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Il presidente dell’Anm: “Avvertiamo il rischio che il pubblico ministero possa essere condizionabile e condizionato dall’Esecutivo e dai poteri forti”

E’ il giorno della protesta per i magistrati di tutto il Paese. L’Associazione Nazionale Magistrati ha organizzato per oggi uno sciopero vigoroso contro le riforme del governo sulla giustizia e in particolare contro la riforma della separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti. “Non è uno sciopero contro qualcuno ma a difesa di una serie di principi della Costituzione in cui fermamente crediamo e che sono fondamentali per i cittadini”, ha spiegato il presidente dell’Anm Cesare Parodi intervistato da Radio 24 a proposito dello sciopero di oggi dei magistrati. Da Nord a Sud sono numerosissime le toghe che, Costituzione alla mano, hanno aderito alla protesta. Anche alcuni magistrati della Cassazione hanno partecipato con un flash mob sulla scalinata del Palazzaccio, in piazza Cavour a Roma. 


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In totale, quasi l’80% dei magistrati di tutta Italia hanno puntato i piedi contro le politiche dell’esecutivo sul tema. Un risultato straordinario che ha certamente scosso il governo tanto che, come riporta l’Ansa, è stato indetto un vertice di governo sulla giustizia questa mattina a Palazzo Chigi con la partecipazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il guardasigilli Carlo Nordio e i presidenti delle commissioni giustizia di Camera e Senato, Ciro Maschio e Giulia Bongiorno. Un “no” secco dei magistrati arriva verso la tanto discussa riforma della separazione delle carriere, largamente criticata dall’Anm un mese fa con una protesta silenziosa in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.


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Che ci possa essere in prospettiva un progressivo mutamento genetico del pubblico ministero e quindi che il pubblico ministero possa essere condizionabile e condizionato dall’Esecutivo e dai poteri forti è purtroppo un rischio che molti avvertiamo”, ha affermato Parodi. Si tratta di “un rischio concreto che probabilmente non si verificherebbe immediatamente dopo la riforma ma che secondo noi sarebbe avviato in maniera irreversibile”. Riguardo alla riforma, Parodi ricorda che “i timori sono tanti”. Ad esempio, spiega, sul meccanismo disciplinare e “soprattutto temiamo che avvenga una rivisitazione del ruolo del pubblico ministero che oggi è grande garanzia per tutti i cittadini, libero di valutare i fatti a 360 gradi”. Una garanzia alla quale “sarebbe molto grave rinunciare”. Duro sulla riforma del governo anche il procuratore di Napoli Nicola Gratteri.


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Non riteniamo sia proporzionato dover toccare la Costituzione per quattro magistrati l’anno che da pm chiedono di diventare giudice, mi pare sia qualcosa di davvero sproporzionato e quindi per noi è normale, ed è ovvio, che questa riforma sottenda a qualcos’altro”, ha affermato il capo della procura partenopea che ha risposto alla domande dei giornalisti nella biblioteca Tartaglione del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli dove i magistrati, con una coccarda tricolore sulla toga, stanno manifestando il loro dissenso contro la riforma della costituzione. Gratteri ha ricordato quello che accade negli Stati dove c’è stata la separazione delle carriere: “Poco dopo il pm passa sotto l’Esecutivo. E di questo non si sente assolutamente l’urgenza né la necessità, né il bisogno. I problemi della giustizia sono altri, le emergenze sono altre, non certo la separazione delle carriere”.


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A Palermo il 70% di toghe aderenti allo sciopero: “E’ grido di allarme”

A Palermo il 70% dei magistrati del distretto di corte d'appello, che comprende le sedi giudiziarie del capoluogo, di Agrigento, Trapani, Sciacca e Termini imerese, ha aderito allo sciopero indetto dall'Associazione nazionale magistrati contro la riforma della giustizia. Una partecipazione massiccia se si considera che all'ultima astensione, organizzata per protestare contro la legge Cartabia, l'adesione fu del 48%. Per oggi, dunque, non si terranno le udienze, salvo che nei casi previsti dal codice di autoregolamentazione che impone la trattazione dei processi, ad esempio, con imputati detenuti o nell'imminenza di scadenza dei termini di custodia cautelare. I magistrati si troveranno alle 12 in piazza della memoria, alle spalle del palazzo di giustizia di Palermo, per dare lettura del comunicato unico sulle ragioni della protesta preparato dall'Anm. "Quello di oggi è uno sciopero per la Costituzione e a difesa dei principi fondamentali ivi consacrati, primo tra tutti, quello dell'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Fosse dipeso da noi, ben volentieri avremmo trascorso la giornata di oggi in udienza, ma il momento è talmente grave che non potevamo fare altrimenti”, ha detto il presidente dell'Anm del distretto di Palermo Giuseppe Tango. "I magistrati non stanno scioperando per difendere interessi di corporazione o di categoria, ma avvertono, piuttosto, il concreto e serio pericolo che la riforma della Costituzione oggi in discussione renderà un cattivo servizio alle istanze di giustizia dei cittadini, dando loro minore tutele e garanzie, senza risolvere uno solo dei problemi concreti che affliggono la giustizia", spiega. "Di fronte a questo pericolo non si può restare in silenzio. Libertà che pensavamo ormai conquistate grazie al sangue versato dai nostri padri, rischiano di essere rimesse in discussione. - prosegue - Lo sciopero va allora inteso come grido di allarme lanciato alla società civile, a tutte le donne e gli uomini di buona volontà, che sicuramente avranno capacità e voglia di ascoltarlo". Le toghe del distretto in piazza della Memoria, dietro al tribunale, hanno letto il comunicato dell'Anm che illustra le ragioni dello sciopero. 

Foto © Imagoeconomica

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