L'intervista al procuratore aggiunto facente funzioni di Reggio Calabria
"In un territorio complicato, in cui si registra un tasso di occupazione che sicuramente è il più basso d'Italia – almeno questi sono i dati più recenti che sono stati diffusi, se non ricordo male, nell'autunno dell'anno scorso – è certamente materia complessa quella che oggi pomeriggio cercheremo di approfondire". Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria facente funzioni, Giuseppe Lombardo, conversando con i giornalisti a margine di un'iniziativa per ricordare le vittime della mafia e i temi dello sviluppo e del lavoro, alla presenza della ministra Marina Calderone.
"Proprio perché non possiamo beneficiare di automatismi – ha puntualizzato Giuseppe Lombardo – nessuno è in grado di dire che l'aumento delle opportunità di lavoro legale comporta l'immediata diminuzione del tasso di criminalità. Siamo in grado di dire, però, che una serie di indicatori impongono di investire, creando occasioni effettive di lavoro stabile, interagendo con chi, come noi, svolge un compito complesso in un territorio difficile, per superare lo stereotipo che porta a pensare che la magistratura toglie le opportunità, frenando chi quelle opportunità le crea. Noi siamo convinti, come magistrati – ha continuato Lombardo – che l'interazione con le componenti produttive, tra cui vanno inclusi vari apparati istituzionali chiamati ad investire di più nei territori difficili, anche facendo scelte a volte complicate o, passatemi il termine, impopolari, sia in grado di individuare soluzioni efficaci e perseguire risultati tali da fare la differenza".
Giuseppe Lombardo, inoltre, ha detto che "è nota l'attenzione che c'è nei confronti delle aziende che vengono sottoposte ad amministrazione controllata, proprio per evitare che si perdano posti di lavoro e per mantenere in vita presidi occupazionali che sono importanti per il nostro territorio. La materia delle misure di prevenzione, qui a Reggio Calabria, è davvero all'ordine del giorno. Sappiamo quanto sia difficile mantenere in equilibrio tutta una serie di esigenze che a volte sembrano distanti l'una dall'altra. Ma gli strumenti ci sono.
Ricordo, oltre dieci anni fa, di avere fatto parte di una commissione ministeriale che ha lavorato per scrivere il codice Antimafia: tra i compiti a noi affidati c'era proprio quello di individuare nuovi istituti che fossero in grado di rendere più efficace l'azione preventiva antimafia, anche al fine di far comprendere che lo Stato non interviene per distruggere, ma per stabilizzare prassi virtuose in presenza di evidenti criticità. È arrivato il momento di avviare nuovi percorsi di legalità, con la prospettiva di creare stabilmente i posti di lavoro che servono per liberare tante persone dal giogo mafioso. Ciò si può fare – ha concluso – potenziando le occasioni di confronto, mai di scontro, in un'interazione virtuosa con il sistema delle imprese pulite e con la politica".
Fonte: Agi
Foto © Emanuele Di Stefano
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