Depositate le motivazioni della sentenza della Suprema Corte

Pesano come macigni le motivazioni con cui la Cassazione ha annullato l’ergastolo per il boss Antonino Madonia, accusato dell’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino, ucciso a Villagrazia di Carini il 5 agosto ’89 assieme alla moglie Ida Castelluccio (incinta). Sotto la lente dei supremi giudici ci sono i collaboratori di giustizia, accusati di essere troppo generici nelle loro dichiarazioni. “Materiale frammentario e friabile, che, ciò nonostante, è stato ritenuto sufficiente per l’affermazione di responsabilità in quanto sentito dire qualificato”, scrivono gli ermellini. “Nelle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia si troverà poco o nulla. Esse sono riferite per lo più ad aspetti ed elementi di contesto della vicenda. E la loro fonte di riferimento non è o non sembra essere una fonte primaria". Affermazioni, scrive la Cassazione, che cozzano con la conclusione "che da tali premesse la sentenza trae sul giudizio di responsabilità di Antonino Madonia". Non solo.
Da Piazza Cavour viene bacchettata anche la Corte d’appello di Palermo per la sentenza emessa a carico del boss del mandamento di Resuttana. “Manifestamente illogica e contraddittoria”, scrive la Suprema Corte. Per la Cassazione i colleghi della Corte d'appello di Palermo parlano anche di "erronea applicazione delle regole processuali e della valutazione delle prove". I magistrati romani hanno annullato rinviando ad altra sezione d'appello il verdetto emesso nei confronti di Madonia per l'omicidio Agostino, mentre hanno annullato senza rinvio, perché prescritto essendo caduta la volontarietà, quello di Ida Castelluccio
Il delitto è rimasto impunito per 32 anni. Dopo una lunga indagine a carico di Madonia, del boss Gaetano Scotto e di Francesco Paolo Rizzuto, sedicente amico di infanzia dell’agente Agostino, la Procura di Palermo aveva chiesto l'archiviazione ritenendo che non ci fossero elementi idonei ad andare a processo. L'inchiesta venne avocata dalla Procura generale guidata da Roberto Scarpinato che giunse a conclusioni differenti e chiese il rinvio a giudizio dei tre imputati. Madonia chiese il rito abbreviato e in primo e secondo grado fu condannato all’ergastolo come mandante del duplice omicidio. Per lo stesso fatto, il 7 ottobre scorso nel processo con rito ordinario è stato condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Palermo anche il boss dell’Acquasanta Gaetano Scotto, accusato del duplice omicidio Agostino-Castelluccio. Assolto, invece, l'altro imputato, Francesco Paolo Rizzuto, accusato di favoreggiamento aggravato. Ora, però, quel troncone processuale rischia di avere un destino già scritto. E a perdere sarebbe ancora una volta la Giustizia.

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