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Intervista esclusiva di ANTIMAFIADuemila al docente esperto di ‘Ndrangheta e criminalità organizzata 

L’ultimo blitz di Palermo ha dimostrato che Cosa nostra utilizza tecnologie innovative per comunicare. Uno degli ufficiali del Ros ha detto che queste comunicazioni sono “inintercettabili”. Si è fatto riferimento al sistema No.1BC della società maltese “No.1 Business Communication”. Ci può descrivere il corredo tecnologico che le mafie hanno per comunicare tra di loro?
Diciamo che le mafie oggi hanno la capacità di coniugare tradizione e innovazione, cioè la certezza del passato e le opportunità del futuro. E da tempo utilizzano sistemi di comunicazione sempre più sicuri. Alcune indagini hanno scoperto sistemi come EncroChat, sistemi come Sky ECC. Poi in Australia è stato scoperto questo nuovo sistema che si chiamava ‘Ghost’. Da sempre si sussurra di un sistema di produzione israeliana con base però a Malta, un sistema di cui tutti parlano, ma di cui ancora si sa poco o nulla. Quello della scrittura criptografata, quindi della criptofonia, è uno dei tanti sistemi utilizzati dalle mafie per comunicare. È chiaro che si stanno evolvendo; noi dobbiamo immaginare delle piattaforme o dei dispositivi simili ai vecchi telefonini, quelli degli anni ’90 che non avevano connessione a Internet, che non avevano la funzione della geolocalizzazione, che non avevano fotocamere ma che servivano soltanto per comunicare. Dobbiamo immaginare degli hacker o degli ingegneri informatici che lavorano per conto delle organizzazioni criminali e riescono a mettere assieme dei sistemi simili - per esempio a Telegram - con la cancellazione dei messaggi da remoto e con un numero ristretto di utenti. Quello che noi facciamo quotidianamente tramite WhatsApp, tramite altri sistemi di comunicazione, lo dobbiamo immaginare creato ad hoc proprio per le organizzazioni criminali. Quindi un numero ristretto utilizza quel tipo di dispositivo ed è una sensazione che si coglie un po' dappertutto. Mentre ci sono delle organizzazioni criminali che addirittura utilizzano gli hacker e sfruttano l'ingegneria sociale, utilizzano gli hacker per investire in criptovalute o per estrarre criptovalute, o utilizzano gli hacker per investire in piattaforme clandestine di trading. C’è però una costante che si nota un po' dappertutto: ed è l'uso della criptofonia. Questo è un aspetto che è emerso chiaramente dalle indagini che hanno portato alla scoperta dei sistemi EncroChat e Sky ECC.

Dopo questo blitz si spera che si aprirà un dibattito più approfondito riguardo al tema. Secondo lei, da esperto del settore, quali potrebbero essere gli eventuali accorgimenti normativi per riuscire finalmente a portarci avanti e riuscire a bucare queste nuove forme di comunicazione?
Diciamo che noi abbiamo delle grandi risorse umane e ci sono delle strutture d'eccellenza, penso alla Polizia Postale, al lavoro del Dottor Gabrielli, quello che sta facendo la Guardia di Finanza, i Carabinieri che si stanno dotando di ingegneri informatici. Però scontiamo una sorta di ritardo tecnologico dovuto purtroppo ad una sorta di miopia dal punto di vista politico. Si discute molto sul problema delle scadenze, sulle intercettazioni, se bisogna fare degli interrogatori prima delle misure. Mi sembrano aspetti marginali o quantomeno aspetti che ci fanno arretrare sul fronte del contrasto alle organizzazioni criminali. Invece non viene affrontato questo aspetto che è fondamentale, cioè quello di dotare le forze di polizia degli strumenti necessari, ma soprattutto adeguare dal punto di vista normativo quelle che sono gli strumenti per poter utilizzare hacker anche in chiave offensiva e non soltanto sul piano della cyber sicurezza, quindi sul piano difensivo. Le altre polizie hanno la possibilità di attaccare, cioè di andare a scardinare questi sistemi, come si è visto nel caso di Sky ECC o di Encrochat. Da noi questo non è possibile e bisognerebbe aggiornare la normativa.
