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Il punto un anno dopo l'uscita di "Food for profit"

Ad un anno di distanza dall'uscita del film-documentario Food for Profit, dialoghiamo con la giornalista di Report Giulia Innocenzi che con Pablo D'Ambrosi ed una squadra di coraggiosi investigatori ha condotto un'inchiesta sulle atrocità dei mattatoi, sulle storture della lobby della carne in rapporto con la politica e sull'importanza di avere rispetto del mondo animale. Un lavoro che mostra l'esistenza di un sistema e di una convergenza di interessi che, a pioggia, tocca anche altri argomenti come lo sfruttamento del lavoro, dei migranti, e la volontà di non affrontare l'emergenza del cambiamento climatico. Il tutto nel nome del profitto. 
Grazie all'inchiesta non sono pochi i risultati concreti raggiunti. Basti pensare all'intervento delle forze dell'ordine che ha disposto la chiusura di un allevamento di tacchini nel Lazio proprio dopo l'indagine sotto copertura mostrata dalle immagini del film; o ancora la mancata ricandidatura degli eurodeputati Paolo De Castro e Clara Aguilera, le cui dichiarazioni scandalose avevano generato una certa indignazione popolare. Inoltre sono state avviate nuove indagini sugli abbattimenti per la peste suina e sugli allevamenti in aree di restrizione sanitaria, alimentando il dibattito nei media e nelle istituzioni.
"Anche dal basso si può segnare un cambiamento - ha spiegato la Innocenzi - Tante persone stanno cambiando la propria visione dopo aver visto il documentario. Il cambiamento non arriverà dalle istituzioni o dalle aziende se non saranno le persone stesse a cambiar ee a chiedere attraverso i propri consumi un cambiamento. Ora c'è un nuovo obiettivo. Chiedere con forza di smettere di finanziare con soldi pubblici un modello industriale insostenibile che danneggia il pianeta, la salute delle persone e la vita degli animali". 
Tutto ciò andando contro le censure che la politica continua a portare avanti.

Per firmare la petizione contro allevamenti intensivi: 

FIRMA LA PETIZIONE!

 

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