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Il procuratore capo di Prato: “Ora la criminalità cinese è più consolidata, tesse rapporti con la 'Ndrangheta e con la Camorra

Pestaggi, attentati dinamitardi, incendi. E ora anche un duplice omicidio, quello avvenuto a Roma lunedì sera. La sete di soldi ha fatto esplodere le faide tra le famiglie della mafia cinese presenti a Prato. La “mafia delle grucce”, è stata ribattezzata, specializzata nella contraffazione. Basti pensare che i membri della mafia cinese hanno fissato a 19 centesimi il costo di una singola gruccia, come ha raccontato il primo dei collaboratori di giustizia di questa organizzazione criminale. Un business da 100 milioni l’anno. I magistrati hanno messo gli occhi su questa mafia in ascesa già dal 2013 con un’inchiesta che vide coinvolti circa 300 persone. Adesso è il procuratore di Prato, il centro nevralgico della mafia cinese, a fronteggiarla. Ancora è stata pronunciata dalla Cassazione una sentenza definitiva che riconosce la mafia cinese come tale, ma, spiega il procuratore Luca Tescaroli a Il Fatto Quotidiano, questa organizzazione ha “i tratti delle mafie tradizionali, con il sistematico uso della violenza”. La sua peculiarità, tuttavia, è la merce contraffatta. “Il giro di affari dell’industria della contraffazione è stimato da 2 al 7% dell’industria mondiale”, dice. Poi c’è “lo sfruttamento della prostituzione, il favoreggiamento dell’ingresso di criminali e di cittadini stranieri sfruttati”. Questo, spiega ancora il magistrato, “consente alle imprese di produrre a costi insostenibili per le imprese italiane che si muovono nella legalità e quindi incidono nel libero mercato. C’è poi l’importazione di materia prima che proviene dalla Cina attraverso il Pireo oppure tramite il porto di Gioia Tauro o dalla Spagna. Importazione che avviene senza il pagamento dell’Iva”. Per quanto riguarda Prato, la provincia “è un polo industriale di proporzioni significative in ambito nazionale e il settore manifatturiero tessile è il più importante a livello europeo. È crocevia di flussi migratori economici-affaristici e criminali. E ciò implica ricadute sulle dinamiche criminali”, spiega il procuratore. “Vi è in corso una contrapposizione tra gruppi imprenditoriali antagonisti cinesi. Scontri che riguardano il mercato dei trasporti, della logistica, della produzione delle grucce. Ora la criminalità cinese è più consolidata, ma non esiste da oggi. Negli atti del maxi-processo istituito da Falcone e Borsellino entrava la pista del traffico di stupefacenti tra Bangkok-Roma-Palermo”. La criminalità organizzata è cambiata, secondo Tescaroli. “C’è stato un dinamismo. Quella cinese, albanese o nigeriana sta occupando basi criminali sempre più vaste”. Da qui l’esigenza di poter usufruire della normativa per i collaboratori e i testimoni di giustizia italiani anche per gli stranieri. “Serve una norma che estenda quelle misure di protezione agli stranieri, con i necessari adattamenti”. Oltre ciò, segnala Tescaroli, occorrono interpreti affidabili di lingua cinese. “Bisogna trovare persone che non abbiamo legami con la comunità cinese che è tendenzialmente chiusa e, nel caso delle organizzazioni criminali, violenta. A Prato abbiamo creato un albo di interpreti sul territorio nazionale, ma il numero individuato non è sufficiente a fronteggiare le esigenze investigative, tenendo conto anche del fatto che oltre al mandarino ci sono molti altri dialetti. L’idea potrebbe essere quella di assumere tra le forze di polizia dipendenti e militari che conoscano la lingua cinese e le varianti linguistiche. Poi bisognerebbe promuovere iniziative istituzionali con accordi di collaborazioni specifiche con la Repubblica Popolare cinese. Le rogatorie infatti restano senza risposta”. E poi c’è il dato delle intercettazioni (su questo aspetto specifico, Tescaroli afferma che occorre superare il limite di 45 giorni per le intercettazioni in particolare nei casi di favoreggiamento dell’immigrazione). “Altra cosa importante è la comunicazione. Bisogna tutelare i cittadini cinesi sfruttati, facendo capire loro che lo Stato c’è, in modo da alimentare fiducia e penetrare anche il muro di omertà”. Del tema Luca Tescaroli, proprio per l’urgenza che la caratterizza, ha parlato anche a Sky Tg24 dove ha ribadito essere “in atto una contrapposizione tra gruppi imprenditoriali antagonisti, e questa contrapposizione afferisce alla gestione del mercato della produzione delle grucce e al mercato dei trasporti e della logistica. L'escalation criminale in questo territorio - ricorda - è partita dal giugno del 2024 con una molteplicità di delitti”. La criminalità cinese, aggiunge, “tesse rapporti con la 'ndrangheta, con la camorra, con la Sacra Corona unita”. Secondo il magistrato la mancanza di attenzione verso i fenomeni collegati alla criminalità straniera, “sono il frutto di una sottovalutazione della pericolosità insita in queste strutture e occorre riflettere su ciò perché non si tratta di aspetti di profili che attengono esclusivamente a comunità di stranieri ma di aspetti che incidono direttamente sulla vita del nostro paese, in termini di evasione di imposta, in termini di condizionamento della libera concorrenza, che viene annientata, annichilita da chi compete senza rispettare le regole”. “Nessuno può mai reggere la concorrenza con persone che utilizzano una forza di lavoro sfruttandola in modo disumano, costringendo i lavoratori a fare oltre 12 ore di lavoro al giorno senza alcun riposo settimanale, senza poter fruire di ferie, o basilari forme di assistenza in caso di malattia”. E quindi, conclude, “si tratta di un qualcosa che coinvolge la nostra economia, la nostra vita, per non dire delle azioni violente, che vengono poste in essere in maniera indisturbata, con notevole frequenza e che possono comportare anche il coinvolgimento di innocenti”.

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