cafiero de Raho -. Per raggiungere l'obiettivo c'è bisogno di imparzialità e di un metodo democratico in un confronto dialettico paritetico tra maggioranza e opposizione. Al momento il metodo in Commissione Antimafia è autoritario e vengono censurate le domande, come ieri ha fatto la presidente Chiara Colosimo. Un atteggiamento arrogante e prepotente, cui si aggiunge il fatto che l'interesse della commissione si è indirizzato sulla sola strage di Via d'Amelio in una ricostruzione basata esclusivamente sul movente mafia-appalti. Questo significa fare un cattivo servizio ai cittadini".
Il sequestro politico della commissione antimafia
"In commissione antimafia è in atto un sequestro politico, con il quale la maggioranza nega all'Italia la verità sulle stragi e mette il bavaglio alle opposizioni" e "la memoria depositata da Mori in commissione Antimafia il 16 aprile 2025 e le dichiarazioni rilasciate da De Donno, nell’ambito del lavoro di indagine sulla Strage di via d’Amelio, contengono una serie di falsità e di distorsioni della realtà che lasciano sgomenti per la loro gravità e per il loro numero", si legge nella relazione presentata nella sede del M5S. "Mori e De Donno hanno compiuto una totale riscrittura non solo della storia processuale delle stragi, ma anche della storia del paese - aggiungono i pentastellati - tentando di carpire la buona fede di chi non conosce le complesse vicende in questione. Questa circostanza è particolarmente grave perché così facendo i due aumentano, anziché diminuire, la coltre di fumo che ancora oggi aleggia sulla strage di via D'Amelio e sulle altre stragi del '92-'93.
Secondo Conte "la situazione che si è creata nella commissione Antimafia è grave, gravissima. La missione di questa maggioranza è ben chiara: è una missione politica, che si è dipanata subito, ma è diventata ancora più chiara nello svolgimento dei lavori. Già a ottobre abbiamo denunciato il bullismo istituzionale”.
"L'obiettivo è collegare la strage di via D'Amelio alla vicenda Mafia-appalti e isolarla dalle altre stragi. Quando Mori ha concluso il suo intervento la maggioranza ha applaudito: significa che per la maggioranza c'è già una verità, ma il lavoro della commissione è assumere una interpretazione solo all'esito dei suoi lavori". Per Scarpinato si vuole "intimidire la magistratura che ha osato l'inosabile, indagando gli intoccabili: Dell'Utri, Cuffaro, D'Alì, Andreotti, Berlusconi. Un monito per i magistrati di oggi e di domani". Alla fine Conte ha offerto una chiave di lettura politica aggiuntiva: "Se sul fascismo Fratelli d'Italia ha fatto dei passettini in avanti, la stagione delle stragi di matrice neofascista e della strategia della tensione riguarda un passato che è integrato con la storia di FdI. E per questo possiamo dire che Colosimo è all'altezza del compito che le è stato affidato".
L’uso della teoria di mafia-appalti come strategia difensiva
Rispondendo ad una nostra domanda l’ex procuratore Roberto Scarpinato ha affrontato il tema del depistaggio legato alle stragi mafiose.
Mario Mori, davanti alla Corte d’Assise di Firenze, non collegò le stragi del ’92-’93 all’indagine “Mafia e Appalti”, quindi perché e quando questa ‘pista’ venne riesumata?
Per Scarpinato, il depistaggio nasce come “esigenza autodifensiva” per coprire “l’improvvida iniziativa” - parole della Corte d’Appello di Palermo - di contattare Riina, generando una catena di eventi che portò all’attentato di via d’Amelio. È per questo che si deve continuare perentoriamente su questa linea e scartare tutto il resto?
Si arriverà ad un punto in cui si affermerà che le stragi di Capaci e di via d’Amelio le hanno fatte i magistrati che “hanno processato Dell'Utri, che hanno processato D’Alì, che hanno processato Andreotti. Questa è la narrazione che chiunque può capire al di là delle falsità documentali. Del resto lo scopo che Mori ha dichiarato pubblicamente, in un'intervista a Gaia Tortolo del 2023, e che lui si tiene in forma in buona salute per vendicarsi dai magistrati che lo hanno processato”.
“E ha dichiarato che lui ha capito di essere stato perseguitato dalla Procura di Palermo sin da quando la Procura di Palermo lo processò per la mancata perquisizione di Covo di Riina. E noi anche qui abbiamo prodotto un documento: noi abbiamo avuto un atteggiamento persecutore nei suoi confronti? La procura di Palermo chiese l'archiviazione e il G.i.p di Palermo impose l'imputazione coatta”. “Quindi veramente per costruire questa narrazione ci vuole un disegno politico - ha detto Scarpinato - il potere ti dice: noi non possiamo essere trattati come voi. Se voi ci processate, non ci dimenticheremo di voi. Possono passare dieci anni, vent'anni, trent'anni’.
È dalla stessa logica della mafia. ‘Non pensare che tu puoi collaborare con la giustizia e ci potrai dire che noi ci dimentichiamo di te’”. “Lo devono ricordare i mafiosi e lo deve ricordare una politica che vuole che ci siano degli intoccabili. Ma noi non consideriamo nessuno intoccabile. E la nostra Bibbia è l'articolo 3 della Costituzione. Tutti i cittadini sono uguali dinanzi alla legge”.
Foto © ACFB
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