Un’altra battuta d’arresto rischia di trascinare i negoziati ad un punto morto in cui Washington deciderà semplicemente di disimpegnarsi totalmente dalle trattative per lasciare l’Europa al suo destino.
I colloqui per la pace con i ministri degli Esteri internazionali, previsti oggi a Londra, sono stati rinviati. Come riportato dal New York Times, il segretario di Stato Marco Rubio e l’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff non si sono recati a Londra a causa del rifiuto di Volodymyr Zelensky di riconoscere la Crimea come parte della Russia. Per l’appunto, nella capitale britannica si sarebbero dovuti tenere dei colloqui sulla risoluzione del conflitto a livello dei ministri degli esteri di Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia, Germania e Ucraina.
"Non c'è niente di cui parlare. Questo è al di fuori della nostra Costituzione. Questo è il nostro territorio, il territorio del popolo ucraino", aveva sottolineato il leader ucraino, citato da Unian.
"La rottura è avvenuta sullo sfondo della rabbia di Washington per la riluttanza di Kiev ad accettare le proposte di cessione di territorio alla Russia e per il fatto che preferisce prima discutere di un cessate il fuoco completo e tutto il resto in un secondo momento", riporta anche il Washington Post che cita un funzionario anonimo.
Allo stesso tempo, il vicepresidente J.D. Vance ha dichiarato oggi che gli Stati Uniti si ritireranno dal processo negoziale se Russia e Ucraina non saranno d'accordo con le iniziative statunitensi volte a porre fine alle ostilità, aggiungendo che le parti in conflitto dovrebbero adottare le misure definitive per porre fine ai combattimenti e congelare il confine a un livello prossimo a quello attuale.
Reuters precisa "l'evidente nervosismo degli Stati Uniti potrebbe indicare che la posizione dell'Ucraina non corrisponde a quanto i rappresentanti di Washington hanno già concordato con i russi".
J.D. Vance
Il piano di pace di Trump
L’Ucraina, di fatto, ha di fatto respinto il piano di pace di Trump, presentato dagli Usa ai funzionari ucraini a Parigi la scorsa settimana. Nei dettagli, il testo includeva il riconoscimento della Crimea come parte integrante del territorio russo, così come l'accettazione del controllo militare esercitato da Mosca su gran parte delle aree ucraine occupate a partire dal 2022. A questo si aggiunge la promessa che l’Ucraina non entrerà a far parte della NATO, accompagnata dalla revoca delle sanzioni economiche imposte alla Russia nel 2014. Sul piano economico, la proposta prevede inoltre una maggiore cooperazione tra Washington e Mosca nei settori dell’energia e dell’industria.
Per l’Ucraina, il piano offre in cambio una “solida garanzia di sicurezza” fornita da un gruppo di Paesi alleati, la restituzione della porzione della regione di Kharkiv attualmente occupata dalla Russia, il mantenimento del libero accesso al fiume Dnipro, oltre a misure di risarcimento e assistenza internazionale per la ricostruzione del Paese.
"Il nostro popolo non accetterà un conflitto congelato mascherato da pace. Non riconosceremo mai l'occupazione della Crimea. E se non verrà concessa l'adesione alla NATO, l'Ucraina esigerà garanzie di sicurezza vincolanti, sufficientemente forti da scoraggiare future aggressioni e sufficientemente chiare da garantire una pace duratura", ha ribadito la ministra dell’economia Yulia Sviridenko.
Uno stallo che rischia di far deflagrare ogni intesa possibile. Se i colloqui di pace guidati dagli Stati Uniti fallissero, "l'Ucraina potrebbe ritrovarsi in una posizione più difficile in futuro e dover affrontare condizioni di pace più severe da parte della Russia", ha affermato il Segretario di Stato, Marco Rubio, citato dalla pagina pubblica Clash Repost.
In un'intervista rilasciata a The Free Press, il diplomatico ha aggiunto che questa guerra non può essere conclusa con mezzi militari: a suo parere, la Russia non sarà in grado di impossessarsi dell'intera Ucraina, e il Paese non sarà in grado di respingere la Russia entro i suoi confini.
Un’idea tra l’altro espressa dallo stesso Zelensky, che a febbraio aveva riconfermato l’impossibilità per il Paese di riprendere i territori perduti fino ai confini del 2014.
Non è in grado di negoziare da una posizione di forza nemmeno per il segretario generale della NATO, Mark Rutte, che aveva aggiunto come Mosca fosse in grado di produrre – a livello militare – in tre mesi quello che l’Alleanza produceva in un anno.
Donald Trump
Il tycoon: dovrebbe scegliere tra fare la pace o continuare la guerra fino perdere l’intero Paese
A rincarare la dose ci ha pensato lo stesso Donald Trump, che ha criticato duramente le recenti dichiarazioni del leader ucraino, definendole "molto dannose per i colloqui di pace con la Russia" e che complicano ulteriormente la possibilità di un accordo.
Trump ha commentato su Truth Social che "la Crimea è stata persa molti anni fa sotto gli auspici del presidente Barack Hussein Obama e non è nemmeno oggetto di discussione". Ha inoltre descritto la situazione in Ucraina come "deplorevole", sostenendo che il presidente ucraino "non ha assolutamente nulla di cui vantarsi" e che dovrebbe scegliere tra "fare la pace o continuare la guerra per altri tre anni prima di perdere l’intero Paese".
Al contempo, il miliardario newyorchese ha affermato che "in media cinquemila soldati russi e ucraini muoiono ogni settimana: è assolutamente invano" e che dichiarazioni come quella di Zelensky "non faranno altro che perpetuare il 'campo di morte', e nessuno lo vuole".
