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L’oppioide 50 volte più potente dell’eroina sta devastando gli USA. Profitti record: fino a 20 volte l’investimento iniziale

Complice la sua potenza e i costi decisamente bassi di produzione, il fentanyl sta diventando una vera e propria emergenza. Si tratta, infatti, di un oppioide estremamente potente, circa 50 volte più forte dell'eroina e 100 volte più della morfina. In alcuni Paesi viene utilizzato come trattamento antidolorifico per pazienti oncologici. Il suo abuso ha generato una grave crisi sanitaria, soprattutto negli Stati Uniti, dove è responsabile di una vera e propria epidemia di overdose. Non sorprende, dunque, che negli ultimi anni la sua produzione sia aumentata in modo esponenziale, con i cartelli della droga messicani che sembrano controllarne buona parte della distribuzione, importando i precursori chimici principalmente dalla Cina. L’attenzione della criminalità organizzata, in particolare quella messicana, è giustificata anche dal bassissimo costo di produzione, che ha reso il fentanyl una delle droghe più redditizie, oltre che tra le più letali. Nel tentativo di contrastare questa emergenza, le autorità internazionali stanno rafforzando sanzioni e restrizioni sui precursori chimici necessari alla produzione. Sono in aumento anche le operazioni antidroga: ai sequestri di altre sostanze stupefacenti si aggiungono, in misura sempre maggiore, quelli di fentanyl. Solo nel 2024, la quantità sequestrata ha superato le 10 tonnellate. Tuttavia, la lotta al fentanyl sembra essere solo all’inizio. Il suo commercio è già altamente strutturato, seguendo una logica tipica delle organizzazioni criminali che operano con metodi industriali e spietati.


Il business milionario del fentanyl

Al momento, il controllo del traffico di fentanyl sembra essere nelle mani dei due più potenti cartelli della droga messicani: quello di Sinaloa, storicamente guidato da El Chapo Guzmán, e il Jalisco Nueva Generación, suo acerrimo rivale. I profitti generati dalla produzione e dalla vendita di questa sostanza sono enormi. Secondo un rapporto della Drug Enforcement Administration (DEA), un chilogrammo di fentanyl puro, acquistato dalla Cina per circa 3.300-5.000 dollari, viene diluito dai cartelli messicani per ottenere tra 16 e 24 chilogrammi di prodotto finale. Il costo di produzione per chilogrammo è stimato tra 16mila e 17mila dollari, mentre il prezzo di vendita può raggiungere i 400mila dollari, con un ritorno sull’investimento di circa 20 volte. Alla fine del 2022, la Commissione del Senato degli Stati Uniti per la lotta al traffico di oppioidi sintetici ha stimato che “le entrate totali derivanti dalle esportazioni di fentanyl siano probabilmente comprese tra 700 milioni e 1 miliardo di dollari”, pur riconoscendo che il mercato complessivo delle droghe illegali - inclusi fentanyl, cocaina, metanfetamine, eroina e marijuana - supera i 100 miliardi di dollari all’anno.


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Le pillole blu 30-M

Cifre enormi, che evidenziano quanto le organizzazioni criminali siano prive di scrupoli. Alcuni studi condotti negli Stati Uniti - ha fatto sapere la DEA - hanno rilevato che una dose di 2 milligrammi di fentanyl è sufficiente per uccidere una persona. Eppure, i cartelli messicani hanno contraffatto milioni di pillole di ossicodone nella sua versione da 30 mg, creando le famose pillole blu 30-M: farmaci falsificati che imitano, appunto, l’ossicodone da 30 mg (Oxycodone M30), un potente oppioide utilizzato per il trattamento del dolore, ma che in realtà contengono fentanyl. Una circostanza che le rende estremamente pericolose.
Sempre secondo la DEA, circa il 60-70% delle pillole sequestrate contiene fentanyl in dosi altamente letali. Le morti causate dal suo utilizzo, soprattutto negli Stati Uniti, continuano ad aumentare, nonostante le campagne di sensibilizzazione e i controlli sempre più stringenti, con operazioni antidroga su scala internazionale. Viene da sé che quella del fentanyl sia un’emergenza difficile da contrastare, non solo per il suo impatto devastante, ma anche per le strategie adottate prima dai cartelli della droga e poi dagli spacciatori nella distribuzione sul mercato. In particolare, le pillole blu 30-M vengono spesso vendute sul dark web, pubblicizzate con nomi come “blues”, “dirty 30s” o “M30s”, il che ne rende ancora più difficile l’identificazione e la pericolosità. Secondo il Wilson Center, istituto di ricerca e analisi degli Stati Uniti, i precursori chimici che servono per produrre queste sostanze arrivano nei porti messicani - come quelli di Lázaro Cárdenas e Manzanillo - nascoste all’interno di carichi di merce perfettamente legale, come la frutta. Da lì vengono trasferite nei laboratori clandestini gestiti dai cartelli messicani vicino al confine con gli Stati Uniti. È in questi laboratori che il fentanyl viene prodotto in quantità enormi, prima di essere confezionato in polvere o sotto forma di pillole 30-M.


