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La Croce Rossa: “Una devastazione così non si vedeva da un secolo in Asia, bisogno di aiuti urgente”

Un terremoto di magnitudo 7.7 ha sconvolto il Myanmar nella giornata di venerdì 28 marzo, lasciando dietro di sé una scia di distruzione e un bilancio delle vittime che continua a crescere. Secondo l’ultimo aggiornamento fornito dalla giunta militare birmana e riportato dall’agenzia di stampa cinese "Xinhua", i morti sono saliti a 1.644, con 3.408 feriti e 139 dispersi. Le operazioni di soccorso proseguono senza sosta, ma le difficoltà sono enormi: la capitale Naypyidaw è priva di elettricità e rete internet, mentre a Mandalay, epicentro del sisma e seconda città del Paese con 1,5 milioni di abitanti, si contano oltre 2.600 edifici crollati, tra cui case, scuole e templi buddisti. “Portiamo più persone al cimitero che all’ospedale”, ha dichiarato un soccorritore locale all’agenzia Efe, sottolineando la gravità della situazione.


Infrastrutture al collasso e aiuti internazionali in arrivo

Il sisma ha danneggiato oleodotti sotterranei e linee elettriche, aggravando la crisi energetica. Per far fronte alla carenza di carburante, petroliere straniere stanno attraccando lungo le coste del Myanmar. La giunta militare ha dichiarato lo stato di emergenza in sei regioni – Sagaing, Mandalay, Magway, Shan, Naypyidaw e Bago – ma il conflitto interno e la semi-anarchia che caratterizzano il Paese complicano i soccorsi. Nella regione di Sagaing, roccaforte dei ribelli, la resistenza armata formata da minoranze etniche e dalle Forze di difesa popolare (PDF) controlla vasti territori, mentre la giunta continua a bombardare queste zone nonostante il disastro naturale. L’ONU ha stanziato 5 milioni di dollari per l’emergenza, l’Unione Europea 2,5 milioni di euro, e diverse ONG come CESVI, Save the Children e Malteser International dell’Ordine di Malta si sono mobilitate. Quest’ultima ha inviato una squadra di soccorso a Yangon con 250.000 euro di fondi iniziali, mentre Hong Kong ha dispiegato 51 addetti con attrezzature avanzate, inclusi cani da ricerca.


Bambini sotto le macerie e una crisi umanitaria aggravata

Le organizzazioni umanitarie lanciano l’allarme sulla sorte dei più vulnerabili. “La nostra priorità è verificare se ci siano scuole crollate e bambini in pericolo”, ha dichiarato Stefano Piziali di CESVI, che opera nelle zone di Mandalay e Shan State. Save the Children sottolinea la necessità urgente di acqua e assistenza medica, soprattutto per i 28mila bambini nei campi profughi al confine con la Thailandia, già colpiti da tagli agli aiuti. “Molti sfollati sono stati separati dalle famiglie”, ha spiegato Amy Sawitta Lefevre dall’organizzazione. L’ONU denuncia una “grave carenza di forniture mediche” e il relatore speciale Tom Andrews accusa il regime di Min Aung Hlaing di usare gli aiuti come arma, invitando a convogliarli tramite l’opposizione democratica e i ribelli.


Un Paese in bilico tra disastro naturale e guerra civile

Il terremoto, le cui scosse sono state avvertite in Bangladesh, India, Laos, Cina e Thailandia, colpisce un Myanmar già in ginocchio. Dopo il colpo di stato del 2021, il Paese è precipitato in una crisi economica e politica, con 3,5 milioni di sfollati e un governo militare che controlla meno di un quarto del territorio, secondo un’indagine della BBC. Nonostante il sisma, gli attacchi aerei dell’esercito su Sagaing e Shan proseguono, come denunciato dal Governo di unità nazionale (NUG), che opera in semi-clandestinità. “La giunta bombarda i ribelli invece di aiutare la popolazione”, ha dichiarato un portavoce del movimento di disobbedienza civile. In questo scenario di caos, la comunità internazionale si mobilita, ma il timore è che il numero delle vittime possa ulteriormente aumentare, lasciando un segno indelebile su un Paese già fragile.

 

La Croce Rossa: “Questa devastazione non si vedeva da un secolo in Asia” 

La Croce Rossa ha lanciato l'allarme per il rischio di una crisi umanitaria senza precedenti in Myanmar, dopo il devastante terremoto di magnitudo 7.7. "Quello che stiamo vedendo in Myanmar è un livello di devastazione che non si vedeva da oltre un secolo in Asia", ha scritto la Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (Ifrc) in un post su X. Alexander Matheou, direttore regionale per l'Asia-Pacifico dell'Ifrc, ha descritto la situazione come "una crisi umanitaria complessa che si sovrappone a vulnerabilità preesistenti" e ha sottolineato l'urgenza di un intervento immediato. "L'entità di questo disastro è significativa e il bisogno di aiuti è urgente", ha dichiarato. Per rispondere all'emergenza, l'Ifrc ha lanciato un appello per raccogliere 100 milioni di franchi svizzeri (circa 105 milioni di euro) con l'obiettivo di fornire aiuti salvavita e supporto alla ripresa a 100.000 persone.

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