Purtroppo c’è una frenesia normativa su argomenti che in questo momento non contribuiscono a snellire o a rendere più efficace la lotta contro le organizzazioni criminali e vedo invece una certa miopia sul fronte tecnologico che bisogna ricordare è un fronte che galoppa, che non è più quello di un tempo in cui le scoperte venivano fatte a distanza anche considerevole una dall'altra, se noi pensiamo a tutte le grandi scoperte dell'umanità. Oggi noi viviamo in una sorta di obsolescenza programmata. Cioè l'idea che qualsiasi strumento venga acquistato oggi, domani è già obsoleto e quindi la tecnologia galoppa e non si può perdere terreno. Perdere terreno significa poi fare molta fatica a colmare il divario; e purtroppo questi ritardi tecnologici si notano. Sono stati bravi gli investigatori palermitani, però hanno sfruttato il cosiddetto fattore umano, cioè l'errore umano che poi ha portato a ricostruire il sistema che veniva utilizzato. Se non ci fosse stato l'errore umano sarebbe stato molto più difficile intercettare e quindi scardinare quel sistema che consentiva comunicazioni sempre più sicure.

Le va di fare delle considerazioni in merito al DDL Sicurezza?
È un argomento che conosco poco e di solito quando non conosco un argomento preferisco non commentare. Ho visto quello che viene proposto e ovviamente l'idea di poter dare ai servizi la possibilità di commettere anche dei reati, mi sembra qualcosa che debba essere in qualche modo conosciuto, studiato e dibattuto a livello politico. E' chiaro che noi abbiamo l'idea e il ruolo dei servizi di intelligence che hanno come obiettivo primario quello della sicurezza nazionale e quindi la possibilità magari di infiltrare delle organizzazioni, di avere contatti con organizzazioni criminali, con organizzazioni terroristiche per evitare gli attentati. Quello fa parte del compito istituzionale dei servizi. E poi ci sono leggi che vanno studiate, vanno analizzate e siccome io non mi occupo di questo aspetto, non voglio unirmi al coro dei dottori e preferisco restare nell'ambito delle mie competenze. Però è qualcosa che secondo me merita attenzione e fate bene voi a tenere alta la guardia perché certe proposte vanno capite, comprese, studiate, analizzate e quindi discusse in modo che la gente possa avere contezza di quello che sta succedendo nel nostro paese.


Togliamoci per un attimo dall'ambito tecnologico.
Ci sono delle rotte che dal Canada portano il fentanyl verso gli Stati Uniti. E in Italia c'è un pericolo che le mafie potrebbero buttarsi sul traffico del fentanyl?
Noi intanto dobbiamo tenere conto di quello che è la realtà, piuttosto rispetto a quello che continua a sostenere il Presidente degli Stati Uniti. Dal Canada arriva poco fentanyl negli Stati Uniti, viene mandato poco fentanyl, anche perché spesso i laboratori sono quelli messicani e spesso sono americani che contribuiscono a trasportare il fentanyl dal Messico agli Stati Uniti e poi a spacciarlo. Il Canada ha un problema, è un problema ovviamente interno, perché ci sono delle organizzazioni criminali che hanno impiantato dei super laboratori, dei mega laboratori, in grado di produrre milioni e milioni di pasticche in Alberta, in British Columbia, che ovviamente non sono prodotti soltanto per il mercato locale. Quindi c'è la sensazione che arrivino anche da qualche altra parte. Qualche anno fa si è scoperto un grosso carico di fentanyl provenienti dal Canada, dalla British Columbia e sequestrati al porto di Melbourne, è stato il più grosso sequestro di fentanyl in Australia. Quindi c'è questa rotta pacifica, la rotta del Pacifico che in qualche modo è particolarmente frequentata, tenendo conto della levitazione dei prezzi in Australia. Pensiamo che un chilo di cocaina arriva a costare 210 mila dollari. Quindi chi gestisce questo tipo di attività ha sicuramente in mente i mercati dell'Asia, ma soprattutto i mercati dell'Oceania.
