“Le intercettazioni hanno rivestito e rivestono un ruolo fondamentale, mettendo mano alla legge si danneggiano le attività di indagine”

I.M.D. è il nome in codice di un poliziotto, un cacciatore di latitanti, che ha fatto la storia della sezione “Catturandi” della Squadra Mobile di Palermo. Aaron Pettinari e Jamil El Sadi lo hanno intervistato in una puntata XL del podcast “Duemila Secondi”. Con oltre trent’anni di lotta a Cosa Nostra alle spalle, I.M.D. ha raccontato la storia di questo reparto speciale, a partire dal suo ingresso in polizia, avvenuto dopo la strage di via d’Amelio. “Le stragi mi hanno coinvolto emotivamente e mi hanno imposto una reazione, quella di entrare in polizia”, ha raccontato. Appostamenti, pedinamenti, controllo del territorio, intercettazioni ambientali e telefoniche, I.M.D. ha rispolverato alcuni degli aneddoti legati alla cattura dei principali boss di mafia, molti dei quali sono contenuti nei suoi libri. Giovanni Brusca, Pietro Aglieri, Vito Vitale, Carlo Greco e Salvatore Lo Piccolo sono solo alcuni dei nomi finiti in manette grazie al lavoro esemplare della “Catturandi” di cui faceva parte I.M.D. “Ogni volta che si raggiunge un obiettivo, questo non è mai di una sola persona, ma di un’équipe, ognuno con le proprie competenze”, ha tenuto a sottolineare l’ispettore di polizia.
Rispondendo alle domande dei conduttori, I.M.D., Premio Nazionale Paolo Borsellino nel 2010, ha espresso la sua opinione su alcuni interventi del governo in tema di giustizia e lotta alla mafia. Ad esempio, si è parlato della riforma del sistema di intercettazioni. L’attività di intercettazione e la videosorveglianza “sono indispensabili, sono armi di cui hai bisogno necessariamente. Ogni volta che si mette mano alla legge sulle intercettazioni, si danneggiano le attività” di indagine. “Le intercettazioni hanno rivestito e rivestono un ruolo fondamentale in tutte le attività di indagine”. “Cosa Nostra - ha avvertito - è molto cambiata rispetto al passato, ma non è scomparsa”.

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