Il sociologo è critico anche nei confronti dell’Italia: “Allinearsi alla Casa Bianca è stato un errore grave”
“La guerra dei dazi di Trump contro la Cina per il predominio sui mercati presenta un’analogia importante con la guerra di Biden contro la Russia per il predominio sull’Ucraina. In entrambi i casi, il fattore culturale gioca un ruolo centrale”. È questa l’analisi di Alessandro Orsini, sociologo ed esperto di terrorismo e relazioni internazionali, per spiegare come una chiara “sindrome di superiorità” si esprima attraverso politiche aggressive, come quelle avviate nei confronti di Cina e Russia. Donald Trump ha intrapreso una guerra commerciale, mentre Joe Biden ha condotto una guerra di natura geopolitica contro Mosca. Due traiettorie diverse, adottate da due diversi presidenti statunitensi, ma fondate su un medesimo presupposto: la convinzione - sottolinea Orsini - che l’America, e l’Occidente in generale, si trovino in una posizione di superiorità schiacciante e indiscutibile rispetto ai loro avversari.
Nel caso di Biden, l’errore iniziale sarebbe stato quello di considerare la Russia troppo debole per reagire all’espansione della NATO verso est, e in particolare verso l’Ucraina. Con le esercitazioni militari della NATO sul suolo ucraino nel 2021, e con l’avanzamento lento ma costante dell’Alleanza verso est, Biden avrebbe immaginato due possibili scenari: “La NATO assorbe l’Ucraina e la Russia sta a guardare”, oppure “la Russia invade e viene sconfitta”.
Peccato che la realtà dei fatti abbia dimostrato che né la prima né la seconda ipotesi si è realizzata. Le cose, infatti, sono andate in tutt’altra direzione. “L’Ucraina è stata distrutta e la NATO è stata umiliata. L’Ucraina ha combattuto una guerra terribile per entrare nella NATO, ma non entrerà nella NATO. Ha combattuto per entrare nell’Unione europea, ma non entrerà nell’Unione europea. Ha combattuto per preservare la propria integrità territoriale, ma sarà smembrata e perderà le sue regioni più ricche e strategiche. Ha combattuto per difendere la propria indipendenza, ma adesso è sottoposta alla doppia sferza padronale di Russia e Stati Uniti, che spolpano le sue risorse”.
Dall’altra parte, la guerra commerciale di Trump contro la Cina - fondata sull’idea che bastasse imporre dazi sempre più alti per piegare la volontà di Pechino - si basa, in sostanza, sulla stessa presunzione: che gli Stati Uniti possano imporre le proprie regole al resto del mondo senza temere ritorsioni. Anche in questo caso, però, la realtà si presenta molto più complessa. La Cina non è una nazione qualsiasi, ma, oggettivamente, la seconda, se non la prima potenza economica mondiale. E soggettivamente - ha spiegato Orsini - possiede un proprio sistema di valori e obiettivi geopolitici che la spingono a resistere con determinazione alle pressioni statunitensi. L’esempio più emblematico di questa resistenza è rappresentato dal caso di Taiwan. Xi Jinping - ha sottolineato il sociologo - non può permettersi il lusso di apparire debole di fronte alle sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti, soprattutto se si considera l’alta probabilità di un futuro scontro militare per il controllo dell’isola. La Cina, infatti, continua a condurre esercitazioni militari sempre più aggressive attorno a Taiwan. L’esito di questa guerra economica è tutt’altro che prevedibile. Washington può pianificare la propria strategia commerciale o militare, ma non può determinare la reazione complessiva del sistema internazionale. In questo senso, gli Stati Uniti - sia con Trump che con Biden - hanno compiuto un salto nel buio.
Infine, Orsini estende la sua analisi anche all’Italia, che, allineandosi ciecamente alle posizioni americane, ha di fatto chiuso le porte sia alla Cina che alla Russia, una scelta strategica che - secondo il sociologo - si è rivelata poco vantaggiosa. In un simile contesto, “l’Italia inizia a capire che avere innalzato i muri contro Cina e Russia per compiacere la Casa Bianca non è stato un buon affare. Meloni si è consegnata nelle mani di Trump che, adesso, gliele stringe intorno al collo”.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Foto © Imagoeconomica
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