A Cosenza la presentazione del libro “Poteri Occulti” di Luigi de Magistris. L’ex pm: “In Calabria un laboratorio criminale”
Perché nasce la P2 e con quale elemento, qual è stato l’impatto del “laboratorio” di ‘Ndrangheta in Calabria vent’anni fa e qual è l’impatto che ha tuttora? Sono le domande a cui l’ex Gran Maestro del Goi Giuliano Di Bernardo e l’ex pm Luigi de Magistris hanno provato a rispondere a Cosenza durante la presentazione del libro di quest’ultimo: “Poteri Occulti. Dalla P2 alla criminalità istituzionale: il golpe perenne contro Costituzione e democrazia” (Fazi Editore).
Stimolati dalle domande di Saverio Di Giorno e Claudio Cordova (autore del libro “Gotha”), si è parlato di mafia, infiltrazioni, stragi per tracciare un lungo filo rosso, anzi nero che arriva sino ad oggi. Una lunga intervista incrociata.
Cosa sono i poteri occulti? Per de Magistris sono “poteri esercitati da personaggi con ruoli di primo piano nella vita pubblica e istituzionale o nelle professioni, uniti da legami affaristici e in alcuni casi criminali: gente che utilizza i propri ruoli per ratificare decisioni prese altrove. Questi poteri sono all’origine del più grande tradimento della vita democratica del nostro Paese, tra bombe, tentativi di golpe e laboratori criminali come quello presente in Calabria. La criminalità istituzionale - ha detto l’ex sindaco di Napoli - è quella che raggiunge i suoi obiettivi usando i suoi proiettili fatti di carta da bollo e sfruttando il silenzio, che favorisce la ‘ndrangheta”. De Magistris ha parlato anche di “un fiume di denaro pubblico che negli anni ha portato in Calabria una sorta di Pnrr, gestito da un laboratorio criminale che ha operato sotto il cappello dell’emergenza a danno del popolo calabrese: un patto tra grandi aziende del nord, politica romana e locale sia di centrodestra sia di centrosinistra e, appunto, poteri occulti”. Secondo l’ex magistrato si tratta della “più potente e raffinata strategia non di collusione con lo Stato ma di conquista, di penetrazione in tutta Italia: oggi sono le cosche di ‘ndrangheta a servirsi delle istituzioni e non viceversa, i figli dei boss studiano all’università e non servono attentati altrimenti si scatena la reazione del popolo con le lenzuola dai balconi”.
Nella disamina di de Magistris emergono anche volti come quelli dell’ex senatore Giancarlo Pittelli, dell’ex presidente di Regione Giuseppe Chiaravalloti o dell’avvocato Paolo Romeo, condannato in primo grado nel processo “Gotha” e legato a quella che l’ex pm definisce “una cupola masso-politica mafiosa neofascista strettamente connessa con Avanguardia Nazionale”.
Riecheggiano i nomi dei protagonisti delle trame calabresi di vent’anni fa. Trame che portarono l’autore del libro a dire, al tempo in cui era ancora sostituto procuratore di Catanzaro, “ai miei agenti di scorta che fuori dal Palazzo di giustizia eravamo tranquilli, era dentro la Procura che dovevamo guardarci le spalle…”. La ‘ndrangheta “ha sempre avuto l'anelito” del potere, ha affermato de Magistris. “Perché è un sistema criminale fortissimo sul piano politico istituzionale economico. Quello che a me ha inquietato è la cosiddetta ‘ndrangheta istituzionale. Non è l'organizzazione che si serve nel del politico, del magistrato, della loggia occulta, è l'inverso”.
Gli Stati Uniti e la genesi della P2
A seguire ha preso parola Giuliano Di Bernardo. Il massone ha illustrato i motivi che lo portarono ad abbandonare la leadership del Grande Oriente d’Italia per fondare una nuova loggia e in seguito ha spiegato la genesi della P2 dalla sua nascita alle sue ingerenza nel mondo criminale. L’ex gran maestro del Goi ha introdotto il tema parlando di Lucky Luciano e Calogero Vizzini come decisive nello sbarco degli alleati nella Sicilia “controllata da mafia e massoneria”. “L’artefice di questo progetto - ha spiegato - era Frank Gigliotti, membro della Oss, l’organizzazione che ha preceduto la Cia, ai vertici del rito scozzese antico ed accettato nonché fiduciario della mafia di New York. Il progetto degli Usa è asservire l’Italia al loro credo politico per fronteggiare eventuali attacchi dell’Unione Sovietica: e per fare questo si sceglie il Goi, che ottiene il riconoscimento delle grandi logge del Nordamerica. La nascente Italia si crea così: gli Stati Uniti ringraziano mafia e massoneria piazzando determinati personaggi ai vertici dello Stato”. “Si voleva che la massoneria fosse parte integrante di questo progetto di asservimento dell'Italia agli Stati Uniti per fronteggiare eventuali attacchi da parte dell'Unione Sovietica”. Quindi il Grand Oriente, che viene riconosciuto dalle Gran Logge del Nord America, “entra di diritto e per scelta, in questo progetto in cui gli Stati Uniti vogliono conquistare e asservire l'Italia al loro progetto”.