Per quanto riguarda l'Europa è difficile fare delle previsioni, per il momento i casi sono molto limitati, soprattutto in Italia. E questo è sicuramente un vantaggio. C'è da dire che spesso le overdose vengono archiviate come qualcosa riconducibile agli oppioidi, ma senza entrare nel merito. Io ricordo un caso a Pavia in cui un pubblico ministero si è battuto per cercare di scoprire la causa di quella morte ed è riuscito a farlo anche grazie a delle analisi costosissime fatte in Belgio che hanno scoperto come causa di quella morte il fentanyl. Sono per fortuna casi isolati, però non bisogna cullarsi, anche perché Europol parla di continui sequestri di laboratori gestiti da messicani in Europa e ci sono alcuni paesi che in Europa stanno già facendo i conti con il fentanyl e con qualcosa ancora più pericoloso del fentanyl.
Bisogna tenere in considerazione un altro aspetto che fa parte di questa mutazione genetica delle mafie: le organizzazioni più importanti non hanno soltanto nel loro libro paga gli ingegneri informatici, ma anche gli ingegneri chimici, persone che sono in grado magari di cambiare la struttura molecolare di un precursore e quindi di una sostanza in modo tale da poterla spedire legalmente. Quella sostanza bisogna prima sequestrarla, analizzarla e inserirla nella tabella delle sostanze proibite. Quando viene fatto. Gli ingegneri chimici continuano a modificare la struttura ed è quindi un continuo inseguirsi. Quello dei fentanyl è un problema particolarmente importante, anche perché quello che si è scoperto negli ultimi tempi è che i cinesi stanno mandando i loro chimici in Messico, con il compito di fare dei corsi di formazione professionale ai messicani.
Quello che si sta producendo non è più letale come in passato, è chiaro che sono sempre sostanze pericolose, altamente tossiche, che richiedono un continuo approvvigionamento perché hanno tempi molto ristretti, quindi una pillola non basta e anche se costa da 5 a 10 dollari, l'idea di volerne sempre di più anche nel corso della stessa giornata, contribuisce a creare situazioni di malessere. Stanno riuscendo a trovare una sorta di equilibrio che porta il fentanyl a non ammazzare come ammazzava prima anche gente che assumeva quelle pillole per la prima volta. Questo non significa che non siano pericolose e che non siano da evitare. Si sta creando un mercato anche per il fatto che si sta cominciando a diffondere questa idea che non siano più delle pillole letali così come le abbiamo conosciute negli ultimi anni. È chiaro che bisogna continuare con l'opera di prevenzione, con l'opera di informazione, cercare di far capire ai giovani che non solo per quanto riguarda i fentanyl, ma con qualsiasi tipo di droga, quello che bisogna tenere conto non è tanto l'aspetto tossicologico, ma tutto quello che poi queste sostanze riescono a produrre sull'organismo, distruggendo organi e creando problemi che non si riuscirà a eliminare neanche nel caso in cui uno dovesse decidere di smettere di drogarsi. Lasciano segni che non hanno tempo e quindi bisognerebbe far capire ai giovani che drogarsi significa entrare in un tunnel spesso senza uscita e quando si riesce ad uscire le conseguenze dal punto di vista sanitario sono notevoli.

Domanda di frontiera: l’Asia si sta dotando di una sua linea internet. Se dovesse accadere, ovviamente avrebbe delle ripercussioni abbastanza profonde, se non addirittura rivoluzionarie all’interno della criminalità organizzata. Questa sarebbe una ulteriore sfida, un ulteriore ostacolo per il prossimo futuro?
