Del file riconducibile al pedinamento dei Carabinieri avvenuto negli anni ‘80 si è persa ogni traccia. Insabbiamento in corso?
L’inchiesta Equalize della Procura di Milano si sta rivelando un pozzo senza fondo, ricco di dati informatici, intercettazioni e documenti riservati. Tra tutti, uno in particolare ha suscitato grande attenzione: un file che potrebbe svelare una prospettiva inedita sul legame tra Silvio Berlusconi e la mafia. Secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, il documento sarebbe stato redatto dai carabinieri dell’anticrimine negli anni Ottanta e conterrebbe prove del fatto che l’ex Cavaliere abbia ricevuto denaro da Cosa Nostra. Il file in questione, apparentemente scomparso, è lo stesso al centro delle conversazioni tra due indagati nell’inchiesta Equalize: l’hacker Samuele Calamucci e il suo socio Massimiliano Camponovo. Al momento, si sa che la nota sarebbe in formato Word e che sarebbe stata scritta da Vincenzo De Marzio, ex agente del ROS (Reparto Operativo Speciale), all’epoca operante sotto il colonnello Carlo De Donno.
Questa vicenda risale agli anni Ottanta, un periodo in cui Berlusconi era in piena espansione economica. Sono gli anni in cui, nella villa di Arcore, arriva Vittorio Mangano, noto mafioso palermitano. Ufficialmente era lo stalliere della residenza, ma in realtà svolgeva un ruolo di protezione per Berlusconi e si occupava, inoltre, degli interessi di Cosa Nostra a Milano. Tornando al file scomparso, il documento conterrebbe la descrizione di un episodio preciso: un’operazione di sorveglianza e pedinamento condotta dallo stesso De Marzio. Durante questa operazione, sarebbe stato documentato un incontro tra Berlusconi e una persona legata a Mangano. L’incontro, avvenuto nei pressi del quartiere Comasina, nella periferia nord di Milano, avrebbe incluso la consegna di una somma di denaro a favore di Berlusconi.
Ed è qui che il caso Equalize si intreccia con questa vicenda. Secondo le intercettazioni raccolte nell’inchiesta, Calamucci e Camponovo discutono proprio di questa nota, confermandone l’esistenza e la portata esplosiva. “Quella è la vera prova della colpevolezza di Berlusconi, di come ha preso i soldi dalla mafia” avrebbe detto Calamucci, ignaro di essere intercettato. Inoltre, avrebbe confermato che il documento riporta il nome del carabiniere autore del rapporto, identificato con il nome in codice “Tela”, ovvero De Marzio. Ora, il problema è che questo file sembra essere scomparso. Potrebbe essere stato nascosto deliberatamente. Gli investigatori stanno cercando di rintracciarlo nell’archivio di De Marzio, un database imponente con oltre 52mila file, che nel 2023 sarebbe stato consegnato a Calamucci e alla rete degli spioni di via Pattari. Per gli inquirenti, la trasmissione di questo materiale agli hacker indagati dimostrerebbe un legame tra De Marzio e la cosiddetta “banda dei dossier”.
Tribunale di Milano © Imagoeconomica
Anche lui, infatti, insieme a Carmine Gallo ed Enrico Pazzali, è indagato per associazione a delinquere finalizzata ad accessi abusivi a sistemi informatici. Ad ogni modo, la sparizione di un documento di tale importanza apre scenari ancora più intricati e complessi. Secondo gli atti dell’inchiesta, non solo il file non è mai stato pubblicato, ma all’epoca sarebbe stato noto a più persone all’interno delle forze dell’ordine. Il sospetto, ancora più inquietante, è che questi documenti - insieme ad altri riguardanti vari politici - siano finiti nelle mani della CIA e di Marco Mancini, ex agente segreto con quarant’anni di esperienza nei servizi di intelligence italiani. Noto con il nome in codice “Doppia Mike”, Mancini è arrivato a dirigere persino il Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (DIS), l’organo di coordinamento tra AISE e AISI.
Ecco dunque i contorni complessi di questa vicenda, in cui il nome di Silvio Berlusconi torna al centro delle cronache, insieme a quello di Vittorio Mangano. A questi si aggiungono altri soggetti legati ai servizi segreti. Al momento, il file segreto potrebbe essere stato depositato presso un notaio. A questo punto, viene da chiedersi: verrà mai alla luce questo file? Se qualcuno lo ha effettivamente affidato a un notaio, lo ha fatto per proteggersi da eventuali ripercussioni? C’è però un dettaglio certo: ai tempi, l’ex agente del ROS, De Marzio, aveva accesso ai database delle forze dell’ordine. Infatti, “per quel che risulta dagli atti di Calamucci, all’epoca De Marzio era stato agganciato dalla CIA perché - ha spiegato Il Fatto Quotidiano - poteva accedere al database delle forze dell’ordine. Insomma, la storia si ripete”.
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