Mafia, giustizia e guerra. Intervista esclusiva di Giorgio Bongiovanni al Presidente del Movimento 5 Stelle
La lotta alla mafia ed alla corruzione, le riforme della giustizia, la politica interna ed estera, con un particolare sguardo alle guerre in corso a Gaza ed in Ucraina, i rapporti con la Russia e quelli con gli Stati Uniti. Poi la mancata nomina al Dap del magistrato palermitano Nino Di Matteo ai tempi di Alfonso Bonafede come Guardasigilli del governo; il campo largo; le nostalgie neofasciste del governo Meloni e il caso Almasri. Sono questi i temi al centro dell’intervista che il nostro direttore Giorgio Bongiovanni ha fatto al presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte.
Avvocato, politico, nel 2018, in piena campagna elettorale indicato dal partito pentastellato come possibile ministro della pubblica amministrazione. Poi, nel maggio dello stesso anno, incaricato come Presidente del Consiglio nell'ambito di un'alleanza di governo con la Lega, conclusa nell'agosto 2019 con una crisi di governo. Viene nuovamente incaricato dal Presidente della Repubblica, grazie all'accordo tra Cinque Stelle, Pd e Liberi e Uguali. È il cosiddetto “Conte II” che si trova ad affrontare la crisi della Pandemia del COVID-19, che ha colpito duramente l'Italia prima di ogni altro Paese europeo. Resta Premier fino al febbraio 2021. Nell'agosto di quell’anno diventa Presidente del Movimento 5 Stelle, di cui oggi è leader indiscusso dopo l'allontanamento definitivo del Garante, l'ex comico Beppe Grillo, fondatore del Movimento con Casaleggio, con oltre l'80 per cento dei voti favorevoli.
“La lotta alla mafia per il Movimento 5 Stelle è al primissimo posto dell’agenda politica - ha detto ai microfoni di ANTIMAFIADuemila -. È nel DNA del Movimento: l’etica pubblica, il principio di legalità, il contrasto di qualsiasi forma di corruzione e malaffare. Non può un sistema Paese funzionare se dà spazio alla criminalità, alle prepotenze, agli abusi e se dà la possibilità ovviamente alle persone oneste di soffrire”.
Quanto alla riforma della Giustizia, invece, nel corso dell’intervista l’ex premier ha evidenziato come questo Governo stia “creando scientificamente un sistema che rompe il principio di legalità. Un sistema che, norma dopo norma, provvedimento dopo provvedimento, creerà di fatto una giustizia a doppio binario. Quando si tratta dei reati che riguardano i colletti bianchi, politici, amministratori, pubblici ufficiali, entreranno tutte le agevolazioni e le depenalizzazioni del caso. Stanno distruggendo il fondamento democratico, il principio della legge uguale per tutti. Per cui la legge è debole con i forti e forte con i deboli”.
Sul fronte internazionale, Conte ha concluso con la necessità di fermare le guerre e smettere di fomentare la vendita di armi al posto della diplomazia e del dialogo. “È importante scendere in piazza tutti il 5 aprile a Roma per dire no a questo piano di riarmo ("ReArm Europe", ndr) - ha commentato Conte -. Per contrastare questo tentativo concreto che stanno realizzando di portare l'Europa a un'economia di guerra. Abbiamo bisogno di un piano di rilancio per la sanità, per le istruzioni, la scuola, la ricerca. Basta con tagli in questi settori. Dobbiamo investire per proteggere la nostra manifattura, non per trasformarla in fabbriche di armi.
La manifestazione del 5 aprile a Roma è un passaggio fondamentale. Giorgia Meloni in Parlamento non ha fatto votare sul riarmo. Hanno paura del voto perché sanno che la maggioranza degli italiani non vogliono più armi. Vogliono ospedali funzionanti, aule di giustizia dove si amministri la legge in modo spedito ed efficace, scuole che siano sempre più ricche di laboratori linguistici, digitali, palestre. Hanno paura di università in cui si faccia ricerca ma ricerca pacifica, non per gli armamenti”.
Foto by ACFB
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