Ha semplicemente ricordato “un lungo elenco di uomini di Stato condannati per reati gravissimi che secondo Gasparri e la sua parte politica sarebbero vittime di una magistratura politicizzata”.
Sarebbe stato questo il motivo dell’ennesimo attacco ingiustificato contro l’ex procuratore generale di Palermo e oggi senatore Roberto Scarpinato alla commissione giustizia al Senato durante la seduta in cui è stato dato voto favorevole del parare sulla riforma della separazione delle carriere. Un’ennesima dimostrazione di come la maggioranza di questo governo voglia delegittimare, isolare e possibilmente mettere alla porta il prima possibile l’ex magistrato prima che l’ex militare dell’Arma Mario Mori venga ascoltato in commissione antimafia.
L’accusatore è stato il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri il quale si è scagliato con accuse gratuite contro l'ex magistrato che durante tutta la loro vita non hanno fatto altro che ricercare la verità sulle stragi che hanno insanguinato il nostro Paese e che ancora oggi rischia la vita.
"Lei è l'esempio di come i magistrati siano politicizzati. Prima ha fatto il magistrato e ora fa il parlamentare", ha detto Gasparri dimenticandosi che il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è stato un pubblico ministero.
E che dire di Benedetto Francesco Palma, detto Nitto, magistrato poi passato a Forza Italia e ministro della giustizia del quarto governo Berlusconi; e poi il caso più noto, Alfredo Mantovano, oggi Segretario del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana e magistrato eletto parlamentare con Forza Italia nella XIII legislatura (1996-2001).
La memoria selettiva, in fondo, è di casa nei partiti della maggioranza di Governo.
Sarebbe da chiedersi (e da chiedere) se anche questi soggetti nominati sono un esempio della politicizzazione della magistratura.
E poi ancora: Gasparri si è lasciato andare a critiche più o meno velate nei confronti di Scarpinato: ha fatto un comizio “articolo di Travaglio”; “in Sicilia esistono eroi e i martiri come Falcone e Borsellino. E poi quelli come lui”; “sarebbe bello che Caselli raccontasse un giorno quello che lui ha trovato arrivando alla procura di Palermo" e infine, il salmo preferito dalla cavalleria garantista, le assoluzioni “che hanno riguardato Giuseppe De Donno e Mario Mori”.
Maurizio Gasparri © Imagoeconomica
Per intenderci i due ‘eroi’ salvati dalla Cassazione che istaurarono un dialogo (che Mori chiamò “trattativa” davanti alla corte di Assise di Firenze) con l’ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino mentre esplodevano le bombe di Capaci e via d’Amelio. La storia l’abbiamo già raccontata diverse volte su questo giornale: è quella del processo Trattativa stato - mafia che, sebbene la sentenza degli ermellini, è riuscito a far emergere indicibili verità sugli anni delle stragi.
Ora il potere non ha intenzione di lasciare che tale storia si possa ripetere; per questo ad ogni piè sospinto invoca la separazione delle carriere con la scusa di “evitare ulteriori vittime di tale 'malagiustizia’” - come spiegato da Scarpinato aggiungendo di aver “citato dunque un elenco esemplificativo di tale supposte vittime: il senatore Marcello Dell'Utri, co-fondatore di Forza Italia, il senatore Antonio D'Alì, ex sottosegretario all'Interno, il deputato Nicola Cosentino, ex sottosegretario all'Economia, il deputato Amedeo Matacena, l'ex presidente della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro, tutti condannati con sentenza definiva per collusione con la mafia". "Ho citato anche l'ex ministro Previti, l'ex ministro Galan, l'ex presidente della Regione Lombardia Formigoni, tutti condannati per gravi reati di corruzione. Ho dovuto interrompere l'elenco perché avevo a disposizione solo dieci minuti e avrei avuto bisogno di circa sessanta minuti per completarlo. Ho anche ricordato che, come riportato dai giornali, Gasparri a Palermo, in occasione di una manifestazione per promuovere la riforma per la separazione delle carriere, è stato ripreso dal pubblico in sala perché si era dimenticato di menzionare tra le ‘vittime’ il senatore D'Ali, punto di riferimento di Matteo Messina Denaro. Ovviamente Gasparri ha subito fatto ammenda per la spiacevole dimenticanza", ha raccontato ancora il senatore del M5S. "Mentre Gasparri ha come modelli da difendere condannati per reati di mafia e corruzione, io con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ho iniziato il lavoro di magistrato e ho onorato la loro memoria esponendomi sempre in prima persona in processi penali contro gli "intoccabili" e ho condotto battaglie durissime, anche all'interno della magistratura, che hanno messo a rischio la mia carriera, come quella che nel luglio del 1992 costrinse il Procuratore capo Giammanco a lasciare la direzione della Procura di Palermo", ha concluso.
Ripetiamo, la memoria selettiva in certi casi fa veramente comodo.
A ben vedere dovrebbero essere proprio i parlamentari di Forza Italia ad essere espulsi da qualsiasi Commissione inerente l'antimafia o la giustizia in quanto appartenenti ad un partito che è stato fondato, nei fatti, da Marcello Dell'Utri (condannato in via definitiva a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa) e da un piduista pregiudicato che la mafia l'ha pagata, come Silvio Berlusconi (oggi deceduto), almeno fino al 1992.
Sono fatti consacrati in sentenze definitive ma che vengono cerimoniosamente ‘dimenticati’ attraverso un cocktail di omertà e silenzi. Un drink che la mafia ha sempre gradito.
Foto di copertina © Paolo Bassani
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