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La deposizione del collaboratore di giustizia nel processo per depistaggio contro i generali dei Carabinieri Pellegrini e Tersigni

"In un'occasione andai a Benevento, presso lo studio dell'ingegnere Antonio D'OnofrioRoger D'Onofrio era anziano, ultrasettantenne. Porto disse che era il nostro 'garante' per tutte le operazioni che dovevamo fare. Era un appartenente ai servizi segreti americani in Italia, era della CIA. Mi fu detto da Porto". A parlare è il collaboratore di giustizia Pietro Riggio, ascoltato come teste assistito a Caltanissetta nel processo per depistaggio contro due ex generali dei carabinieri in pensione. Gli ufficiali Angiolo Pellegrini, 82 anni, storico collaboratore del giudice Giovanni Falcone, e Alberto Tersigni, 63 anni, entrambi ex appartenenti alla Dia, sono accusati di aver ostacolato le indagini relative alle dichiarazioni di Riggio, ex agente della polizia penitenziaria poi arrestato per legami con clan mafiosi. Alla sbarra anche l'ex poliziotto Giovanni Peluso, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa, per aver agevolato Cosa nostra nella latitanza del boss corleonese. Secondo l'accusa, le rivelazioni di Riggio avrebbero potuto portare alla cattura dell'allora latitante Bernardo Provenzano e svelare un progetto di attentato all'ex giudice del pool antimafia Leonardo Guarnotta.
Riggio ha spiegato che stavano progettando "la realizzazione di un pastificio per dare una parvenza legale e giustificare i movimenti di Porto e altri soggetti in territorio di Caltanissetta". Il pm Pacifico ha quindi chiesto a Riggio di effettuare un riconoscimento fotografico. "Sì, D'Onofrio è al numero 10", ha confermato il pentito. Roger D'Onofrio, italiano di origini, è stato coinvolto nel 1983 in un traffico d'armi verso il Medio Oriente. Nel 1995 venne arrestato con l'accusa di aver partecipato a un commercio di armi dalla Croazia, transitate in Italia via Albania. Le dichiarazioni di Riggio confermano il quadro probatorio sulle presunte infiltrazioni dei servizi segreti internazionali nelle attività di Cosa nostra.
Riggio ha raccontato in aula anche di un episodio avvenuto nel 2016, pochi giorni prima di un'udienza presso il Tribunale di Sorveglianza di Roma in cui venne contattato da un agente dei servizi. "Mancavano pochi giorni all'udienza, quando per strada, a Latina, fui agganciato da un soggetto che mi chiamò. Io pensavo che avesse bisogno di un'indicazione stradale, mentre mi disse: 'Lasciamo perdere Montante, scordatelo. E non ti dimenticare che il 30 maggio hai l'udienza presso la Sorveglianza...'". Riggio ha aggiunto che l'uomo salì su una BMW grigia e si allontanò, senza dargli il tempo di reagire.
Infine, il collaboratore ha dichiarato di aver conosciuto l'ex capo del Sismi, Nicolò Pollari. "Collaboravo con un ufficio legale, perché l'avvocato era su una sedia a rotelle, e mi occupavo di tutte le incombenze", ha spiegato. "Poi ho saputo che l'avvocato Verdesca era amico personale di Nicolò Pollari perché lo aveva difeso in un processo a Venezia".

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