La questione canadese

Da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca, i rapporti degli Stati Uniti con diversi Paesi sembrano essere messi a dura prova. Fortunatamente, questa volta non a causa di conflitti militari che potrebbero degenerare in guerre nucleari, ma per uno scontro di natura commerciale. Al centro del dibattito internazionale, ampiamente trattato dai principali media, ci sono i dazi imposti su numerose merci, tra cui quelle provenienti dalla Cina. Tuttavia, le tensioni non si limitano all’ambito economico. Di recente, anche il Canada è finito nel mirino di Trump, che ha accusato il Paese di avere un ruolo sempre più rilevante nella produzione e nell’esportazione di fentanyl, aggravando ulteriormente le relazioni bilaterali. “Il fentanyl che arriva attraverso il Canada è enorme”, ha dichiarato Trump a fine gennaio, chiedendo a Ottawa di fermare il flusso di droga e l’ingresso di migranti privi di documenti negli Stati Uniti. Dal canto loro, i funzionari canadesi hanno a lungo minimizzato il ruolo del Paese nel commercio globale di questo mortale oppioide sintetico. Anche il primo ministro Justin Trudeau ha cercato di ridimensionare il problema, affermando che il traffico di droga dal Canada verso gli Stati Uniti non rappresenta un’emergenza. Tuttavia, sono state proprio le agenzie finanziarie e le forze dell’ordine canadesi a confermare che il Canada ha effettivamente un problema con il traffico di fentanyl. Hanno inoltre precisato che diversi gruppi criminali transnazionali, inclusi quelli legati ai cartelli messicani, producono droga in Canada ed esportano fentanyl anche verso gli Stati Uniti.


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Donald Trump © Imagoeconomica


Dal gioco d’azzardo alle criptovalute: così si riciclano i proventi illeciti

L'agenzia di intelligence finanziaria canadese, la FinTRAC, ha persino lanciato un allarme sul possibile utilizzo delle piattaforme di gioco d’azzardo online per il riciclaggio di denaro proveniente dal traffico di fentanyl. Secondo un’analisi dell’agenzia - riportata dal quotidiano canadese “National Post” - i trafficanti depositano e prelevano fondi dai casinò digitali, facendo apparire il denaro come vincite legittime. Un metodo che rende più difficile individuare i flussi illeciti. Dall’indagine, condotta su circa 5mila segnalazioni di transazioni sospette tra il 2020 e il 2023, è emerso che gran parte di queste operazioni riguardava la distribuzione interna di oppioidi sintetici in Canada. Anche in questo caso - ha precisato l’intelligence canadese - sono state individuate importazioni sospette di precursori chimici provenienti principalmente dalla Cina e, in misura minore, dall’India, destinati alla produzione di fentanyl e di altre droghe sintetiche. Inoltre, la FinTRAC ha spiegato che il riciclaggio dei proventi del traffico di droga avviene spesso tramite trasferimenti di denaro verso giurisdizioni ad alto rischio, tra cui alcune province della Cina e dell’Europa orientale, come l’Ucraina e i Paesi baltici. Oppure, per eludere i controlli, il denaro viene fatto transitare attraverso intermediari situati tra Singapore e Hong Kong. Sempre secondo l’intelligence canadese, le operazioni di riciclaggio e traffico di oppioidi, come il fentanyl, sembrano concentrarsi soprattutto in alcune grandi città del Canada, tra cui Vancouver, da dove la droga si diffonde successivamente verso l’entroterra. Mentre, alcune zone come quella di Toronto e la provincia dell’Ontario meridionale fungono da centri di smistamento sia per altre regioni del Paese sia per l'export internazionale.


Trump, i dazi e il traffico di fentanyl

Tornando alla strategia di Donald Trump, il tycoon non solo ha denunciato l'afflusso significativo di fentanyl dal Canada verso gli Stati Uniti, ma ha anche avvertito che, se Ottawa non adotterà misure efficaci, imporrà tariffe doganali come ritorsione. Nel frattempo, le forze dell'ordine canadesi hanno intensificato le operazioni contro i superlaboratori di fentanyl presenti sul territorio. Un caso eclatante - riportato anche dal “Wall Street Journal” - riguarda il sequestro di un laboratorio clandestino nella Columbia Britannica, dove la polizia ha trovato centinaia di chili di fentanyl, metanfetamine ed ecstasy, oltre a un arsenale di armi da fuoco, esplosivi e ingenti somme di denaro contante. Secondo gli investigatori, il laboratorio aveva una capacità produttiva sufficiente per generare oltre 95 milioni di dosi letali di fentanyl. Inoltre, le scorte di precursori chimici indicavano un livello di sofisticazione senza precedenti. Altri sequestri simili sono avvenuti a Toronto e Montréal, ulteriore conferma di come la produzione di fentanyl in Canada sia ormai un fenomeno diffuso e ben organizzato.

Realizzazione grafica by Paolo Bassani

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