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L’intervista del procuratore capo di Prato a ‘Il Fatto Quotidiano’

“Quella appena approvata è solo l’ultima delle riforme che recentemente hanno, oggettivamente, già compresso gli strumenti in mano ai magistrati per reprimere la criminalità”.
“Il limite dei 45 giorni per intercettare, salvo casi eccezionali e motivati, riguarderà gli omicidi, i femminicidi, i maltrattamenti in famiglia e reati contro la famiglia. E ancora i sequestri di persona, la bancarotta. Giusto per citarne alcuni”.
È una iniziativa politica e come tale va rispettata” ma temo “però, un impatto negativo perché viene compressa la tempistica di effettuazione delle attività di intercettazione e questo può costituire un serio ostacolo ai fini delle indagini, essendo toccati dalla riforma tutta una serie di reati molto gravi. Le intercettazioni sono uno strumento fondamentale per accertare la verità dei fatti”.
E non è vero che la riforma è stata fatta perché il pubblico ministero poteva intercettare senza limiti: “Con la normativa attuale per intercettare occorre che sussistano gravi indizi di reato. Inoltre, l’intercettazione deve essere indispensabile per la prosecuzione delle indagini. A me sembra che in questo modo si coniughino già diritto alla privacy ed esigenze delle inchieste, che vengono condotte per tutelare il diritto alla sicurezza dei cittadini”.
Così il procuratore della repubblica di Prato Luca Tescaroli in un’intervista rilasciata al ‘Fatto Quotidiano’ in merito alla legge approvata ieri che ‘taglia’ le intercettazioni a 45 giorni.
Si tratta di un provvedimento che colpisce tutte le indagini a parte quelle per mafia e terrorismo ma, ha spiegato il magistrato, “non per reati cosiddetti satellite, che sono una spia delle attività della criminalità organizzata. Penso allo sfruttamento del lavoro, quello che viene chiamato il caporalato, ai reati tributari come l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Penso ancora ai reati fallimentari, agli incendi dolosi o alle estorsioni se non è contestata l’aggravante del metodo mafioso”.
In ogni caso e in base alla “nostra esperienza sul campo possiamo dire che statisticamente si riesce a raccogliere elementi di prova solo dopo molto più tempo di quello previsto dalla riforma. Individuare gli obiettivi da intercettare è frutto di un percorso investigativo che richiede tempo. L’identificazione dell’interlocutore o degli interlocutori spesso richiede tempo. Il soggetto deve essere profilato per individuare i telefoni di cui si avvale o i luoghi che frequenta per le intercettazioni ambientali. Il limite dovrebbe essere più’ ampio. In altri Paesi come Francia, Germania e Spagna i tempi vanno oltre i 45 giorni”.
L’unica eccezione che si potrebbe verificare riguarda “i reati commessi da pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio contro la Pubblica amministrazione” poiché “se la pena massima non è inferiore a 5 anni, hanno un regime equiparato in sostanza a quello della criminalità organizzata, in base a una legge del 2017, di conseguenza la deroga ai 45 giorni vale anche per questi casi. Almeno dovrebbe porsi la questione”.

Fonte: Ilfattoquotidiano.it

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