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Appello dei familiari delle vittime delle stragi

“Non possiamo assolutamente accettare che, in nome di una generica 'tutela della sicurezza nazionale', si possano in realtà mettere a repentaglio libertà e diritti dei cittadini”. E' netta la presa di posizione del Coordinamento nazionale Associazioni dei familiari di vittime delle stragi di fronte all'approvazione, da parte delle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato, del Ddl Sicurezza e del relativo art. 31, che trasforma la pubblica amministrazione in una sorta di “polizia politica” e che permetterà agli operatori dei servizi di partecipare non solo con un ruolo defilato a organizzazioni illegali ma perfino dirigerle e guidarle.
Un atto che, come viene scritto nella nota, "sembra preludere, con buona probabilità, alla sua definitiva approvazione in aula".
Tutto ciò denunciano i familiari, "avviene in totale dispregio degli appelli che, da più parti, sono stati espressi affinché questo disegno di legge potesse essere rivisto in 'chiave democratica' e di tutela dei diritti fondamentali dei cittadini, sanciti dalla Costituzione".
In questi mesi il Coordinamento nazionale familiari di vittime di stragi e terrorismo, aveva più volte fatto espressa richiesta alle commissioni, nonché al Presidente del Senato, affinché potesse essere audito in qualità di soggetto rappresentativo di un profilo di significativa rilevanza storica e sociale. Una possibilità che è stata negata.
"La Commissione Affari costituzionali - si legge ancora nella nota - con mail in data 11 marzo u.s. indirizzata al Coordinamento nazionale familiari di vittime, precisava che comunque 'resta sempre possibile trasmettere una memoria, che sarà messa a disposizione dei senatori e di tutti gli interessati sulla pagina web delle Commissioni'. Una risposta illogica e contraddittoria cui, da parte del Coordinamento, è stato replicato precisando che, laddove fosse consentito esprimere per scritto un proprio parere, non si comprendeva il motivo per cui non fosse possibile, invece, prendere in considerazione la richiesta di audizione che avrebbe avuto sicuramente una maggiore efficacia. Illogicità confermata dal fatto che, oltre a non esistere un termine perentorio entro il quale le audizioni debbano essere concluse, sarebbe rientrata nelle facoltà delle Commissioni stesse riaprire eventualmente dette audizioni, in autonomia, secondo la prassi regolamentare dei lavori delle commissioni.


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Un atteggiamento che il Coordinamento nazionale condanna fermamente interpretandolo come la negazione del legittimo diritto di partecipazione alla elaborazione di una normativa, sia per la rilevanza che avrà per la vita democratica del Paese che per le tragiche vicende di cui le Associazioni del Coordinamento sono state protagoniste". 
Ma cosa avrebbe chiesto il Coordinamento nello specifico?
Presto detto: "Avrebbe espresso viva preoccupazione per l’ampliamento sproporzionato delle garanzie funzionali riconosciute anche per reati gravissimi come il terrorismo, vanificando i limiti della riforma del 2007 e riportando pericolosamente alle condizioni di cui i servizi segreti hanno fatto in passato pessimo uso, come testimoniano i costanti  depistaggi, se non vere complicità, che hanno accompagnato le vicende delle stragi che hanno insanguinato il nostro paese, allontanando la ricerca dei colpevoli e la completa verità. Ha quindi il sapore della beffa addurre la chiusura dei termini per le audizioni quale motivazione del diniego, trattandosi, nel caso in specie, di un Disegno di legge, non di decreto-legge soggetto a decadenza se non approvato entro certi termini, oltretutto con l’ipocrita disponibilità ad accogliere e dar diffusione a una memoria del Coordinamento, ben sapendo che la votazione era già stata calendarizzata e sarebbe stata effettuata pochi giorni dopo". 
Nonostante questa ennesima porta in faccia che viene sbattuta il Coordinamento non demorde e lancia un nuovo appello "alle forze politiche democratiche rappresentate in Parlamento, perché possano apportare al Ddl in questione, e in particolare all’art. 31, quelle giuste modifiche che lo riconducano nell’ambito della sua conformità ai principi costituzionali".
Grave, secondo i familiari, è "la replica da parte del Governo e maggioranza, che, a quanto pare, in questo Ddl sicurezza non vi vedono derive liberticide, può essere sintetizzata con l’affermazione del Senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri che dice 'Noi andiamo avanti sia con il provvedimento, sia con l’art. 31. Se ne facciano una ragione'". "Se si vorrà comunque procedere a colpi di maggioranza, rifiutando un costruttivo confronto nel merito - conclude la nota - il Coordinamento confida che il Presidente della Repubblica faccia valere la propria 'moral suasion' perché il Parlamento modifichi norme tanto inique quanto pericolose come l’art.31 e, qualora la maggioranza procedesse malauguratamente all’approvazione, che lo stesso provvedimento venga rinviato alle Camere".

Foto © Imagoeconomica

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