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Lo storico giornalista ad ANTIMAFIADuemila: "È in atto un arretramento culturale e giuridico"

"Le indagini e i processi spesso non ci raccontano cos'è la mafia oggi" e anche "noi giornalisti facciamo veramente fatica a raccontarla" ha detto lo storico giornalista Attilio Bolzoni nel podcast Nero su Bianco di ANTIMAFIADuemila. "Il nucleo centrale dell'associazione - ha continuato - sono i colletti bianchi, o neri, e il concorso sono i mafiosi che intervengono al bisogno, ma sono la coda".
"Io ho provato a raccontare questo a degli esperti" ma "mi hanno guardato come se fossi fuori di testa".
Di fatto alla mafia - quella vera - non interessa più l'abolizione del reato di associazione mafiosa, "perché lo danno nei quartieri, nelle borgate", a quelli che portano "il marchio come i cavalli".
"Una cosa di cui si parla sempre e vorrebbero cancellare è il concorso esterno, perché il concorso esterno riguarda non più la faccia sconcia della borgata, ma comincia a riguardare i borghesi, gli avvocati, i colletti neri", ha detto, "e poi c'è tutta la legislazione sui beni, il doppio binario, approfittando degli scandali che ci sono stati", come i processi a Saguto e Montante.
"Ma - ha tenuto a ribadire - il doppio binario è costretto alla vita delle persone" e ora assistiamo ad un assalto alla legislazione antimafia proprio sull'onda di una presunta 'fine dell'emergenza mafiosa'. Come se il tempo e gli arresti la cancellassero.
"Il punto è proprio questo, attraversare il tempo", è cambiato tutto ma di fatto non è cambiato nulla.
"Io ho respirato negli anni '70 il cattivo odore della mafia silenziosa, di quella che non spara" e "la ritrovo improvvisamente '50 anni dopo. Chiusa la stagione dei Corleonesi con tutto quello che è successo, la mafia è tornata mafia e contemporaneamente l'antimafia si sta scolorendo".
O meglio sta facendo proprio marcia indietro: con le sentenze della Cassazione non "puoi più parlare di Mafia Capitale, non puoi più parlare di Sistema Montante" dato che per i supremi giudici tali sistemi non esistono.
Nel suo ultimo libro - 'Immortali' edito da Fuori Scena - Bolzoni spiega che "queste sentenze modificano anche il nostro pensiero, le nostre parole. Non c'è una libertà di espressione grazie o a causa di queste sentenze come dovremmo averla. C'è un arretramento culturale"; "c'è una restaurazione politica e culturale che poi porta a quello che sappiamo su Mafia-Appalti, su questo ritorno di quest'indagine che è un'ossessione per alcuni" e "spacciarlo oggi, come la Bibbia, come se fosse la spiegazione unica per scoprire la verità sull'attentato del 19 luglio 1992 è veramente falso".
E poi ancora: "Trovo indecente che accusino e che venga messo alla berlina un uomo come Nino Di Matteo e vengono osannati dei condannati per mafia" come Totò Cuffaro e Marcello Dell'Utri.
Il tutto mentre una commissione antimafia, presieduta da Chiara Colosimo, "non è una vera commissione di inchiesta, perché una commissione di inchiesta fa le inchieste e lì ha un pregiudizio".
"Poi c'è questa magistratura di Caltanissetta che a sorpresa si è ritrovata in sintonia con le tesi della Commissione parlamentare antimafia, ripescando questo rapporto mafia appalti".
E intanto il tempo passa e in "Italia c'è sempre più mafia e ci sono sempre meno mafiosi".

Segui il PODCAST: Nero su Bianco

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