L’appello del procuratore dopo l’accoltellamento tra due lavoratori

La legge consente di ottenere il permesso di soggiorno per motivi di giustizia, che comprende un programma di reinserimento sociale volto a garantire la stabile permanenza in Italia”. Si rivolge direttamente agli operai sfruttati il procuratore di Prato Luca Tescaroli che ancora una volta, grazie alla collaborazione dell'uomo accoltellato la notte tra il 25 e il 26 gennaio, ha scoperto una stamperia di abiti attiva da almeno otto anni con operai clandestini che venivano sfruttati: turni di lavoro di 12 ore, sette giorni su sette in un ambiente insalubre, con alcuni lavoratori costretti a dormire direttamente sul posto di lavoro. Insomma, il solito copione. Con l'ultimo provvedimento di custodia cautelare eseguito ieri, salgono a due gli arrestati per sfruttamento della manodopera clandestina nella ditta cinese controllata dalla Procura di Prato. L'indagine era partita dopo un violento accoltellamento tra due operai, che aveva portato al ricovero in condizioni critiche di uno di loro. L'uomo, trovato esanime in strada, è sopravvissuto grazie a un lungo intervento chirurgico, mentre il suo aggressore è stato denunciato per tentato omicidio. Il controllo delle autorità si è concentrato sulla stamperia Arte Stampa di via Pistoiese, dove lavoravano almeno dodici operai privi di permesso di soggiorno. Le condizioni igienico-sanitarie erano pessime: una sola doccia era disponibile per tutti i lavoratori, costretti a dormire nell'ultimo piano dello stabile. I dipendenti ricevevano pagamenti irregolari, con ritardi fino a sei-sette mesi. L'operaio ferito ha collaborato con la Procura, fornendo dettagli sulle condizioni di lavoro e sull'organizzazione dell'impresa. Ha identificato due figure chiave: il "proprietario maggiore", responsabile della gestione economica, e il direttore operativo, incaricato dei pagamenti e dei rapporti con i fornitori. Grazie alle indagini condotte dal Reparto operativo dei carabinieri e dalla Asl, dopo il primo arresto del titolare di fatto avvenuto in flagranza di reato, è scattato anche il fermo per il suo principale emissario nella gestione dell'azienda. Entrambi gli arrestati si trovano ora ai domiciliari con il braccialetto elettronico. Il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto necessario il provvedimento per evitare possibili pressioni sui lavoratori sfruttati, molti dei quali ancora non identificati o timorosi di testimoniare. Tutti risultano privi di permesso di soggiorno. A seguito di questi sviluppi, il procuratore di Prato ha lanciato un appello: "Denunciate, potete ottenere il permesso di soggiorno". L'invito è rivolto a tutti i lavoratori sfruttati, affinché emergano ulteriori dettagli sulle condizioni di lavoro in aziende simili e si possa contrastare con maggiore efficacia il fenomeno dello sfruttamento della manodopera clandestina.

Foto © Imagoeconomica

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