Oggi l’anniversario della morte del figlio, che diede la vita per i palestinesi: “Guardando Gaza ora non so se avrebbe ancora il coraggio di dire 'restiamo umani'”
“‘Faranno il deserto e lo chiameranno pace’, Vittorio aveva preso in prestito questa frase ma possiamo ripeterla anche adesso. Il deserto ormai impera su Gaza”. A 14 anni esatti dalla scomparsa di Vittorio Arrigoni (15 aprile 2011), la mamma Egidia Beretta ricorda una delle frasi più volte pronunciate dal figlio quando operava come volontario dell’International Solidarity Movement nella Striscia di Gaza al fianco del popolo palestinese. “La Striscia ormai non esiste più, quando vedo le poche immagini che arrivano sono profondamente desolata perché cerco di immaginarmi nei corpi e nelle menti delle persone che stanno subendo questo oltraggio”, afferma Egidia con rabbia e desolazione. “Lo considero un oltraggio all’umanità”. “Persone che vengono fatte spostare come se fossero oggetti da Nord a Sud”. A chi mal digerisce la definizione “genocidio”, Beretta risponde ricordando che “Vittorio parlava di genocidio già allora (nel 2008 durante l’operazione israeliana “Piombo Fuso”, ndr) e si trattava di 1400 morti. Sembra che la parola genocidio abbia un copyright che possa essere usato soltanto per alcune situazioni storiche e non per questa”, commenta. Guardando alla drammatica situazione odierna, continua, “chissà se Vittorio avrebbe il coraggio di pronunciare ancora la frase ‘restiamo umani’. E’ molto difficile restare umani se pensiamo a ciò che sta succedendo a Gaza”. “E’ una situazione disumana”, aggiunge. Egidia Beretta, che da molti anni porta la storia del figlio nelle scuole, pronuncia parole dure contro i governanti europei. “Faccio fatica a comprendere come questo lasci con una scrollata di spalle le persone che potrebbero invece fare qualcosa. I potenti potrebbero fare qualcosa, potrebbero imporsi a Netanyahu, ci sono le sanzioni che si usano già per altri paesi”. Beretta ne ha anche per il governo italiano. Alla domanda sull’astensione decisa dall’Italia nei mesi scorsi alla proposta di cessate il fuoco all’Onu Beretta risponde decisa. “E’ una vergogna, io non so come queste persone possano sentirsi in pace con la loro coscienza”. La mamma di “Vik” (nome dato dagli amici al figlio) parla quindi di embargo e sanzioni, ricorda che l’italiana Leonardo, una delle maggiori aziende di armamenti al mondo (nel 2024 ha ottenuto ricavi per 17,8 miliardi di euro), è partecipata al 30% dal ministero dell’Economia. “Ci siamo dentro in pieno”, afferma. Poi denuncia il premier Benjamin Netanyahu e l’ultra decennale occupazione israeliana dei Territori palestinesi. “Netanyahu sta distruggendo un popolo, non solo a Gaza ma anche in Cisgiordania. E’ una scelta consapevole del governo israeliano di voler liberarsi il più possibile dei palestinesi. Loro hanno fame di terra, ma la terra non è loro anche se dicono che gliel’abbia data Dio”, dichiara. “E questo mi fa sorridere perché conosco bene la Bibbia e so che non è così. Questo voler occupare la terra con la violenza continua è un sistema mirato per eliminare la maggior parte dei palestinesi e appropriarsi della terra e questo sta succedendo anche a Gaza. Queste ambizioni affinché la grande Israele diventi sempre più grande, e quindi occupi terra non sua, è una cosa che dovrebbe gridare vendetta al cospetto di Dio per chi ci crede”. L’intervista si chiude con una dedica al figlio e al popolo palestinese. “Vittorio affermava che Palestina può essere anche fuori dall’uscio di casa e diceva che nelle nostre città così ben imbellettate c’è un micro che in realtà è un macro cosmo di ingiustizie. Vittorio si stupiva della forza, della resistenza e della resilienza dei palestinesi. Si stupiva di questo grande attaccamento di questo popolo alla terra e alla vita. Io provo i suoi stessi sentimenti. Io so che il popolo palestinese rimarrà sempre, non si potrà mai eliminare, proprio per questo spirito indomito. Questo popolo merita di essere riconosciuto come popolo e come Stato. Merita di avere gli stessi diritti che abbiamo tutti noi. Ha diritto a vivere con dignità, ad essere libero e di fare le sue scelte”.
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