“Rappresentano oggi il 41,10% del PIL mondiale. La Cina da sola detiene il 19%, gli Stati Uniti il 15%, ma la vera differenza risiede nel settore manifatturiero, che si concentra quasi interamente nella Cina. Il mondo, quindi, non è più unipolare”. Con queste parole la giornalista, direttrice del canale Casa del Sole TV, Margherita Furlan, parlando ai nostri microfoni, ha introdotto il tema cardine del suo nuovo libro, “Brics Scacco Matto”, presentato sabato 3 maggio presso il Bio Agriturismo, Il Cerreto, a Pomarance in provincia di Pisa.
Un’opera che apre un nuovo sguardo sul mondo, a partire dall’ultimo summit dei Brics, tenutosi nell’ottobre scorso a Kazan, dove la Furlan ha potuto presenziare come giornalista in prima linea. Un’occasione che, secondo la sua analisi, ha visto l’intesa delle più grandi economie del mondo e nei fatti “ha sancito la fine del dominio del G7”.
“Abbiamo visto che il mondo è multipolare e abbiamo visto anche che si è parlato molto di cereali, non solo di petrolio, non solo di gas, ma anche di borsa dei cereali, un'ipotetica borsa che potrebbe essere creata da questi Paesi, i quali detengono la maggior parte delle risorse alimentari del pianeta. E questo veramente è un dato che può fare la differenza sopra ogni dato economico”, ha continuato la giornalista. I numeri in questo senso parlano chiaro: i Brics rappresentano oltre il 40% della produzione mondiale di grano e ne consumano internamente più del 90%. In questo scenario, il controllo occidentale sui prezzi attraverso le piazze di Chicago, Londra e Parigi è sempre più messo in discussione. Un’eventuale Borsa del Grano dei Brics, unita a un sistema assicurativo e logistico indipendente, costituirebbe una svolta epocale nel commercio agricolo globale.
Questo è uno dei motivi per cui “è in corso la prima guerra mondiale contro i Brics”. Margherita, a questo proposito, ha commentato i recenti focolai di guerra tra Nuova Delhi e Islamabad che potrebbero sfociare in un grande conflitto, anche nucleare. Il Pakistan che, per ammissione del suo ministro della difesa, ha addestrato i terroristi per conto dell’Occidenti per decenni, recentemente aveva avviato la costruzione del proprio tratto del gasdotto Iran-Pakistan (IP), fermo da anni, in quello che sarebbe parte di un grande corridoio energetico che da Mosca, passando per Teheran, arriverebbe all’India. I recenti attacchi terroristici nel Kashmir che hanno provocato la morte di 22 cittadini indiani e infiammato la regione rappresentano dunque un tentativo di rompere l’intesa delle nuove economie?
“Ci sono diversi tentativi che ce lo dimostrano. Questo è uno dei tanti. L'India sostanzialmente sta con un piede in due scarpe, purtroppo non ha ancora deciso cosa fare. Ovviamente ogni paesedecide sulla base della convenienza economica”, ha commentato la Furlan, secondo cui gli equilibri del prossimo futuro saranno decisi anche da come si muoverà l'Iran nei confronti degli Stati Uniti d'America e soprattutto nei confronti di Israele.
“L’Iran che sappiamo nel 2013 è entrato a far parte dei bricks proprio in difesa verso Israele e che ha siglato un partenariato strategico anche di difesa militare con la Russia e quindi di conseguenza prevede che ci possa essere un aiuto anche da parte della Cina, visto che oramai Russia e Cina sono un binomio forse indissolubile”, ha continuato.
In questo quadro, secondo la giornalista, l’Europa resta incatenata alla dottrina della guerra con la Russia, mentre rimane incapace di svincolarsi dal crescente declino egemonico dell’Impero USA. In questo contesto Bruxelles persegue la strada per il riarmo approvando il piano Rearm Europe da 800 miliardi scavalcando persino l’Europarlamento. Nel libro bianco della Difesa si stabilisce che “se a Mosca verrà consentito di raggiungere i suoi obiettivi la sua ambizione territoriale si estenderà oltre”, pertanto propone di perseguire il sostegno militare all’Ucraina. L’America di Donald Trump, d’altro canto sembra in procinto di svincolarsi dai negoziati per lasciare i conflitti europei in mano al vecchio continente.
“C'è un'Europa che resta non più ai margini del mondo – continua la Furlan – ma resta al centro della guerra, cioè si fa portavoce di istanze belliche, molto più di prima e probabilmente l'Ucraina dovrà fare i conti di questo, perché pare che Gran Bretagna e Francia insieme a Germania non molleranno molto. molto facilmente la presa. Probabilmente si andrà verso una spartizione dell'Ucraina”. D’altra parte “è molto probabile che Washington lasci il campo libero. Non ce la fa a mediare, quindi la promessa dei primi 100 giorni di Donald Trump al momento non è riuscita. Staremo a vedere. In ogni caso resta impegnata contro Teheran a favore di Israele. Ciò che succederà in Ucraina sarà ancora tutto da stabilirsi. È probabile che l'Europa continui il conflitto per conto e per nome della NATO”.
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