Il giornale ABC Color realizza una video-inchiesta sul delitto del giornalista e della sua assistente Antonia Almada avvenuto nel 2014
Sono passati dieci anni dal delitto del nostro collega ed amico Pablo Medina; giornalista di ANTIMAFIADuemila, scrittore e corrispondente di ABC Color, una delle televisioni più importanti del Paraguay. Con lui, quel terribile 16 ottobre 2014, morì sotto i colpi d’arma da fuoco dei sicari anche la sua giovane collaboratrice, Antonia Almada, che di anni ne aveva solo 19.
Il potere criminale del Paraguay, gli strappò la vita lungo una strada rurale di Villa Ygatimí, nel dipartimento di Canindeyú al confine con il Brasile. In sua memoria, ABC Color, ha realizzato un’importantissima video-inchiesta sull’attentato nel format “Expediente Abierto” (nelle impostazioni di You Tube sono disponibili i sottotitoli in italiano). Il giornalista Ivan Leguizamón ha ricostruito la vita di Medina, la giungenti, l’omicidio del fratello Salvador nel 2001 e quello dell’altro fratello Solomon l’anno seguente (entrambi giornalisti come Pablo). E poi gli inizi della sua attività professionale ad ABC Color, dove lavorerà per 16 anni denunciando la narco-politica. Nel realizzare l’inchiesta Ivan Leguizamón ha intervistato anche la vedova Olga Bianconi e alcuni dei figli del corrispondente, Virgilio e Marianela Medina. I due hanno ricordato la loro infanzia insieme al padre, caratterizzata, purtroppo, anche da non pochi episodi infelici, tra minacce e traslochi temporanei per ragioni di sicurezza. Medina, infatti, per via delle sue inchieste sulle grandi famiglie criminali del Paraguay e i loro legami con la politica del tempo riceveva spesso intimidazioni. “Le minacce sono cominciate già nel 2012, ricordo molto bene che nel novembre di quell’anno abbiamo dovuto lasciare casa per andare ad Asuncion per un mese ma eravamo piccoli per capire”, ha rammentato Marianela Medina. Pablo Medina amava follemente il suo lavoro, come amava follemente i suoi figli con i quali cercava comunque di vivere momenti di normalità, senza badare troppo ai pericoli che lo circondavano. Virgilio ha ricordato che il padre era sempre ottimista agli occhi della famiglia: “Era una persona molto forte in questo senso, diceva che non gli sarebbe successo nulla. Non dimensionava tutte quelle cose che gli accadevano. Mi mostrava le foto delle persone che lo minacciavano”. Al giornalista Ivan Leguizamón, Virgilio, Marianela e Olga hanno raccontato il giorno in cui vennero a sapere dell’agguato. La disperazione, il dramma di quei momenti. E poi la ricerca della verità, per la quale hanno contribuito altri familiari di Medina, come la figlia Dirsen, membri della società civile del Paraguay e anche la nostra redazione di ANTIMAFIADuemila in Italia e in Latinoamerica.
L’assassinio di Pablo e Antonia, come spiega puntualmente l’inchiesta di ABC Color, proviene dai grandi narcotrafficanti che governano la Triple Frontera in Sudamerica, uno dei luoghi più pericolosi del pianeta tra l’Argentina, Brasile e Paraguay. La regione è un mercato a cielo aperto di 2.500 chilometri quadrati in cui avviene ogni genere di traffico illecito, a partire da quello della droga.
Attualmente le indagini giudiziarie e i processi hanno portato alle condanne di Vilmar “Neneco” Acosta, ex sindaco di Ypejhú e politico del ‘partito Colorado’, ripetutamente denunciato da Pablo Medina come uomo vicino al narcotraffico della zona e coinvolto in altri delitti. Fu ”Neneco” Acosta a commissionare il delitto e per questo gli venne inflitta una condanna ad 39 anni di carcere che sta trascorrendo presso il Penitenziario Nazionale di Tacumbú. Certamente è lui il mandante dell'omicidio ma secondo la famiglia qualcuno di più autorevole avrebbe ordinato ai narcos di sbarazzarsi di lui. Secondo ABC Color, il delitto avvenne dopo alcune delle pubblicazioni di Medina che testimoniavano “l’ingresso delle mafie in politica, in cerca di potere e impunità”.
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