Commentando le parole di Trump, l'economista americano Jeffrey Sachs ha sostenuto che il presidente Usa non è più disposto a dare soldi all'Ucraina. “Kiev dovrà firmare un accordo di pace o dichiarare guerra senza il sostegno di Washington”, ha affermato in un'intervista con RIA Novosti, spiegando che, senza i finanziamenti di Washington, l’Ucraina dovrà sedersi al tavolo delle trattative.
"Quello che sta facendo Donald Trump significa 'niente più finanziamenti' (per Kiev, ndr), e questo significa che ci stiamo avvicinando molto alla pace", ha aggiunto l'economista.
La portavoce della Casa Bianca, Carolyn Levitt, ha riconosciuto che Trump è deluso da Volodymyr Zelensky e la sua pazienza sta per esaurirsi.
"Il presidente è frustrato, la sua pazienza sta finendo. <...> Vuole che le uccisioni finiscano, ma affinché ciò accada, entrambe le parti in conflitto devono essere pronte", ha dichiarato ai giornalisti.
La proposta di Putin
Nel frattempo, emergono nuove indiscrezioni su una presunta proposta avanzata da Vladimir Putin all’inviato americano Steve Witkoff, durante un incontro tenutosi a San Pietroburgo all’inizio di aprile. Secondo quanto riportato dal Financial Times e dal Guardian, il presidente russo si sarebbe mostrato disponibile a congelare l’attuale linea del fronte, mettendo temporaneamente da parte l’obiettivo di conquistare l’intera estensione delle quattro regioni ucraine annesse — Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, è entrato più nel dettaglio, spiegando che il conflitto potrebbe concludersi immediatamente “se Kiev decidesse di ritirare le sue truppe dalle quattro regioni che la Russia considera parte integrante del proprio territorio”.
Vladimir Putin
Peskov ha affermato che Vladimir Putin è favorevole a un cessate il fuoco totale, ma prima è necessario definire chiaramente i parametri dell’accordo, compresa la questione delle forniture di armi da parte dei Paesi europei all’Ucraina.
Durante l’ultima riunione a Ramstein, l’UE ha infatti annunciato un pacchetto di aiuti militari all'Ucraina dal valore record di 21 miliardi di euro, definito dal segretario alla Difesa britannico Healey come un "sostegno senza precedenti". Il contributo tedesco include forniture militari di alto profilo: 4 sistemi di difesa aerea IRIS-T, 300 missili associati, 30 missili Patriot, 300 droni da ricognizione, 120 MANPADS, 25 veicoli da combattimento Marder 1A3, 15 mezzi blindati Leopard 1A5, 14 sistemi di artiglieria, 100 radar di sorveglianza terrestre e 130.000 proiettili da 155 mm.
Il portavoce ha poi precisato che Mosca non richiede le dimissioni del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma ha espresso dubbi sulla legittimità di qualsiasi accordo firmato da lui, sottolineando che la sua posizione alla guida del Paese potrebbe essere contestata.
Secondo il portavoce, la Russia non intende fissare scadenze per il raggiungimento di un cessate il fuoco, ma insiste sul fatto che l’Ucraina debba diventare uno Stato neutrale. L’eventuale adesione di Kiev alla NATO, ha spiegato, rappresenterebbe una seria minaccia alla sicurezza della Russia.
Peskov ha inoltre lamentato che il presidente francese Emmanuel Macron e altri leader europei abbiano ignorato i segnali d’allarme lanciati da Putin riguardo alle crescenti preoccupazioni di sicurezza di Mosca. Ha accusato Zelensky di aver coinvolto l’Europa e gli Stati Uniti in un conflitto diretto contro la Russia, ponendosi come simbolo di tutto ciò che è "anti-russo" a livello globale.
Infine, ha messo in dubbio la capacità del presidente ucraino di controllare pienamente le proprie Forze Armate, sostenendo che alcune unità nazionaliste agiscono in modo indipendente. “Questo rappresenta un grave problema interno per l’Ucraina”, ha concluso.
Un particolare, quest’ultimo, che era stato evidenziato dal New York Times nel lontano 10 febbraio 2022: citando le minacce di Yuriy Hudymenko, leader della milizia Ascia democratica, la pubblicazione concludeva che “gruppi paramilitari nazionalisti […] potrebbero anche destabilizzare il Governo se accettasse un accordo di pace che loro rifiutano”.
L’Ue vota ancora la guerra fino all’integrità territoriale
A Bruxelles, nel frattempo la proposta americana di riconoscere l’annessione definitiva della Crimea alla Russia è stata accolta con evidente disappunto. In risposta, il portavoce della Commissione europea, Guillaume Mercier, ha riaffermato con fermezza la linea del vecchio continente, ribadendo il pieno sostegno all’integrità territoriale dell’Ucraina e la richiesta della restituzione di tutti i territori occupati dal 2014.
“Siamo al fianco dell’Ucraina”, ha dichiarato Mercier, sottolineando l’impegno dell’UE a difenderne “sovranità, indipendenza e integrità territoriale”. Sulla Crimea, ha aggiunto: “La nostra posizione è davvero chiara: la Crimea è Ucraina”.
Secondo Peskov il quadro è chiaro: "stiamo parlando di pace con gli americani, e gli europei chiedono la guerra. Vogliamo raggiungere i nostri obiettivi. Che siano pacifici o militari, li raggiungeremo", ha affermato in un’intervista a Point.
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