Sono voci, ma noi dobbiamo tenere in considerazione che l'internet non sommerso rappresenta il 5 o il 6 per cento, c'è chi dice addirittura 8 o 9. Ma c'è un internet sommerso che è appunto quello del deep web, poi del dark web, che è un oceano sconfinato. Anche l'ultima inchiesta, quella di Palermo, ha messo in evidenza un aspetto importante: cioè l'uso del dark web per acquistare delle armi. È quello che sta avvenendo un po' dappertutto. E' chiaro che anche in quel caso, per poter esplorare il dark web c'è bisogno di competenze specifiche, quindi noi dobbiamo immaginare i mafiosi tradizionali in grado di poter acquisire il know-how necessario per esplorare una parte di Internet che la stragrande maggioranza delle persone non ha mai conosciuto, non ha mai esplorato. Chi di noi è mai stato nel deep web o nel dark web? Sappiamo per esempio che nel deep web molti giornali conservano gli archivi, molti studi legali conservano i loro fascicoli, sappiamo che gli ospedali hanno le cartelle cliniche nel deep web, perché ovviamente sono più sicuri, ma non sappiamo nulla di quello che avviene nel dark web e quello che è possibile fare. È emerso da inchieste come quella che ha portato alla scoperta di Silky Road o di Alpha Bay Market che ci sono delle schermate simili a quelle di Amazon in cui è possibile selezionare il tipo di droga, l'arma che si vuole acquistare, il sicario che eventualmente si vuole ingaggiare. Ecco, è tutto un mondo, chiaramente, che richiede nuove competenze, nuovi saperi e nuovi protocolli d'indagine.
Se noi ci pensiamo bene, anche l'internet che noi utilizziamo in Cina ha una sua declinazione, per esempio è soggetto a censure. La stessa intelligenza artificiale che è stata promossa dai cinesi, se uno va a digitare, io l'ho fatto, qualcosa che ha a che fare con il governo e con alcuni casi sensibili ti risponde che non entra nel merito politico, mentre invece il chatbot che noi conosciamo ha sempre delle risposte probabilistiche e questo è un aspetto interessante. Se uno mi fa una domanda io dico che non conosco la risposta. Lei mi ha parlato più volte del decreto sicurezza e io le ho detto che non è un argomento di mia competenza. Provo a dire qualcosa, ma mi guardo bene dall'esprimere un'opinione consapevole perché non sono un esperto. Se l'avessimo chiesto a un chatbot o a chat GPT avrebbe dato la risposta più probabile, perché così fanno questi sistemi e spesso la risposta più probabile non è quella giusta, perché combinano cose che si inventano con cose che magari riescono a trafugare qui e là dalle tante banche dati che utilizzano. È chiaramente, come giustamente ha sottolineato lei, un'ulteriore sfida. Sono sfide però che richiedono anche investimenti tecnologici. Questo è un aspetto che vorrei sottolineare. Non possiamo indugiare, perché più indugiamo e più l'evoluzione tecnologica ci fa mangiare la polvere, perché restiamo indietro. E non basta avere questa grande capacità investigativa che abbiamo sempre avuto in Italia, non basta avere grandi investigatori, grandi detective, quando poi mancano le competenze specifiche e mancano gli investimenti tecnologici e mancano le riforme normative che andrebbero fatte e non quelle che invece vengono proposte come quella appunto di fare la lotta ai magistrati, perché questo non fa altro che indebolire poi chi combatte le organizzazioni criminali, come ha giustamente sottolineato il procuratore Caselli in un'intervista ad un quotidiano italiano. Mi aspetterei riforme più concrete, piuttosto che riforme che poi non portano a nulla, come quella della separazione delle carriere, che è qualcosa che interessa meno dell'1% dei pm che poi diventano giudici e dei giudici che poi diventano pubblici ministeri. Non capisco a chi serva una riforma del genere quando abbiamo tante altre cose importanti su cui occuparci.

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