Altra figura determinante nel racconto di Di Bernardo è Giordano Gamberini, che dal 1961 “riforma” il Grande Oriente d’Italia attuando le volontà degli Usa. Prima chiedendo e ottenendo il riconoscimento alla massoneria inglese, ciò la principale casa massonica al mondo, e poi avvicinandosi con la Chiesa. “Il Goi diventa la longa manus per l’esercizio del potere americano in Italia, e il centro di potere che esegue gli ordini del governo americano è la P2, loggia di appartenenza del gran maestro Gamberini” le cui riforme di “altro non sono che progetti pensati negli Stati Uniti”. Successivamente, si presentò la necessità di costituire all’interno del Goi “un centro che potesse essere utilizzato per raggiungere lo scopo”. La soluzione è la loggia P2, perché, ha spiegato Di Bernardo, “è una loggia che dipende esclusivamente dal Gran Maestro, il quale non è tenuto a dare alcuna informazione di ciò che avviene all'interno di questa loggia”. Licio Gelli, in seguito, verrà individuato come la figura adeguata “a gestire la loggia P2 per realizzare gli scopi del governo americano”. “E questo avviene nella maniera più semplice. La P2 è la loggia del Gran Maestro, il Gran Maestro delega a Gelli a rappresentarlo. Prima come segretario e poi come maestro venerabile”. Pertanto “Gelli diventa l'esecutore degli ordini degli Stati Uniti attraverso la P2 all'interno del Grande Oriente d'Italia”. “Allora mi volete spiegare perché la chiamate loggia deviata?”.
Licio Gelli © Imagoeconomica
Gelli, riorganizzatore delle famiglie di ‘Ndrangheta
Continuando a illustrare la genesi della P2, Di Bernardo ha ricordato che “c’è stato un momento cui gli Stati Uniti decidono di avere un centro indipendente e autonomo sul Mediterraneo per governarlo”. Nasce cosi un “progetto di separazione della Sicilia dall'Italia”. La Sicilia doveva essere “un centro gestito dagli americani, quindi un centro americano”. In che modo Gelli contribuisce a questo progetto? “Riorganizzando la ‘Ndrangheta. C’era bisogno di braccia armate per realizzare questo progetto e Gelli scende direttamente in campo, riorganizza le famiglie calabresi. Io sono sicuro che se riuscissimo a vedere il vero elenco della P2 ci troveremo tutti i capi della ‘Ndrangheta. Quindi Gelli crea gli strumenti operativi per favorire il distacco della Sicilia dall'Italia per farne un centro da cui gli Stati Uniti avrebbero governato il Mediterraneo e le cose vanno avanti”. A un certo punto, però, gli Stati Uniti rompono il giocattolo. “Non sono più interessati. E si ritirano. Non c'è più la CIA o il governo americano che dice che cosa devono fare. Restano disorientati ma poi si organizzano e diventano spezzoni pericolosi del potere i quali si mettono ad andare per le proprie direzioni e per realizzare i propri poteri”. È così, secondo Di Bernardo, “che si giustifica l'uccisione di personaggi in Sicilia, è così che si giustificano le stragi. Quindi, quando si parla della P2, non mi si venga a dire che è una loggia deviata. La P2 è esattamente quello che io ho descritto e che è ampiamente documentato”.
“I documenti che giustificano ciò che sto dicendo si trovano nelle archivi del Grande Oriente, che io ho visto e che ho fotocopiato”. “Come ce li ho io - ha avvertito DI Bernardo - ce l'hanno anche gli altri. Allora la domanda è perché non si fa chiarezza sulla P2? Se non riusciamo a far chiarezza, tanti misteri d’Italia restano insoluti”. Di Bernardo ha concluso con un appello: “Ecco perché io continuo a rivolgermi al Gran Maestro del Grand Oriente. Esci fuori dal tuo negazionismo. Non è vero che nel Grand Oriente tutto è giusto e perfetto. Nel Goi ci sono tutte queste situazioni che voi stessi dovete aiutare a risolvere. Perché solo così si fa un grande favore all'Italia consentendole di uscire da quelle nebbie che oggi ancora l’avvolgono”.
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